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LA PESCA CON LA “SCIÀBICA”
Una sera accadde che,
contemporaneamente, ci furono ospiti in parecchie
famiglie di amici, noi compresi. La prospettiva era di
rinunciare a riunire la compagnia, e trascorrere ognuno
in casa propria la serata. Ma l'abitudine era talmente
radicata che nessuno accettò di sobbarcarsi ad un tale
sacrificio. Cosi ci riunimmo e ci consigliammo con
Pietro. Non ci volle molto a capire che solo una buona
cala di "sciabica"
dalla riva, sarebbe stata in grado di soddisfare tante
bocche, e avrebbe regalato un momento di folklore
marinaro dei più divertenti. Cosi ci ritrovammo tutti
sulla spiaggia, per un’ennesima battuta di pesca. C'era
negli ospiti una forte agitazione, mista a scetticismo.
Eravamo davvero tanti e sembrava impossibile che cosi
facilmente si potesse provvedere a sfamare tutti.
La barca fece il suo giro
e ritornò a riva portando con sé una cima. L'altra era
stata lasciata a terra, prima della partenza. Ed a quel
punto cominciava lo spasso. Venti o trenta persone, con
entusiasmo e urlando versi caratteristici della fatica
gioiosa, si misero a tirare le cime:
<<ooooooh, ooooooh>>.
Già tutto quello poteva bastare per ricordare con
piacere la serata; ma se a ciò si fosse aggiunta la
frittura, sarebbe stato meglio. Raccolto il pesce in un grande recipiente di metallo, ci trasferimmo a casa mia per il grande "schiticchio". Fu una gran serata, anche se molto stancante per chi dovette provvedere a pulire ed a cucinare tutto quel pesce. Alla fine, dopo avere consumato qualcosa come quindici o venti litri di vino, si vuotarono le rimanenti bottiglie intonando un chiassoso "viva Noé". Credo che qualcuno non trascorse una buona nottata! Ma si guardò bene dal dirlo, il mattino seguente.
Walter Preitano
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