Francesco,
il tuffatore dello Stretto
Mentre
Cola perde un fratello, Scilla gliene trova un altro.
Il primo era fratello di sangue e di silenzi pieni di attese; il secondo,
Francesco, è fratello di mare; lo stesso mare che Cola respira.
Francesco ha cuore e anima pervasi dalla malia dello stretto.
Si sente egli stesso mare e silenzioso
turbamento blu.
Soggiace con sapido piacere all'attrazione incondizionata di andare verso un
mondo denso, fatto d'acqua e di sale e sprofondato nella notte.
Pure lui, si
tuffa verso l'ignoto, dove l'attesa diventa sovrana, ma ha l'occhio attento
e pronto ad accogliere nuove meraviglie.
Come un paladino, perdutosi nelle tradizioni di queste terre
assolate e ingrate, combatte contro i predoni dello
stretto e sogna. Sogna,
come ogni amico di Cola, che venga un giorno in cui l'uomo ritrovi il mare e
che ritrovandolo lo consideri vera fonte di rigogliosa
biodiversità.
Vuole con determinazione che i suoi figli e figli dei suoi figli e i figli
di tutti possano vivere, ancora, la struggente e intima bellezza dello
Stretto, godendo delle emozioni che
gli incredibili suoi abitatori regalano a chi sa
veramente amare il mare.
Ogni volta che si tuffa, attende con fiducia le creature
marine e si affratella ad esse con
umiltà, facendosi portavoce di loro tra gli umani.
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