Istituto Comprensivo San Francesco di Paola - Messina
I Miti dello Stretto raccontati dagli studenti, dal “Colosso” di Capo Peloro alla genesi della Falce
Egi il tuffatore
Nel IV sec. a.C. regnava a Siracusa il tiranno Dionigi il Giovane che un
giorno si recò, accompagnato dalla sua corte, nella città di Messina per
osservare da vicino il celebre e pauroso vortice di Cariddi di cui aveva
tanto sentito parlare.
Arrivato di fronte al terribile mostro, Dionigi afferrò una coppa d’oro
massiccio e la lanciò verso il vorticoso abisso. Quindi, rivolto ai
cortigiani che lo attorniavano, domandò loro chi avrebbe avuto l’audacia di
tuffarsi in mare per recuperarla: al coraggioso, il tiranno prometteva la
coppa in dono e numerosi ricchi regali.
Nessuno si mosse o profferì parola.
Soltanto un giovinetto, di nome Egi, si fece avanti, pronto ad affrontare
l’impegnativa prova non per bramosia di ricchezza, ma per amore della bella
Xantia, figlia del re, che stava dietro al trono. Senza esitazioni il
giovane si tuffò fendendo l’acqua, e, dopo che fu risucchiato dal potente
vortice, passò molto tempo senza risalire in superficie.
Già il tiranno dava disposizioni per il ritorno quando, un unico urlo degli
astanti fece volgere il volto di Dionisio verso il mare: il giovane era
emerso tenendo fra i denti la coppa d’oro e nuotava in direzione della
scogliera. Risalito il sentiero e deposta la coppa ai piedi del sovrano,
raccontò di aver visto figure mostruose, oscure e profonde caverne
rischiarate da una innaturale luce rossastra.
Aveva poi invocato l’aiuto di
Nettuno, proprio mentre un potente risucchio lo strappava dallo scoglio a
cui si era aggrappato, e, con la coppa ben stretta nella mano, veniva
proiettato dagli stessi gorghi verso la superficie.
Dionisio ascoltò con curiosità e interesse, ma, voleva andare ancora oltre e
promise in sposa la sua unica figlia e la successione al trono se Egi avesse
provato una seconda volta. Raccolse la coppa e la rilanciò nuovamente in
mare, poi, rivolto verso la figlia, le disse:
- Xantia, hai sentito quello
che ho detto. Dì ad Egi di tuffarsi nuovamente e tu sarai la sua
ricompensa
La ragazza si fece scura in volto, e, rivolta al padre,
rispose:
- Io ti obbedirò in tutto, ma, non chiedermi di compiere questo
sacrificio, Non amo Egi e il mio desiderio è quello di sposare un re o un
nobile, non di unirmi in matrimonio con un umile giovane, anche se di grande
coraggio e generosità.
Dionisio non nascose un gesto di stizza; pretendeva da tutti obbedienza e
che nessuno osasse discutere i suoi voleri, fosse anche del suo stesso
sangue.
Quello che aveva deciso doveva compiersi.
Egi guardò a lungo in silenzio il bel viso incollerito della principessa e
vi lesse anche tanto disprezzo per lui.
Poi si volse verso il mare e
nuovamente si tuffò, scomparendo nel mortale abbraccio di Cariddi.
Non vide
più la luce del sole.
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