La TV non era ancora stata inventata e Quark
non esisteva, ed io mi ricordo che da piccolo, sulle spiagge del litorale
dello Stretto, assieme ad altri coetanei, passavo parte del mio tempo libero
ad osservare, affascinato, le goffe manovre di una coppia di animaletti neri
che ormai purtroppo non si vedono più.
Si trattava dello scarabeo copofrago,
un grande lavoratore che prima trasformava in perfette sfere gli escrementi
che trovava abbandonati ed abbondanti sulla spiaggia, e poi, non disponendo
di altri mezzi di locomozione se non delle proprie zampe, tentava di
trascinare le sfere che sotterrava infine in un posto sicuro in modo da
poterle utilizzare come riserva alimentare in tempi di magra.
Lo
scarabeo lavorava sempre in coppia e la coppia utilizzava stranamente la
coppia (doppia ripetizione inevitabile)
di zampe posteriori per far rotolare le palline, forse per tenere lontano il
naso, vista la natura del trasporto.
Le palline poi si andavano ricoprendo di sabbia ed assumevano l’aspetto di
polpette impanate.
I movimenti non erano sincronizzati per niente, anzi erano abbastanza
ridicoli, e noi bambini ci divertivamo cinicamente a modificare i loro
percorsi ed a renderli più scabrosi, incuranti dell’alacre lavoro delle due
povere creature.
L’abbondanza della materia prima, oggetto del loro lavoro, era dovuta al
fatto che poche case erano fornite dei necessari servizi igienici, per cui
era invalso l’uso poco ortodosso di evacuare direttamente sulle spiagge
inquinandole indecorosamente.
Madre Natura però prendeva i suoi provvedimenti mandando quegli strani
operatori ecologici che disinquinavano in modo efficace.
L’immediato dopoguerra vide l’auspicata
ricostruzione economica del Paese e le case pian piano furono dotate dei
servizi igienici.
Il pescatore ed il contadino ebbero così i loro conforts e nessuno si
preoccupò della inevitabile fine del nostro scarabeo.
L’uomo con le sue fogne spostò, sempre indecorosamente, l’inquinamento dalla
terra al mare e venne a mancare così, tristemente, quel formicolio di
palline che animava le spiagge di una volta.
Non é giusto permettere l’estinzione di una
qualsiasi specie animale, anche la più schifosa, non fosse altro che per il
fatto che ognuna di loro appartiene a questo meraviglioso Creato, e poi, in
questo caso il rimedio ci sarebbe, perché la materia prima necessaria alla
sopravvivenza non manca, anzi è in sovrabbondanza.
Per esempio basterebbe portare le ultime coppie superstiti di scarabeo
coprofago nel mio ambiente di lavoro, dove potrei segnalare quanti, con un
pizzico di onestà, dovrebbero offrirsi volontari per dar luogo a tonnellate
di palline rotolanti. Almeno così servirebbero a qualcosa!