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Metà pesce, metà quadrupede: ecco
Tiktaalik
di Pietro Greco
La conquista della terra avvenne nel Devoniano, circa 375
milioni di anni fa. E non fu un'impresa facile. Vi riuscirono
degli alieni proveniente dal pianeta acqua. Con una certa
fatica, perché impiegarono oltre sessanta milioni di anni per
portare l'impresa a compimento. Ma infine quell'ambiente
ostile fu domato. E oggi le terre emerse ospitano oltre l'80%
delle specie animali conosciute. Con due diversi articoli
pubblicati su "Nature" tre ricercatori americani - Neil
Shubin, Edward Daeschler e Farish Jenkins - hanno annunciato
la scoperta di Tiktaalik roseae, presumibilmente
l'alieno che è sbarcato per primo sulla terra e l'ha
conquistata.
Si tratta di un animale metà pesce e metà
coccodrillo apparso nel delta di un grande fiume che nel
Devoniano si trovava ai tropici e oggi, a causa della deriva
dei continenti, ha i suoi resti nelle isole Ellesmere, nella
parte artica del Canada. Tiktaalik era un grosso animale, con
una lunghezza variabile tra gli 1,2 e i 2,7 metri, dalla coda
possente e dai denti affilatissimi. Un predatore, adattatosi a
vivere tra le acque calde e basse di un fiume e gli arenili
che lo circondano. Aveva la mascella, le pinne e la scaglie di
un pesce. Ma il cranio, il collo e le costole di un tipico
animale terrestre a quattro zampe. E ha un abbozzo di arti,
diversi ormai dalle pinne dei pesci e simili ormai a quelle
che avranno gli animali terrestri. Tecnicamente Tiktaalik è un
anello di congiunzione. L'anello di congiunzione tra i
Panderichthys, dei grossi pesci predatori vissuti
circa 385 milioni di anni fa e gli Acanthostega, dei
tetrapodi simili a coccodrilli vissuti 365 milioni di anni. I
tetrapodi, come dice il nome, sono quegli animali vertebrati a
quattro zampe da cui nasceranno gli anfibi, i rettili e poi
gli uccelli, i mammiferi.
Ma, con una metafora che è
un po' di più di una metafora, abbiamo detto che Tiktaalik è
un alieno, proveniente dal pianeta acqua, finalmente sbarcato
sulla terra asciutta. Un animale che ha compiuto un'impresa
niente affatto facile. Un'impresa che in 200 milioni di anni
non era riuscita a nessun animale prima di lui e che nei 375
milioni di anni è riuscita a pochissimi: solo i membri di tre
su decine di phila di animali esistenti sono riusciti a
trasmigrare dalle acque alla terra. D'altra parte anche
l'impresa inversa non è semplice: tra le 800.000 specie di
insetti esistenti, solo una vive in acqua. Perché? Perché
l'ambiente acquatico e l'ambiente terrestre sono molto
diversi. E adattarsi non è semplice. Per primi ci sono
riusciti i batteri. Poi le piante. Gli animali che hanno
lasciato l'acqua e hanno colonizzato la terra sono arrivati
per ultimi, perché la loro complessità li rendeva molto meno
adatti a trasmigrare in ambienti ostili. Gli animali hanno
dovuto subire grandi mutamenti per poter sbarcare sulla terra.
In primo luogo hanno dovuto radicalmente modificare una serie
di apparati. Il sistema respiratorio, naturalmente, perché
sulla terra devono assumere direttamente ossigeno dall'aria.
Ma anche il sistema escretorio, perché gli animali che vivono
in modo permanente sulla terra devono eliminare i prodotti
finali del metabolismo in modo tale da ridurre al minimo la
perdita di acqua. E, infine, gli organi di senso. Sulla terra
c'è molto più bisogno che non in acqua di organi di senso come
la vista e l'udito efficaci a lunga distanza. Inoltre gli
animali terrestri devono essere capaci di sopravvivere in un
ambiente secco, con rapide e ampie escursioni termiche. Come
ha scritto Ernst Mayr, uno dei più grandi biologi
evoluzionisti del XX secolo, c'è davvero un alto premio
selettivo che tende a favorire negli animali terrestri una
pelle spessa se non addirittura un'armatura.
Ma tutto
questo ha riguardato solo in maniera relativa Tiktaalik.
L'anello di congiunzione tra i pesci e i tetrapodi era
essenzialmente un anfibio e molti di quelli che abbiamo
indicato non sono problemi suoi, sono problemi per gli animali
(suoi discendenti) che si sono adattati a vivere in maniera
permanente sulle terre asciutte. Un grande problema adattativo
da risolvere, però, Tiktaalik lo ha avuto: il problema che
deriva dal fatto che l'aria ha una densità 800 volte inferiore
a quella dell'acqua. In mare una medusa vive agevolmente. In
aria collassa sotto il suo stesso peso. Ecco, ciò che ha
dovuto fare Tiktaalik per sbarcare sulla terra è «imparare» a
resistere alla forza di gravità e a non collassare sotto il
suo stesso peso.
Insomma, il primo degli anfibi ha dovuto sviluppare muscoli
possenti, soprattutto negli arti. È proprio questa capacità
che Tiktaalik ha mostrato agli studiosi che lo hanno cercato.
Ed è questo che rende la sua scoperta una pietra miliare nella
ricostruzione della storia evolutiva della vita nelle acque e
sulla terra.
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