La balena e luomo
Fra il silenzioso popolo dei pesci sera sparsa unondata di
panico.
La balena, sempre affamata, mieteva vittime a centinaia, a migliaia, senza curarsi
se si trattava di pesci bianchi o azzurri, di pesci piccoli o grossi. Aringhe, rombi,
tonni, naselli, sardine, merluzzi, sogliole, seppie, storioni... la balena mangiava tutto
quel che capitava a tiro, con quella sua boccaccia immensa, che si apriva come un forno
appena la preda era a sua portata.
Così in poco tempo il mare si spopolò.
I pochi pesci
sfuggiti per miracolo al massacro andarono a nascondersi negli abissi più
profondi, cercando di confondersi con le piante e con le rocce che tappezzavano il fondo,
trasalendo ad ogni movimento dellacqua, vivendo insomma nel terrore.
Intanto la
balena nuotava instancabile in cerca di cibo attraverso lOceano.
E un giorno simbatté in un naufrago: era un marinaio dalla lunga barba incolta, che si faceva
tranquillamente trasportare su una zattera a volontà del vento.
La balena digiunava da
tanto tempo, perciò avrebbe gradito qualsiasi preda, ma era la prima volta che vedeva un
uomo, perciò si fermo un attimo esitante di fronte a quello strano animale che non
conosceva. Poi la fame fu più forte della prudenza e, aperta la bocca enorme, inghiottì
in un colpo solo uomo e zattera.
Ma il naufrago, appena si trovò nellampio stomaco
della balena, cominciò a saltare, a picchiare contro le pareti della sua prigione, a fare
piroette; insomma tanto, fece che la balena si sentì profondamente infelice e desiderò
ardentemente di liberarsi di un ospite tanto turbolento.
Esci subito di qui e vattene per i fatti tuoi; ma non farti più vedere da me disse
con voce irosa, che risvegliò i pesci nei loro più profondi abissi.
- Andarmene? disse luomo, sporgendo la testa
fuori dal suo rifugio Non vedi
che tutto intorno non cè che acqua? Sei matta? Dove vuoi che vada! Qui mi trovo
bene; il locale è abbastanza spazioso, vi è un bel calduccio accogliente e non devo più
lottare contro i venti e le correnti. No, mia cara balena, ormai che ci sono ci resto; a
meno che tu non mi conduca sulla spiaggia natale.
La balena non aveva da scegliere: o soffrire le pene dellinferno con quellindiavolato uomo in
corpo, o accontentarlo. Fra i due mali scelse il minore.
Con un colpo di coda virò e si
diresse verso la terra natale del naufrago, nuotando più forte che poteva, perché non
vedeva lora di liberarsi da quellincomodo inquilino, che in quegli ultimi
tempi sembrava essere diventato anche più turbolento di prima.
Chi sa che cosa stava
macchinando?
La povera balena lo sentiva menar colpi terribili, agitarsi violentemente,
gridare parole che, per quanto aguzzasse gli orecchi, non riusciva ad afferrare.
La disgraziata
bestia non immaginava neppure lontanamente lo scherzo che luomo le stava preparando.
Egli infatti, con laiuto del coltello a serramanico che sera trovato in tasca,
tagliò la zattera in tante strisce, e con queste strisce formò una piccola grata
quadrata, che poi legò stretta con le proprie bretelle e incastrò nella gola della
balena. Dopo un lungo e tormentoso viaggio, la, balena infine approdo su una spiaggia.
- Eccoti giunto – disse, traendo un sospiro di sollievo.
Il marinaio si sporse fuori dalla bocca del cetaceo, perché voleva essere sicuro del fatto suo.
Riconobbe infatti la spiaggia, le dune, vide in lontananza spiccare contro il cielo
turchino il campanile del suo paese e allora, comprendendo di essere giunto a
destinazione, saltò sulla spiaggia e, senza una parola di ringraziamento per
lanimale a cui doveva il rimpatrio, si allontanò cantando. La balena, finalmente liberata da quel cibo indigesto, si voltò con un guizzo di gioia e si diresse
verso il largo, in cerca di vittime alquanto più docili. Ma, da quel giorno, la grata che
il marinaio le aveva messo in gola le impedì di mangiare pesci grossi e tanto meno
uomini; la povera bestia dovette accontentarsi di pesciolini piccoli, che soli potevano
passare attraverso i fori della grata. In tal modo fu punita la sua ingordigia.
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