Il mare della Kala
Cerco di non badare al caldo,
alle lugubri mosche,
al lenzuolo che mi si appiccica addosso,
ma soprattutto cerco di non badare a quel silenzio.
Aghi di calce sbattono giá sui vetri della mia finestra
e giú la strada inizia a lievitare nel calore.
Tra qualche ora,
piccoli sbocchi di sangue la stremeranno
fino a cancellarla del tutto.
E le mosche continuano i mulinelli sul tetto.
Io guarderó il rubinetto di rame di casa antica,
guarderò, se ci riesco ancora, la casa.
E immaginerò il filo d’acqua stentato
scorrere senza forza né volontà…
“il y avait des jeux d’eaux magnifiques…
les rivières coulaient doucement
en l’embrassant toute entière….
cette ville heureuse…
et il y avait aussi la mer…”
Lo spazio interno odora del marciume del mare della Kala.
Un pesante soffio di putrefazione
simile al tonfo d’una canna d’organo,
precipita nel vasto silenzio della cattedrale…
a quest’ora…
E il porfido si anima di inquietanti sussurri e il sepolcro trema
E Sotèr si desta…
Adesso, qui,
in questa
città di navi all’ancora
in questo
porto infinito di rabbiose meduse di pastareale
adesso qui
può dirsi
iniziato il giorno.
Guarderò il mio viso allo specchio.
Un viso controvento
Come la pubblicità di una folle corsa
Una lamborghini che sfreccia verso il castello Utveggio,
sul monte Pellegrino
E alla guida mio padre e cinque ragazze dietro
a ridere e urlare
Cinque colombe allegre,
cinque meduse rabbiose profumate di vaniglia.
Le medicine di mio padre adesso
Mi lampeggiano le loro etichette colorate
come in una festa di paese
Dove c’è tanta allegria
Ma un piccolo cono di luce triste le investe,
poi bagna a tratti il mio corpo
E scompare.
Piccoli omini fedeli… cadono sconfitti davanti al mio sepolcro…
Puer Apuliae ha promesso una nuova crociata………