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Il  trionfo del tempo

Vista da Forza d'Agrò - ME

Prima che le nostre vite si dividano per sempre,
mentre il tempo è con noi e le mani sono libere,
(tempo, rapido a legare e rapido a sciogliere
mano da mano, a noi qui in riva al mare)
non dirò le parole che direbbe un uomo
poiché tramonta in un giorno l'amore della sua vita;
ché mai questo sarebbe potuto accadere; né mai,
anche se gli dei e gli anni si placassero, accadrà.
Vale una lacrima, vale un'ora
pensare alle cose del tutto consumate?
alla buccia senza frutto e al fiore fuggitivo,
al sogno passato e all'azione incompiuta?
Sebbene la gioia sia finita e vano sia il dolore,
il tempo non ci dividerà interamente in due;
la terra non si guasta per un solo acquazzone;
ma la pioggia ha rovinato il grano non cresciuto.
Non nascerà di nuovo il frutto del mio cuore,
battuto dai raggi del sole, rovinato dalla pioggia.
Cantando le stagioni si separano e se ne vanno,
estate e inverno se ne vanno una alla volta.
Non crescerà di nuovo, è rovinato alla radice,
il bocciolo di sangue, il frutto rosso scuro;
sebbene il cuore si ammali, le labbra bruciano ancora,
con il torbido sapore del dolore che avvelena.
A nessuno ho mai dato da mangiare il mio frutto;
ho pestato l'uva, ne ho bevuto il vino.
Se tu avessi mangiato e bevuto e trovato dolce,
questa nuova crescita di grano e di vite,
questo pane e vino senza feccia né lievito,
saremmo divenuti simili a dei, a dei del cielo,
anime belle da guardare, soavi da salutare,
un solo splendido spirito, l'anima tua e la mia.
Nel mutare degli anni, nell'avvolgersi delle cose,
nel clamore e rumore della vita futura,
noi bevendo amore alle sorgenti più lontane,
al riparo dell'amore come al riparo di un albero,
saremmo divenuti simili a dei, a dei lassù
dal cuore alle labbra pieni d'amore,
stretti nella sua mano, nella calda veste delle sue ali,
o amore, mio amore, se tu mi avessi amato!
Fermi come stelle saremmo stati, e ci saremmo mossi
come si muove la luna, amorosa del mondo; avremmo visto
il dolore scomparire come cosa confutata,
la morte consumarsi come cosa oscena.
Metà uguali di un cuore perfetto, un anima
stretta all'altra dinanzi al cadere degli anni;
se tu una volta mi avessi amato, e non hai amato;
se la sorte fosse stata buona con noi, e non lo è stata.
I giorni e i sogni mi sono tolto dalla mente,
giorni finiti, giorni consumati.
Per quanto cerchiamo nella vita, certo troviamo
che per noi ora non ce n'è uno chiaro.
Ma chiare sono queste cose; l'erba e la sabbia,
dove a perdita d'occhio, sempre presenti,
con le labbra tutte aperte e la faccia cieca bruciata,
le margherite marine, vigorose, banchettano di sole.
Le basse alture declinano verso il mare; il ruscello,
una sola esile vena senza battito,
rapido e vivido e muto come un sogno,
si fa strada verso il basso, esausto di sole e pioggia;
il vento non è rude con i rari fiori rigogliosi;
il mare soave, madre di amori e di ore,
rabbrividisce e risplende al brillare dei venti grigi,
Cangiando il suo sorriso in fuggitivo dolore.
Madre di amori rapidi a svanire,
Madre di venti e ore mutevoli.
Madre sterile, madre-vergine,
Nitida e fredda come i suoi esili fiori di sale.
Vorrei che noi due fossimo come lei,
Perduti nella notte e nella luce del mare,
Dove deboli suoni esitano e pallidi raggi avanzano a fatica,
Si spezzano, e sono spezzati, e sparsi in cascate.

Gli amori e le ore della vita di un uomo,
Sono rapidi e tristi, essendo nati dal mare.
Ore che gioiscono e rimpiangono per un poco,
Nate col respiro dell'uomo, come lui mortali;
Amori che si perdono prima di essere nati,
Erbe dell'onda, senza frutti sulla terra.
Io perdo quello che bramo, salvo quello che posso,
Amore mio, amore mio, e per me niente amore!
Non è molto quanto può salvare un uomo
Sulle sabbie della vita, negli stretti del tempo,
Che nuota in vista della terza grande ondata
Che mai nuotatore potrà traversare o risalire.
Qualche oggetto rigettato con relitti dispersi
Che la bassa marea mostra alla riva e alle stelle;
Alghe dall'acqua, erba da un tomba,
Un bocciolo spezzato, un verso sciupato.
Nessun uomo per tuo amore farà mai, credo,
Quanto avrei fatto io per la minima parola detta.
Avrei spremuto la vita per darla a bere alle tue labbra,
L'avrei spezzata per il tuo pane quotidiano :
Corpo per corpo e sangue per sangue,
Come il flusso colmo del mare sollevatosi per inondare
Che anela e trema prima di sprofondare,
Avrei dato, e per te sarei morto contento.
Si, il fiore della speranza ed i suoi frutti,
La pienezza del tempo ed i suoi doni,
Certo ti avrei dato, e la vita per giunta,
Se soltanto una volta per un'ora fossimo stati una cosa sola.
Ma ora, tu sei metà, tu sei spaccata in due,
Carne della sua carne, ma cuore del mio cuore;
E profonda in uno è la radice amara.
E dolce per uno è il fiore della vita.
Per te morire, se solo, lo volevi, restare avvinto
Alla mia vita, se lo comandavi, recitare la mia parte
Come ti piaceva...erano questi i pensieri che ferivano,
I sogni che colpivano con un dardo più appuntito
Delle frecce d'amore o delle saette della morte;
Questi erano come fuoco, polvere o respiro,
O schiuma velenosa sulla tenera lingua
Delle piccole serpi che mi rodevano il cuore.

Oggi vorrei che insieme fossimo morti,
Persi di vista, nascosti agli occhi lontano,
Abbracciati e vestiti dell'argilla crepata,
Fuori della via del mondo, fuori della luce,
Fuori dall'età della stagione terrena,
Dimenticati da tutti quanti gli uomini,
Come i primi morti del mondo, interamente aboliti,
Tutt'uno con la morte, ricolmi di notte.
Come saremmo addormentati, sprofondati nel sonno,
Lontano nelle tenebre con i sogni e le rugiade!
E nel sogno, cresceremmo l'uno per l'altro, e piangeremmo,
Rideremmo ,piano, vivremmo sommessi, sussurrando e meditando;
Si, e forse, trafitti dal sogno,
Sentiremmo la polvere ravvivarsi e tremare, e sembrare
Viva come un tempo alle labbra, e balzare
Uno spirito verso l'altro come usano gli amanti.
Sogni malati e tristi di una splendida gioia;
A che serve, infatti, quando gli uomini sono morti
Aver sognato, avere amato con tutta la forza dell'anima,
Aver cercato il giorno quando già era fuggito?
Sia quel che sia, una sola cosa importa,
Aver posseduto un magnifico amore nella vita sulla terra :
Aver tenuto l'amore al sicuro finché il giorno non fu notte,
Quando i cieli erano colorati e le labbra erano rosse.
Ti perderei ora? ti perderei allora,
Se ti perdo ora che il mio cuore ne ha bisogno?
E sia quello che sia ma gli uomini dopo la morte,
Quale cosa che valga questa genereranno i morti anni ?
Persa la vita, perdo tutto; ma almeno io so,
O dolce vita d'amore, per averti tanto amata,
Se ti avessi posseduta sulla terra, non ti perderei di nuovo,
Nè in morte né in vita, né in sogno né in veglia.
Si, lo so bene : se un giorno fossi stata mia,
Mia nel pulsare del sangue, mia nel respiro,
Sciolta in me come il miele nel vino,
Non il tempo, che dice e nega,
Né tutte le cose forti ci avrebbero diviso allora;
Non l'ira degli dei, non la saggezza degli uomini,
Non tutte le cose terrene, non tutte quelle divine,
Non gioia né dolore, non la vita né la morte.
Sarei divenuto puro come l'alba e la rugiada,
Saresti divenuta forte come il sole o il mare.
Ma nessuno trionfa per tutta una vita :
Poiché la morte è una, e le parche sono tre.
Alla porta della vita, presso l'entrata del respiro,
Cose peggiori della morte aspettano l'uomo;
La morte non potrebbe separare la mia anima da te,
Come queste hanno separato la tua anima da me.
Ti sei legata alla sorte che ti hanno inviato,
Una vita dolce come il profumo e pura come la preghiera.
Ma non te ne pentirai un giorno in cielo?
Ti allieteranno interamente, i giorni che furono?
Alzerai gli occhi, tra tristezza e felicità,
Per incontrare i miei e vedere dov'è il grande amore,
E temerai e ti volgerai e sarai mutata? Accontentati;
La porta è angusta; io non vi sarò.
Ma tu, avessi tu scelto, avessi teso la mano,
Avessi visto buona la cosa da farsi,
Anch'io sarei stato con le anime che stanno
Alla vista del sole, vestite della luce del sole;
Ma chi mai sulla terra si cura della mia vita?
Qualcosa han lasciato da dare gli alti dei,
Tranne polvere e lauro e oro e sabbia?
Ottimi doni, ma io non li voglio.
O voi begli amanti sparsi nel mondo,
Nessuno di voi, nessuno, mi darà conforto.
I miei pensieri sono cose morte, naufragate
E turbinate negli abissi del mare;
Eppure, nel rumore e nella stretta della corrente,
Nelle spire e nel furore, brillano in sogno,
Le belle labbra lucenti così crudelmente piegate,
E gli strani occhi saettanti dov'è libera l'anima.
Libera, spietata, tenuta lontana dal dolore,
Ignara; bella come belli sono gli occhi.
Vorrei io farti mutare, ora, mutare a un cenno,
Stupita e ferita, desta e colpevole?
Si, se lo potessi, vorrei io farti vedere
Quel mio amore per te che mi riempie,
Farti conoscere nel vivo la mia anima, com'io conosco
L'apparizione della tua gola e dei tuoi capelli?

Minissale - Messina

Io non ti muterò. No, anche se lo potessi,
Muterei la mia dolce unica amata con una parola?
Piuttosto vorrei che la tua chioma mutasse in una notte,
Splendente ora come solo le piume di un lucente uccello nero;
Che il tuo viso venisse meno, finisse, divenisse grigio,
Morisse come una foglia che muore in un giorno.
Io terrò la mia anima in un luogo nascosto,
Lontano, ove non se ne oda il battito.
Lontano si muove, in un fosco spazio ventoso,
Dove risuona il dolore degli anni.
Ho tessuto un velo per il viso piangente,
Le cui labbra hanno bevuto il vino delle lacrime;
Ho trovato una strada per i piedi incerti,
Un luogo dove sonno e dolore s'incontrino;
Nessun rumore è in quel luogo,
Né luce, né alcuno che oda o veda.
Ho nascosto la mia anima a tutti, dicendo
«Che nessuno abbia pietà di te, nessuno
Consoli il tuo pianto : guarda, sei morta,
Giaci quieta, ora, al sicuro della vista del sole.
Non ti ho innalzato una tomba, e nessuno su te
La tua veste sepolcrale di dolorosa meditazione,
Con versi composti dolcemente e lacrime non versate,
E dolci visioni luminose di cose incompiute?
«Io ti ho dato indumenti e balsamo e mirra,
E oro, e preziosi oggetti tombali.
Ma tu, sta in pace ora, non agitarti;
Non è la tua tomba degna di re?
Non ti affliggere per quanto sia dolorosa la fine;
Dormi sii paziente, non tormentarmi più.
Dormi; cosa ha a che fare con lei ?
Gli occhi che piangono con la bocca che canta?
Dove le rosse foglie morte degli anni giacciono a marcire,
I vecchi freddi crimini e le azioni gettate via,
I malconcepiti e i malgenerati, vorrei trovare
Un peccato da commettere prima di morire,
Che mi dissolva e mi distrugga completamente,
Che ti porti più in alto nei cieli, ti serva
E ti lasci felice, una volta ch'io sia, come un morto
Uscito dalla memoria, del tutto dimenticato.

Le tue mani affusolate mi attirano, il tuo viso in me brucia,
Sono rapido a seguirti, bramoso di vedere;
Ma all'amore manca il potere di redimermi o di distruggermi;
Quale sono stato, so che sarò sempre;
«Che dovrebbero fare quelli come me?» No,
Peggiore sarebbe il mio ruolo se scegliessi di recitare;
Perché il peggio dopo tutto, è questo; se mi conoscessero,
Nemmeno un'anima sulla terra avrebbe pietà di me.
E io recito non per pietà di loro; ma tu,
Se tu vedessi con l'anima quale uomo sia,
Mi loderesti almeno perchè tutta l'anima mia
Si è avvinta a te, odiando le vite false;
Le anime e le labbra che si comprano e si vendono,
I sorrisi argentei e i baci dorati,
L'amore del cagnolino che mastica uggiolando
I piccoli amanti che maledicono e gridano.
Vi sono donne più belle, sento dire; può darsi;
Tranne me, che ti amo e ti trovo bella,
Che sei più che bella ai miei occhi se le altre lo sono,
Lo sanno gli alti dei o i grandi dei se ne curano?
Anche se nel mio cuore vi fossero non una, ma sette spade,
Dovrebbe la ferrea cavità del dubbio del cielo,
Che non sa neppure se sia notte o giorno,
Echeggiare le parole di una sciocca preghiera?
Io ritornerò alla grande dolce madre,
Madre e amante del uomini, il mare.
Io scenderò da lei, io e nessun altro,
Vicinissimo a lei, la bacerò, mi fonderò con lei;
Mi stringerò a lei, lotterò con lei, la terrò stretta:
O bianca madre bellissima, in giorni tanto lontani
Nata senza sorella, nata senza fratello,
Rendi libera la mia anima come libera è la tua.
O madre mia bellissima cinta di verde,
Mare, nelle tue vesti di sole e di pioggia,
I tuoi lunghi dolci baci sono forti come il vino,
I tuoi vasti amplessi sono acuti come il dolore.
Salvami e nascondimi con tutte le tue onde,
Trova per me una tomba tra le tue mille tombe,
Quelle tue pure tombe popolose
Costruite senza mani in un mondo senza macchia.
Dormirò, e navigherò con le navi che navigano,
Muterò al mutare dei venti, virerò con la marea;
Le mie labbra banchetteranno con la spuma delle tue,
Mi leverò al tuo levarti, con te mi calmerò;
Dormirò, e non saprò se ella sia, se ella sia stata,
Ricolma di vita fino agli occhi e ai capelli,
Come una rosa è colma fino alla punta dei petali
Della splendida estate, del profumo e del rigoglio.
La veste intessuta di notti e di giorni,
Una volta gettata e districata da me,
Nudo e felice me ne andrei per le tue vie,
Vivo e conscio delle tue vie e di te;
Liberato dal mondo intero, nascosto in casa,
Rivestito del verde e coronato di spuma,
Battito della vita dei tuoi stretti e delle tue baie,
Vena nel cuore delle correnti del mare.
Bellissima madre, nutrita della vita degli uomini,
Sei astuta e crudele di cuore, dicono gli uomini.
Tu prendi, e non restituisci;
Sei piena dei tuoi morti e fredda come loro.
Ma la morte è quanto di peggio venga da te;
Tu ti nutri dei nostri morti, o madre, o mare,
Ma quando ti sei nitrita dei nostri cuori? o quando,
Donato il tuo amore, l'hai ripreso?
O cuor tenero, o amante perfetta,
Hai labbra amare ma dolce è il tuo cuore.
Le speranze che fanno male e i sogni che opprimono,
Non svaniranno via per sempre?
Ma tu, tu sei sicura, sei più antica della terra;
Tu sei forte per la morte e fertile di nascite;
Le tue profondità nascondono e i tuoi vortici svelano;
Dal principio tu fosti; alla fine tu sei.
E il dolore non durerà per sempre, io lo so.
Ciò sarà come le cose che non sono;
Noi vivremo stagioni di sole e di neve,
E nessuna sarà penosa come questa per me.
Come chi ode in uno stato di trance, sentiremo,
La musica del tempo, le rime degli anni;
Naufragi di speranze e sofferenze di passione diverranno
Tenere cose di un mare primaverile.

Messina - Chiesa di Montalto

Frutto marino che oscilla nel fischiare delle onde,
Oro e porpora e anelli principeschi sommersi.
E tutto il tempo passato, è stato tutto per questo?
Tempi indimenticati e tesori di cose?
Anni veloci di piaceri e di lunghe dolci risa,
Che nulla sapevano degli anni a venire
Finchè amore non si destò, il cuore percosso da un bacio,
Con le labbra tremanti e trascinando le ali?
Viveva in Francia un tempo un cantore
Sul liscio e doloroso mare interno.
In una terra di sabbia e di rovine d'oro
Rifulgeva una donna, lei soltanto.
Vedendo che la vita per amore di lei veniva meno,
Desideroso di vederla, fece alzare la vela,
Toccò terra e la vide mentre si spegneva la vita,
E vedendola ringraziò Dio, e così morì.
Morì, ringraziando Dio per il dono e la grazia :
Poi che ella in pianti si piegò su di lui e disse
«Vivi»; e le lacrime di lei si sparsero sul suo viso
E insieme vita si sparse sul suo viso.
Le caddero lacrime pungenti tra i capelli e ferirono
Una sola volta, le sue labbra strette premettero
Una sola volta, e si fusero con le sue per un momento;
E si ritrassero,e lui era morto.
O fratello, gli dei sono stati buoni con te.
Dormi e sii lieto mentre il mondo soffre.
Sii ben contento nel consumersi degli anni;
Rendi grazie per la vita, gli amori, gli allettamenti;
Rendi grazie per la vita, fratello, e per la morte,
Per l'ultimo suono dolce dei suoi passi, del suo respiro,
Per i doni che ti dette, pietosi e rari,
Lacrime e baci, quella tua donna.
Riposa e sii contento degli dei; ma io,
Come lodarli, o come trovare riposo?
Non c'è posto sotto il grande cielo
Per me che non conosco più il meglio o il peggio,
Il sogno o il desiderio dei giorni andati,
Le cose soavi e le amarezze.
A me non verrà amore anche se muoio,
Come a te venne, petto contro petto.
Mai più sarò amico delle rose;
Odierò le dolci melodie, dove una nota più forte
Si attenua e si ritrae, e sale su e si spegne,
Come un'onda del mare rovesciata dal canto.
Vi è musica dove la gioia dell'anima si accende,
Faccia a faccia con il suo desiderio;
Gioia che si ribella, desiderio che si riposa;
Io odierò la musica soave per tutta la vita.
Il pulsare della guerra e la passione dello stupore.
I cieli che sussurrano, i suoni che splendono,
Le stelle che cantano e gli amori che tuonano,
La musica che brucia il cuore come il vino,
Un arcangelo armato le cui mani destano
Tutti i sensi mescolati nella coppa dello spirito
Finchè la carne e lo spirito sono infuocati e fusi...
Tutto questo è finito, e più non mi appartiene.
Era questo parte di una musica che sentii suonare
Una volta, prima che amore e cuore fossero in guerra;
Amore che canta e ha ali come gli uccelli,
Balsamo della ferita e strazio del coltello.
Più bello della terra è il mare, e il sonno
Del vegliare di occhi che piangono,
Ora il tempo ha finito con quella sua dolce parola,
Vino e lievito della vita gentile.
Seguirò la mia strada percorrerò il mio cammino,
Riempirò i giorni del mio quotidiano respiro
Con cose fuggevoli di cui non serve far tesoro,
Farò come fa il mondo, dirò quello che dice;
Ma se noi ci fossimo amati - mia cara,
Se tu avessi sentito, steso sotto le palme dei piedi,
Il cuore del mio cuore battere più forte del piacere
Sentendo che lo calpestavi fino a farne polvere, fino alla morte...
Ah, non avrei accettato la mia vita e dato
Tutto quello che dà la vita e concedono gli anni,
Il vino e il miele, il balsamo e il lievito,
I sogni levati in alto e le speranze cadute in basso ?
Vieni vita, vieni morte, non si dice una parola;
Dovrei perderti vivendo, e morto tormentarti?
Mai te lo dirò sulla terra; e in cielo
Se allora ti griderò, tu udrai o saprai?

 

Algernon Charles Swinburne
Poesie e ballate
1863

   

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