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La tonnara di Avola
Il capannone non era uno soltanto Era una fila di capannoni neri e alti Simili a cattedrali normanne che avevano smesso di costruire perché impauriti della loro stessa presenza
Architetti senza coraggio muratori pensosi sul ciglio del fosso immenso da dove le costruzioni si alzavano…
Algoritmi, preghiere, riflessioni lunghe… poi il silenzio totale e quella tonnara abbandonata mi riportava indietro nei secoli
Sentivo gli spruzzi freddi dell’acqua sul viso sulle mani…
E tu mi rassicuravi mi dicevi che gli ultimi mostri marini avevano lasciato la costa perché avevano smesso di sognare…
Ma io ancora risentivo l’urlo dei Rais e ancora risentivo il profumo aspro del sangue dei tonni intrappolati nell’ultima stanza mentre le cattedrali non finite tremavano intorno a me proiettando ombre lunghissime sull’angolo nero dello scoglio d’Avola
Lia Schiavo
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