Gianni Argurio
Gianni Argurio è un cantastorie siciliano d'oggi, novello trovatore, che ha
rivisitato e reinterpretato, secondo canoni di autenticità e verità, i canti più
suggestivi e delicati della nostra Sicilia.
E' lo speleologo più che l'archeologo, dell'anima antica dell'isola:
delle sue favole, dei suoi impulsi generosi, della sua ardente passione, dei
suoi accorati canti che sanno di storia dolorosa e tutt'ora dolente, di
oppressione irriducibile, di vibrante rimpianto, d'immolazione suprema in nome
dell'amore e dell'onore ma anche di ribellione, di
fierezza, di vitalità, di gioia prorompente.
Basta un abbozzo di motivo, colto sulla bocca sdentata di un vecchio contadino
dell'interno dell'isola, una ninna‑nanna tramandata da madre in figlia, perché
Gianni Argurio, nel pieno rispetto della tradizione, ne tragga una cantata.
Gli è accaduto un giorno all'estero, quando trovatosi in mezzo a minatori
siciliani, colà emigrati, ne ha ascoltato gli amari accenti: ha sentito con gli
sfortunati connazionali il rimpianto farsi carne martoriata e sanguinante.
Sono così nati
i tristi accordi di una martellante nenia che tamburella sul cuore:
Avia vint'anni e partia, lassai a me' matri e la terra mia, avia l'amuri,
Maria, pirdia la vita, pirdia"
Gianni Argurio canta
"a la carrittera",
cioè con voce schietta e libera, che par di sentire echeggiare nelle valli
innevate di odorosi fiori di mandorlo e d'arancio, ròride d'una pioggia cheta ed
effimera.
|