Salimbene De Adam

Nicola siciliano


Colapisci

La quarta leggenda fu quella di Federico II, chè più volte egli mandò un certo Nicola, contro la sua volontà, sul fondo del mare di Faro, e più volte quegli ritornò da là, e volendo il re conoscere esattamente la verità, se veramente fosse disceso sul fondo e da lì fosse ritornato o no, lanciò la sua coppa d’oro, dove credeva il mare fosse più profondo e lui, essendosi immerso, la trovò e gliela portò e l’Imperatore rimase ammirato.

Volendo, il re, mandarlo di nuovo, Nicola gli disse:
- Non mandatemi là, perché sul fondo il mare è così agitato che,  abbiate  pietà di me, non tornerò più

Nonostante ciò, egli lo mandò e Nicola non fece più ritorno da lui, perché morì lì. Infatti, in quel fondale marino ci sono grossi pesci; e, come diceva lo stesso Cola, ci sono lì scogli e, quando ci sono le tempeste marine, molte navi colano a picco.
Avrebbe potuto dire a Federico ciò che è registrato in Giovanni II.
"Mi hai gettato nell'abisso, nel cuore del mare, e il fiume mi ha circondato. Tutti i tuoi vortici e le tue onde sono passate su di me."
Anche il Signore dice attraverso Amos IX:
"Se si nascondono ai miei occhi nelle profondità del mare, manderò là dei serpenti e li morderanno"

Questo Nicola era un siciliano e, per un caso fortuito, offese gravemente ed irritò la madre e quella gli augurò di stare sempre nelle acque e solo raramente di fare la sua comparsa sulla terra ferma, e così avvenne.

In relazione a ciò l'Ecclesiasticus III dice:
"Quanto è cattivo chi lascia suo padre con la fame, maledetto da Dio é chi esaspera sua madre"
Lo stesso concetto è espresso in  Prover. XXVI:
"Come un uccello vola in alto e un passero va ovunque, così una maledizione pronunciata inutilmente si abbatterà su chiunque"

È cosa nota che a Faro, in Sicilia vicino alla città di Messina, c’è un braccio di mare dove, ogniqualvolta si verifica una grande tempesta, si formano lì grandi gorghi, che investono le navi e le affondano: allo stesso modo, a Faro, ci sono secche e vortici e grandissimi scogli e avvengono molti naufragi.


Nicola homo siculus


Hombre pez de liergas

Quarta ejus (Friderici II) superstitio fuit, quia quemdam Nicolam contra voluntatem suam pluries misit in fundum Phari, et pluries rediit inde: et volens penitus veritatem cognoscere, si vere ad fundum descendisset et inde redisset, nec ne, projecit cupam suam auream, ubi credebat majus esse protundum, quam ille, cum descendisset, invenit et attulit sibi, et miratus est Imperator.

Cum autem iterum vellet eum mittere, dixit sibi:
"Nullo modo me mittatis illuc, quia ita turbatum est mare inferius, quod, si me miseritis, nunquam redibo"

Nihilominus misit eum, et numquam est reversus ad eum, quia periit ibi; nam in illo fundo maris sunt magni pisces; tempore marinae tempestatis, et sunt ibi scopuli et naves multae fractae, ut referabat ipse.

Iste potuit dicere Friderico quod habetur Ione II:
"Proiecisti me in profundum, in corde maris, et flumen circumdedit me. Omnes gurgites tui et fluctus tui super me transierunt"
Item Dominus per Amos IX dicit:
"Si celaverint se ab oculis meis in profundo maris, ibi mandabo serpenti, et mordebit eos"

Iste Nicola homo siculus fuit, et quadam vice offendit graviter et exasperavit matrem, et imprecata est ei mater quod semper habitaret in aquis, et raro appareret in terra: et ita accidit sibi.

Ideo dicit Ecclesiasticus III:
"Quam male fame est qui relinquit patrem, et est maledictus a Deo qui exasperat matrem"
Item Prover. XXVI:
"Sicut avis ad alta transvolans et passer quolibet vadens, sic maledictum frustra prolatum in quempiam superveniet"

Nota quod Pharum in Sicilia, justa Messanam civitatem, est quoddam brachium maris, ubi aliquando est magnus discursus, et magni gurgites fiunt ibi, qui naves absorbent et demergunt: item in illo Pharo sunt syrtes et caribdes et scopuli praegrandes et multa infortunia.


 F. Salimbene
Chronica
Parma 1857

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