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Francesco Lanza Cola Pesce
Ci fu una volta a Messina un giovane pescatore bello e forte,
chiamato Cola. Nessuno meglio di lui sapeva maneggiare il remo, e la sua barca volava
sulle onde come un uccello, vincendo al corso gli stessi delfini. Nelle notti silenziose, piene soltanto delle risa e dei sospiri dei flutti, egli conobbe le ninfe marine dagli occhi come le stelle, e le sirene dal corpo di serpente. I loro canti e i loro vezzi lo incantavano, ma com'egli cercava di afferrarle esse sempre gli sfuggivano, sparendo con un trillo nel mare. Ammaliato egli ficcava giù gli occhi, e alla vista gli si paravano meravigliosi spettacoli che più lo turbavano e lo attiravano: giardini di corallo, palazzi di cristallo, saloni tutti scintillanti d'oro dove donne bellissime dolcemente danzavano.
Questa febbre continua gli tolse la pace e il sonno, e lo fece
diventare più solitario e più triste di prima. Restava lungamente fiso con gli occhi
incantati, e non sapeva più dove volgere la sua barca. Sentiva nelle pause delle onde
musiche che salivano dagli abissi del mare, e le sirene affacciandosi lo chiamavano
ripetutamente:
Non potendo più resistere, egli si gettò nell'acqua, e nuotando
disperatamente scandagliò tutte le profondità del mare. Ora un giorno capitò a Messina il Re Federico. Aveva con sé la figliola bella come un raggio di sole, e gran seguito di baroni e cavalieri tutti lucenti d'oro e d'argento. Egli viaggiava la Sicilia per cercare alla sua figliola un marito degno di lei, bello e prode, e bandiva giostre e tornei. Ma nessuno ancora era piaciuto alla superba fanciulla, e molti erano morti per lei in avventure e imprese impossibili. - lo mi darò - ella diceva - a chi non avrà più niente da negarmi.
Sentito di Cola Pesce, ella volle conoscerlo e per ordine del Re
barche e navigli corsero per ogni dove il mare a cercare l'uomo meraviglioso. Finalmente
egli fu trovato, e condotto alla presenza della fanciulla. Cola sorrise e la fissò senza rispondere. - Ebbene - chiese ancora la fanciulla - che faresti tu per me? - Tutto - rispose Cola.
Ella tolse dalle mani del Re la coppa d'oro e la buttò nel mare,
e le onde si torsero per lasciarla affondare. Cola gettò un salto e sparì nei flutti.
Un grande silenzio si
fece a riva, e tutti attesero frementi. Finalmente le onde si mossero, si gonfiarono e
Cola apparì levando alto nel sole la coppa d'oro. Un clamore lo salutò; ma la fanciulla
tutta pallida rise, prendendo la coppa dalle mani del pescatore:
E Cola sorrise, guardandola fiso negli occhi. La fanciulla si
sganciò dai fianchi la cintura d'oro e di diamanti e la buttò nel mare, e le onde
gorgogliarono per lasciarla passare.
Senza nulla dire, Cola si slanciò e sparì. Un lungo fremito
corse la folla, e la superba fanciulla sentì tremare il suo cuore. E Cola nulla rispose, guardandola triste negli occhi. Ella si tolse dal dito il piccolo anello e lo buttò nel mare, e nessuno s'accorse dove mai cadesse.
- Se tu me lo riporti
-
disse, con negli occhi un meraviglioso
splendore - io
sarò tua sposa. Ma Cola s'era slanciato, e lungamente si videro, dov'egli era sparito, fremere e spumeggiare le onde. Molto tempo passò e Cola non ritornò più. Invano la folla attese, invano gli occhi della superba fanciulla interrogarono ansiosi il mare; e molto ella pianse, perché molto amava il pescatore meraviglioso ch'era perito per lei. E ancor oggi in fondo allo stretto di Messina, Cola Pesce vaga disperato cercando l'anello della principessa; ma l'anello è troppo piccolo, e troppo grande è il mare.
E Lanza
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