Vescovo  marino
(Europa)

Nel 1581 in Polonia fu catturato (o così si dice) un mostro marino in figura di vescovo. 
Appena catturato, portato davanti al re, aveva fatto gesti per mostrare di voler tornare nel mare; riportato sulla riva si era immediatamente gettato in acqua.
La storia è narrata dai due naturalisti francesi Pierre Belon e Guillaume Rondelet; quest’ultimo pubblica anche un ritratto, sulla base del quale Heuvelmans emette, sia pur in forma molto dubitativa, l’ipotesi che il preteso vescovo fosse un esemplare di quello strano calamaro gigante coperto di scaglie, scoperto solo nel 1895, e denominato scientificamente Lepidoteuthis Grimaldii.
Anche questo avvenimento, come la presunta cattura del MONACO MARINO, suscitò un interesse che supera ampiamente quello della rigorosa ricerca scientifica.
L'episodio, col tempo, si amplia, trova posto nei libri di Emblemi, e nei fogli scandalistici del tempo.
Ecco come la medesima storia viene raccontata, dopo neanche un secolo dal resoconto di Rondelet, in un’opera, tra l’altro, di pretese scientifiche, come l’Hydrogrphie di Pierre Fournier, del 1643:
"Nel mar Baltico, verso le coste della Polonia e della Prussia, fu preso verso l’anno 1488 [anche questa imprecisione di data testimonia della leggerezza del pur dotto Padre] un uomo marino che aveva interamente la figura di un vescovo, con la mitra in testa e una croce in mano, con tutti gli ornamenti che usualmente i Vescovi usano per celebrare la Santa Messa; anche la pianeta si sollevava bene sul davanti e sul dietro fino alle ginocchia; egli permise che molti lo toccassero, soprattutto i Vescovi di quei luoghi, ai quali testimoniò a gesti il suo rispetto, mostrando di capire ciò che si diceva, pur non parlando affatto.
Il re voleva farlo rinchiudere in una torre, ma egli fece capire che la cosa non gli era gradita e, i Vescovi avendo pregato il re di lasciarlo ritornare in mare, li ringraziò a gesti [...] essendo poi entrato in mare fino all’ombelico, dopo aver salutato i Vescovi e la folla accorsa, dette la sua benedizione con un segno di croce, e si tuffò in acqua senza più riapparire"
.

Questa medesima versione della storia figura anche negli Annali Ecclesiastici.
Heuvelmans, ironico, commenta:
- Fortuna che non arrivarono a canonizzare il calamaro!.

Bisogna ricordare che secondo Carlo Labia (la notizia è contenuta nel libro Le Imprese Pastorali) altri mostri insigniti delle insegne vescovili furono pescati in Norvegia, a Elpach (nel 1521) e a Genova.

 

 

  

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