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E’ una specie di orribile
creatura metà uomo e metà triglia che vive in un
acquario virtuale. Si chiama Seaman ed è il gioco per la
piattaforma Dreamcast della Sega più venduto in
Giappone. Cosa fa? Parla. E tanto. Soprattutto fa un
sacco di domande anche intime, impara 10mila risposte e
interagisce con il suo padrone. Ma sa essere dispettoso
e imbarazzante. E come il tamagotchi va curato e
accudito. Stavolta però muore lo stesso. Ma se gli avete
voluto bene lascerà in eredità i suoi
figli.
Insomma alla domanda del
pesce-mostriciattolo "hai la ragazza?" mai
E’ un impiccione, Seaman. Del suo
padrone vuole sapere tutto, anche quelli che non sono
proprio affari suoi. Può essere terribilmente
inquietante, il video-pesce intelligente: dà consigli
magari non richiesti e quando sente che la voce del padrone è triste,
ti puoi sentir dire "cosa c’è che non va?".
Sembra
simpatico. Ma è un’illusione: sei solo come un cane a
capodanno, hai voglia di una voce amica e Seaman-la-carogna ti stende con un seccato "oggi non mi
va di parlarti…". E se insisti lui insiste con un
"MMMmmmm…", come fanno i bambini scocciati. Vien voglia
di staccare la spina con un bel "tiè, brutto rospo
elettronico". Ma a volte è lui che si sente solo, e di
colpo nel silenzio lo si sente chiedere "c’è qualcuno
qui?". Odio-amore, come in tutti i rapporti sentimentali
che si rispettano. Comunque Seaman va accudito, perché deve
evolversi e anche riprodursi. Solo che stavolta i
programmatori hanno dato un tipico tocco
sadico-giapponese al gioco (gioco?): a differenza del
tamagotchi che poteva essere eterno, Seaman deve
comunque morire. Anche se super viziato e coccolato. Ma,
consolazione, ci lascerà la
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