www.colapisci.itL'uomo che diventa pesce per necessità o per scelta


La mummia venuta dal nord

Dall’immenso liquido azzurro non si traggono solo redditizi documentari, l’uomo, da grande estroso qual è, ha esercitato sempre una certa trazione dal mare, ne ha tratto di tutto.
Prima ha inventato il proverbio:
- U mari è riccu!,
poi ha cominciato a tirarne fuori i tesori veri e propri affondati nelle varie epoche, e ne ha inventati di altri, scoprendo la bellezza delle perle o dei coralli, ha creato i cammei, autentici capolavori ricavati incidendo artisticamente alcune conchiglie.
Dal bellissimo opercolo (tappu), chiamato dal popolino Occhi ‘i Santa Lucia, di una conchiglia non molto bella, (l’Astrea rugosa), ancora oggi si fanno monili portafortuna molto amati dalle donne.  Già i fenici conoscevano la porpora, tratta da una piccolissima ghiandola del murice (buccùni); persino il bisso che lega la Pinna nobilis (“carapìnula”) al fondale, veniva filato e tessuto.
Nei mari tropicali alcune tribù di indigeni usavano come moneta addirittura una piccola ciprea.

Qualcuno poi scoprì uno strano animale, che non sembrava nemmeno tale, la spugna marina, molto elastica e che aveva la proprietà di ritenere molto liquido o di ributtarlo; si pensò bene di usarla per lavarsi, ma mancava il sapone. Allora l’uomo pensò di costruirlo distruggendo i più grossi mammiferi rimasti: le balene; da esse si traevano, oltre al grasso per fare sapone e cosmetici, anche grossi quantitativi di oli alimentari, oli per illuminazione e carne per cani e gatti.
Né sorte migliore toccò al capodoglio (ugganànti o vadda Canàli) il cui enorme capo era una miniera di spermaceti dai quali si otteneva olio, grasso, candele, cosmetici e pomate e da una concrezione del suo stomaco persino l’ambra grigia usata in profumeria.

Ad un certo punto qualcuno inventò il proverbio: - Pesce cotto e carne cruda!  e l’uomo, che fino ad allora aveva mangiato solo carne cruda, imparò ad assaggiare i frutti del mare e, siccome un altro proverbio diceva: - L’appetito vien mangiando, fu preso da una seria frenesia alimentare e cominciò a sganasciare di tutto: dai molluschi ai crostacei, dai cefalopodi a tutti i tipi di pesce.

L’uomo si mise presto all’opera per costruire armi e trappole, mortali per i pesci e vitali per lui; si pensi che le nasse o gli arpioni risalgono alla preistoria, che la tonnara fu inventata dagli stessi fenici di prima, 5000 anni fa, e che nelle sue camere della morte si sono svolte, nei secoli, infinite sanguinarie mattanze che hanno sfamato intere popolazioni.
Il tonno, come tanti altri pesci, fu trattato alla stessa stregua del porco: non se ne buttava niente! Difatti, oltre alla carne vera e propria si mangia la ventresca, costituita dai muscoli addominali che sono più teneri e di sapore più delicato; ricercatissimi sono anche il lattùmi, che sarebbe l’uovo del maschio, e  l’uovo vero, quello della femmina, che hanno un sapore prelibato.
Dalle uova di cefalo compresse e salate si ottiene, in Sardegna, addirittura un salume di pesce, la bottarga; da quelle di storione, salate in piccole botti, si ottiene il preziosissimo caviale.

Ma quando le quantità di pesce pescato erano eccessive, si presentava l’esigenza di conservare il soverchio, e, dato che l’industria del freddo non era nata, anzi in Sicilia c’era solo l’industria del caldo, si pensò di conciare il pesce per le feste, così fu conservato sotto sale, sotto olio, affumicato,  oppure fu fatto secco.
Ma non finisce qui, perché la fantasia del grande estroso è inesauribile; dopo aver fatto la pelle ai pesci, è stato capace di sfruttare la stessa pelle di alcuni di loro, come lo squadro, facendone carta vetrata, strisce per sparare fiammiferi o impugnature per sciabole.
A proposito di fantasia, sapete chi ha inventato il profilattico?
È stato un certo Minosse, re di Creta, che lo ha fatto usando un budello di pesce, ed è per questo che gli abitanti di quell’isola spesso vengono chiamati cretini ed il pesce in genere è stato ritenuto un simbolo fallico.
Dal merluzzo, anzi dal suo fegato, si ottiene un olio che ha proprietà ricostituenti e che veniva usato in grandi quantità dai pescatori nordici che si ricostituivano e pescavano altro merluzzo; alla fine ne presero tanto che non sapevano dove metterlo.
Fecero quindi, quasi involontariamente, una grande scoperta.
Pensarono che il merluzzo si seccasse quando veniva catturato, ed allora lo fecero seccare veramente inventando così il pescestocco.
Per Messina questa invenzione diede luogo ad un mito, perché questo pesce, mummificato per molto tempo, fu fatto risorgere dal letargo e rivivere in molti piatti che ancora oggi allietano i sensi.
                  

Uccio, 'u galatotu

   

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