Quelle
cinque ore di processione sono l'annunciato arresto cardiaco della
grande città attorcigliata come sempre dentro al suo traffico maligno e
disordinato...
Arrivati
a borgo vecchio la musica forte tace e inizia la nenia che vuole
addormentare il Cristo morto,non nel sonno
atroce della croce ma nelle braccia dolci della madre che lo culla al
seno e gli bacia gli occhi e la fronte ferita...un bacio per ogni spina
che la trafigge a sangue... i fratelli che sorreggono la bara del Cristo
dondolano,abbracciandosi stretti, al suo ritmo lento come dondola il
petto della madre che addormenta il suo bambino...
In quella
sera appena buia i profumi dei fiori, il calore dei ceri, le impalpabili
esalazioni degli incensi...tutta la sensualità del dolore e del pianto
esaurisce la pena che abbiamo dentro il cuore e le lacrime che sentiamo
scendere sulle guance sono di liberazione... Il nero
fa da sfondo all'oro e ai colori sgargianti dei fiori di primavera.... I
fuochi delle candele accese si mortificano ancora sull'avanzato
pomeriggio di sole ma risplendono tremanti e fumose non appena il sole
cala e s'annega dentro al mare vicino...
Io sono
lì e ci resto nell'elaborazione del lutto primigenio, della perdita e
del dolore dell'abbandono...
Queste
processioni che vedono un innocente morto crocifisso, chiuso dentro alla
sua bara di vetro e una madre esangue seguire quella bara, mi sembrano
la catarsi dell'antico, tragico errore sul quale gira il mondo.... quel
"primo errore" che ci ha reso fragili e mortali agli occhi del
Creatore...
E poi
dopo il dolore arriva leggera dal mare tutto intorno la nostra salvezza,
la nostra consolazione grazie al sangue sparso in questi giorni sul
calvario, sulle stradine del porto, davanti alle nere chiese antiche del
centro storico...
La
promessa di rinascita si completa in ogni sua parte e si compone in una
figura angelica vasta e leggerissima che avvolge piano i palazzi, il
traffico, la folla e le bare e i santi tutti e perfino il pezzo più
aspro di dolore che c'è in noi....scompare