Quando si apriva la porta di casa e si affacciavano i ricci impastati di
salsedine di Uccio, tutto diventava un incrocio di sguardi simmetrici e
diseguali, uniti dall’impatto genealogico.
Mia nonna con Uccio, mia
madre con zio Alberto Frassica, zio Alberto piccolo con zio Nino e zio
Cesare. E via di seguito, come uno sciame impetuoso.
E dietro, nascosto
dalla polvere dei tempi, illuminato dalla luce di una finestra che
sbatteva sulle sillabe di un giornale, c’era il bisnonno Matteo, maestro
di flemma forse siculo-araba, sicuramente proverbiale, per nulla
discutibile.
Si scatenava l’incontro, quindi: e si mescolavano carte
siciliane, racconti di dialetto, battute di pesca; soprattutto, Uccio
disarmava con la sua ironia, forse sparpagliata dallo scirocco di Galati.
Ma per un piccolo cuore sperduto come il mio, in un angolo di
malinconia, Uccio aveva un impatto speciale. Leggeva dentro alle aritmie
della mia vita; senza chiedere.
Insieme a suo cugino Alberto, si
ritrovavano tutt’e due in una terra altra, dove miserie e dolori
dovevano sciogliersi nel loro mare.
Parlava sott’acqua, Uccio.
Gorgogliava con i pesci e con Alberto facevano festa in mezzo alle bolle
e alle alghe. Tiravano i capelli a Cola, sgomitavano il verde e
sputavano in faccia al blu della profondità della vita.
Si abbracciava
al vento dello Stretto, Uccio. E si acquattava sul dondolio delle onde
per raccontare di sè, della sua folle bellezza, degli amori ricamati
sulla sua inquietudine che stritolava con il suo sorriso strascicato, ma
concentrato nei suoi occhi.
Non era per tutti, Uccio.
Troppa semplicità
complicata, troppi sillogismi intimi sfrattati e ingannati dallo stupore
della sua spiaggia, troppa velocità di pensiero e battuta, ironia e
verità surreale.
Era però per ognuno di noi, Uccio. Per la sua libertà
fuori campo, per la sua risata densa di fumo; per le sue risate che ti
dicevano tutto quello che le parole nascondono, per la sua geniale e
dispettosa intelligenza.
È per ognuno di noi, Uccio, in ogni angolo di
mare infuriato, in ogni specchio di mare arreso, in ogni presente.