La zia
Maria si annida nel mio esofago.
Rigurgiti di tagliolini in brodo, tortellini, tagliatelle,
polenta fritta, prosciutto crudo, passatelli in brodo,
spaghetti alle vongole, braciolette, triglie, cernie,
melanzane sott’olio, olive verdi, peperoni arrostiti,
grigliate di carne alla brace, zuppe inglesi, zuppe di lenticchie
cioccolata fondente, cioccolata alle arance, panna,
gelato alla nocciola, cornetti di cioccolata, biscotti col vino,
vino.
Anni di scorpacciate affamate, di pranzi e cene da cammello,
di ammiccamenti complici prima di riempirmi il piatto,
del compiacimento della cuoca e dell’imbarazzo di mia madre – “Non aprire il frigorifero senza chiedere il permesso, cafona!” –
rivengono su, si affollano nel mio esofago, e mi tengono sveglia la
notte.
E’ colpa della zia Maria, che si
é fatta piccola piccola,
con la sua camicia da notte bianca da brava bambina,
magra magra, per acquattarsi nel mio esofago,
e aspettare di essere lasciata tranquilla.