Mi scosto
Divampo in pozza di pioggia.
In essa vedo la cecità del mondo: la mia figura riflessa.
Sempre uguale.
Sempre muta e fine a se stessa.
Chi direbbe che sopra,
a lato, nell’interno mio
contiene sconfini di tue stagioni.
Genuflesso al tuo petto
mi accorgo che pulsi diversamente da me
e mi scosto per farti danzare in colata lavica.
Belfagor
Paolo Facchin
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