Cerco le parole per non cancellare il nome di mia madre. Che non č solo
nome Maria, ma sangue di vita che mi sospende nel dolore della mancanza.
Cerco il suo profumo di eleganza di modi e di sorriso, i gesti di
pietanze e di fumo, il monito e l'ansia.
Precipitano le immagini convulse di movimenti di sarta, di tagli
perfetti, di cibo e di cibo, di regole e di ordine.
Cerco l'obbedienza a Maria, mio sangue di
vita e il mio scalciare il rifiuto.
Voce di unica madre, unica trappola alla
mia dolcezza che si perde nel suono del ricordo.
Cerco il momento in cui ho voltato la
spalle e ho urlato ribellione alle mie radici.
Per poi trafiggermi da parte a parte degli
occhi di una madre bambina, di tenerezza infinita. Io madre di madre che
ancora mi chiama con l'unico nome che solo lei mi dį.
Cerco gli istanti rannicchiati in un letto
stanco, mondo del dolore di tutto il mondo, strazio di dignitą e di
corpo mutilato.
Non ho lacrime di donna, ma lacrime di
assoluto di figlia.
Cerco il battito del cuore di Mariamadre,
ostentato e orgoglioso guerriero fino alla fine. Il battito del cosmo,
il battito che avvampa la notte di agosto. Che si aggrappa alle stelle
per farsi posto tra loro.
Per essere aria e abbracciare l'assoluto
di figlia, ogni notte, nel sogno sudato.
Cerco il respiro, l'ultimo, che vorrei
fosse infinito.
Un respiro negato, rapito dalle stelle del
mattino, dal caldo impazzito.
L'ultimo dono di madre che lascia vita
senza il mio sguardo per non straziare di abbandono e di strappo feroce
la mia appartenenza, il mio sangue di vita.