Nei tuoi occhi azzurri e nelle tue smorfie, il sogno naive di un bambino
di Taormina che scavalca i valichi della fantasia.
Arte distratta,
colori e scalpelli, olii e legno, fusi nella tua bizzarria ereditata e
complice di padre e fratelli.
L’assolutezza della famiglia, bene
indissolubile e immortale, ti ha reso lavoratore instancabile, artista
della vita e di presepi barocchi, come barocco è stato il tuo amore per
gli altri; ridondante, rumoroso, dolcissimo, solare, dispettoso, unico.
Piene le pareti dei tuoi paesaggi, i ricordi delle tue foto, la pignolata rubata, la Sicilia scolpita nella cadenza quasi torinese, le
forchette vendute dopo la guerra.
Hai lasciato tutto in perfetto ordine;
niente fuori posto: a tutti un dono, un’immensità di amore e giochi
d’artificio di pennelli e fatica e poesie rimate e sudore e colori alle
pareti e lavoro e linguacce al mondo e il tuo abbraccio, infinito,
libero.