Folco Quilici:
nume del mare
Quanti altri Cola Pesce?
Nelle leggende di Colapesce, di tanto in tanto si fa cenno al fatto che
Cola, per potersi spostare con più facilità, si facesse inghiottire da grossi
pesci. La cosa è comune in altre civiltà ed ha origini antiche, addirittura bibliche
Nel mondo classico Luciano di Samosata, in un racconto della sua
"Storia Vera", porta al paradosso la leggenda di Giona inghiottito dalla balena:
"Quando
fummo dentro (la balena), in un primo momento tutto ci parve coperto da una fitta tenebra,
perché non distinguevamo nulla; ma in seguito, poiché il mostro aprì la bocca, vedemmo
una immensa caverna, larga e profonda, sufficiente per contenere una città di diecimila
uomini. In mezzo ad essa giacevano piccoli pesci e molti altri animali fatti a pezzi, vele
di navi e ancore, ossa umane e mercanzie. Al centro cera una terra e dei colli che
risultavano, come mi parve, dallassestamento del limo che il bestione inghiottiva
insieme allacqua. Cera anche un bosco, alberi di ogni specie e ortaggi, e
tutto faceva pensare alla mano di un agricoltore. Quellisola poteva misurare tutto
intorno circa duecentoquaranta stadi e vi si potevano vedere anche uccelli marini,
gabbiani e alcioni, che facevano i loro nidi sugli alberi".
Il racconto continua con lo stesso fantastico ritmo:
"dopo cinque giorni di marcia i nostri eroi trovano un tempio dedicato a Poseidone,
quindi un vecchio e un giovinetto che stavano coltivando un orticello. Il vecchio racconta
che ci sono molti altri abitanti nel mostro e per giunta selvaggi e di aspetto mostruoso:
ad occidente, nella parte estrema del bosco, abitano i Taricani, dagli occhi di anguilla e
dal volto di gambero, gente battagliera, audace e crudele: dallaltra parte, sulla
destra, stanno i Tritonomendeti, nella parte superiore del corpo simili agli uomini, in
quella inferiore a pesci spada: e questi, forse, sono i meno ingiusti di tutti. Sulla
sinistra ci sono i Carinochiri e i Tinnocefali, che hanno fatto lega fra loro. Al centro
hanno stanza i Paguridi e i Psettopodi, esseri pugnaci e velocissimi. A oriente, verso la
bocca, cè una zona disabitata, perché battuta dalle onde del mare: questa zona
dice il vecchio la tengo io in fitto e pago ai Psettopodi un tributo annuo
di cinquecento ostriche: è questa, dunque, la terra che abitiamo".
Altre
notizie in La leggenda di Giona

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