Lia, thalassa
Lia
ha preso dal mare la parte migliore di se stessa e prova a raccontarla con
le parole che ha imparato fin qui.....
La sua faccia di marmo fuoriesce dall'onda e resta
incerta, sotto la luce dell'alba e del tramonto... la
luce cambia e poi regolarmente scompare e anche lei
scompare, riaffonda nel tepore dell'acqua che la copre interamente come una
madre gelosa.....
E' raro che il suo corpo emerga del tutto, i sogni stanno gił e anche
le mani lunghe e nervose del mare stanno gił... ma
quanta gente sta gił e quante cose! I velieri
ubriachi, le fontane d'alghe impietrite, i coralli pungenti come lucidi
coltelli rossi e bianchi dalla pelle d'angelo, i miti, gli eroi, le loro
voci, i loro occhi spalancati sugli eterni silenzi, occhi senza ombre, occhi
lucidi e tondi, senza ciglia, senza soluzioni di sereno riposo, sempre
all'erta, senza sonno......
Chi cerca il mare? Chi vuole thalassa scolpendo vulcani e terre
verdi?
In questo cerchio mediterraneo si celebra la tragedia di una vita limitata e
sotto il cerchio si recita la sua immortale esistenza.... Un
teatro di cui Cola sorregge lo scenario pił fragile, pił ardente, pił
dimenticato, l'isola di Lia...
e da qui che lei si apre
percorrendo le ruvide tele del proscenio immerso,
come thalassa che raccoglie Cola e lo culla con la musica roca della risacca
e con le parole che ha imparato fin qui.....
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