De rebus Siculis Decades duae,
nunc primum in lucem editae
Liber Primus
Caput secundum
DE ZANCLA ET MESSANA URBIBUS

Cola Piscis

A PELORO meridiem versus, sive terrestri, sive maritimo itinere pro ficiscenti ad.p.m..12. curvum littus instar falcis occurrit, Brachium S. Raineri, et lingua Phari vulgo hodie appellatum. Ad huius Isthmum, siculi, urbem condiderunt e a torta loci natura (quam Zancliam eo tempore appellbant) zanclam dixerunt.
[...]


Fuit praeterea Messanae patrum nostrorum memoria Cola piscis, sed Catanae ortus, vir cunctis seculis admirandus, qui omnem fere vitam relicta humana societate, solitariam in freto Messanensi, inter pisces peregit, adeo ut quod diu extra maris aquas esse non pateretur, Piscis cognomentum adeptus sit. Is plura hominibus naturae abdita atque ignota, de ipso illo freto aperuit, cum veluti marinum animal, maxima eius profunda spaciaque immensa, etiam foeda tempestate, reluctantibus aquis, natata peragraret: quae a me licet diligenter perquisita Messanensium nullus unquam perdocuit.
Cum itaque hunc multos annos tamquam prodigium quoddam Messanenses mirarentur, praecipuo quodam, solennique festo die in fretum, spectante populo, patera aurea a Frederico Siciliae tum rege eo praesente in mare deijcitur, quam Colae inquirendam commendat. Ille cum tertio (postquam semel atque iterum eam e profundissimo vado eruisset) a Rege proiectam in mare mersus per imam fundi aream indagat, diu a rege, caeteraque moltitudine expectatus ad vivos nunquam emersit.
Suspicatum est, in concavas freti cavernas prolapsum, atque inundantibus undique aquis oppressum interisse.

Ita nimirum ducta per manus fama Messanenses praedicant, et plures primo nominis authores de illo scribunt.
At si quis quaerat: quanam vi naturae Cola tandiu sub aquis, absque respiratione contineri potuerit? Consendum est, fangosos (fungosos?) maxime, concausosque ei suisse polmones.
Animantia nanque illa, quae huiuscemodi sunt pulmonis, frequentiori anhelitus remissione non egent, quod semel attractus aer diu conseruetur, diutiusque ob id sub aquis esse possint, ut author  est in libro de Respirat. Aristotele

[...]

 F. T. Fazello
Palermo 1560

 


Libera traduzione

Cola Pesce


Colapisci - Disegno di Oscar Damian

Da PELORO verso sud, via terra o via mare, alle ore 12:00 (verso Sud) si incontra una costa curva come una falce, il braccio di San Raineri, comunemente chiamata oggi Lingua del Faro.
Presso questo Istmo i Siculi fondarono una città che, a causa della conformazione del luogo, chiamarono zanclam (falcata), originariamente Zancliam.
[...]

Secondo a quanto ricordano i nostri padri, a Messina visse il pesce Cola, nato però a Catania, che fu un uomo ammirato in tutti i tempi.
Cola,
abbandonata la società umana, trascorse quasi tutta la sua vita da solitario, tra i pesci, nello stretto di Messina, tanto da non poter stare per lungo tempo fuori dall'acqua di mare  e per questo motivo acquisì il sopranome di Pesce.

Egli svelò agli uomini molte cose nascoste e misteriose della natura di quello stesso stretto e come un animale marino fu capace di percorrere gli spazi più profondi  e immensi, nuotando anche tra le onde impetuose di forti  tempeste.
Tutte queste cose, benché io abbia diligentemente indagato,  nessuno altro messinese fu in grado di fare.

Costui fu ammirato per molti anni dai messinesi, che lo consideravano come se fosse un prodigio.
in un giorno importante e di festa, mentre il popolo, insieme a Cola, partecipava ai festeggiamenti, il re di Sicilia Federico gettò in mare una coppa d'oro e sfidò Cola a recuperarla.

Cola, immergendosi nelle profondità del mare,  recuperò la coppa una prima volta e una seconda volta. Il Re, allora, buttò la coppa per la terza volta ad una profondità maggiore. Cola si tuffò per recuperarla, ma, atteso a lungo dal Re e dalla folla, non tornò più in superficie.
Si sospettò che fosse caduto nelle cavità delle grotte dello stretto e che morì schiacciato dalle violenti correnti che giungevano da ogni parte.

Questa storia i Messinesi l'hanno tramandata scrivendola a mano,  e di Cola Pesce ne hanno scritto anche molti scrittori, citati in precedenza.
Ma se qualcuno chiede: per quale forza della natura Cola è stato trattenuto così a lungo sott'acqua, senza respirare? Bisogna convenire che, principalmente, il fondo fangoso (funghi?) gli ha fatto collassare i polmoni.
E quegli esseri viventi, che hanno polmoni di questo tipo, non hanno bisogno di respirare frequentemente, poiché una volta aspirata l'aria vi resterà a lungo, e per questo motivo possono stare sott'acqua per più tempo, come afferma Aristotele nel suo libro De Respirat.


Traduzione Giuseppe Pitré

Cola Pesce

Secondo la memoria dei nostri padri, ci fu a Messina, ma era nato a Catania, un uomo degno di ammirazione in tutti i tempi, che, abbandonato il consorzio umano trascorse quasi tutta la sua vita da solo, nello stretto di Messina, fra i pesci, al punto tale che poiché non appariva chiaramente quanto a lungo vivesse fuori dalle acque del mare, prese il soprannome di Pesce.
Egli fece conoscere, di quello stesso stretto, agli uomini parecchie cose nascoste e misteriose della natura.
Come un animale marino, nonostante il mare in tempesta e le acque agitate, ne esplorava, nuotando i più profondi ed immensi spazi: ed è chiaro che queste cose sono state da me accuratamente verificate.

Pertanto, ammirandolo i Messinesi per molti anni, come fosse un prodigio, in un importante e solenne giorno di festa sullo stretto, mentre il popolo assisteva, presente Cola, una coppa d’oro fu gettata in mare da Federico II, re di Sicilia, che dà a Cola il compito di recuperarla.
Quando, immersosi per la terza volta (dopo che la ebbe recuperata una prima volta e poi una seconda dal profondissimo stretto) cerca la coppa scagliata dal re negli abissi del mare, atteso a lungo dal re e dal resto della folla, non tornò più tra i vivi.

Si sospettò che egli fosse morto, essendo caduto nelle caverne del profondo stretto e schiacciato dalle onde che lo sommergevano da ogni lato.

 

 

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