L’Uomo acquatico
La compagnia tornò a casa in parte allegra, in parte scontenta. La moglie di von Wendel e sua figlia
Lucilie erano di buon umore; i Geheimerath sembravano quasi più che
infastiditi, e il professor Sinzheim annoiato.
- Ma non possiamo mai contare su quel giovane, Florheim -
disse la madre - niente é così ripugnante
come quando un uomo non mantiene la parola data e l'ora.
- Intendete dire, disse lo studioso sbadigliando,
che la noia, se fosse stata distribuita tra più persone, ci
sarebbe stata una porzione minore per ogni individuo. Ma questa apparente
distribuzione del lavoro non si é sempre dimostrata efficace.
Lucilie.
Mi sono divertita molto e credo che mia madre non
avrà motivo di lamentarsi.
Madre.
Fin da giovane sono stata abituata a non pretendere un resoconto troppo
rigoroso delle mie letture, delle feste, delle commedie e simili. Così sono
quasi sempre soddisfatta e divertita.
Geheime Rath.
Se questo sistema di moderazione viene sempre
applicato, allora lei, signora, non ha mai conosciuto il piacere della
poesia, il vero significato dell'arte. Se questo le fosse capitato una volta
nella vita, la critica che posso solo intendere si sarebbe sviluppata da
sola a partire da quest'ora felice.
Madre. Forse, ma è anche possibile che non sia andata
così. Dopo tutto, ho sentito troppo spesso gli uomini più dotti in ambienti
colti discutere sui principi primi della bellezza, sulla verità e sulla
natura, senza che i più chiassosi e i più eloquenti riuscissero a unirsi.
Professore.
Perché forse i disputanti volevano solo affermare
da una parte e dall'altra un sistema che era stato insegnato solo a loro.
Per poter discutere con intelligenza, bisogna essere già d'accordo sulle
cose più importanti e principali, se non nell'opinione e nel pensiero,
almeno nel sentimento.
Lucilie.
Comprensibile, anche se paradossale
Prof.
Ei, perché il paradosso? Troverebbe che valga la pena, signorina, fare la guerra a uno così sciocco o ignorante, che o non
conosce nemmeno i più grandi poeti riconosciuti che adorate, o li classifica
con quelli che noi tutti siamo autorizzati ad ignorare, o dobbiamo
disprezzare quando li abbiamo presi in considerazione?
Lucilie.
Fin qui hai ragione; se si conoscono Mozart, Gluck
e Handel, come si può essere entusiasti di questo e di quello, che magari è
anche molto lodato da molti nostri contemporanei? Eppure l'appassionato deve
stare attento a non fare torto, nel suo zelo, a quegli spiriti di una
seconda e terza regione. Se sperimentiamo come persone che credono, e lo
esprimono chiaramente, di essere a capo della nazione e di essere il fiore
del loro secolo, degradano ciò che da tempo riconosciamo come perfetto, lo
calpestano e lo descrivono come cattivo e riprovevole, allora noi poveretti
possiamo essere perdonati se siamo momentaneamente fuorviati su noi stessi e
su tutta la cosiddetta educazione.
Prof. Da questa regione, ultima moda dell'equivoco, non
dovrebbe arrivare un dubbio nascente.
Could such inordinate
Such poor, such bare,
such mean attempts,
Accompany the greatness
Of thy blood,
And hold their level with
thy princely heart?
Madre. In tedesco?
Prof.
Come potrebbero desideri così bassi,
così poveri, nudi, dissoluti...
unirsi alla maestà del tuo sangue
e salire al tuo cuore principesco?
Così parla il re Enrico IV d'Inghilterra al suo figlio apparentemente fuorviato, il poi famoso Enrico
V, ed è per questo che usa questa prima forma familiare!
Madre. Sì, sì, vedo che si tratta ancora una volta di quel
giovane, a cui fanno sempre torto. Che ha intenzioni così buone per il mondo
intero, e prende in considerazione e vuole migliorare ciò a cui voi tutti,
con una certa noncuranza, non pensate. Lasciamo a ogni uomo la propria
convinzione, se solo ha buone intenzioni. Il fatto che così spesso ci faccia
aspettare invano mi infastidisce più di quanto mi interessino tutti i suoi
atteggiamenti politici ed estetici".
Intanto la porta si aprì di scatto ed entrò un
uomo giovane e istruito, che poteva avere trent'anni, e che portava nel
volto i segni di una fresca allegria e di una buona volontà umana, che gli
avevano fatto guadagnare la fiducia del popolo.
Salutò in modo amichevole e poi disse:
- Vedo che non sono stato accolto con la solita gentilezza, perché non vi ho accompagnato al concerto
come avevo promesso.
- Mi scusi, signor Rath, disse la madre, in realtà volevamo litigare
con il nostro Florheim, che oggi non si è ancora fatto vedere, pensavamo che
sarebbe venuto almeno adesso.
- È un uomo fortunato da invidiare, disse Rath Eßling, si sente la sua mancanza,
vogliono rimproverarlo, nessuno chiede di me, che io venga o vada, o non
appaia, é indifferente.
La segretaria sorrise e gli strinse sorridente la mano e Lucilie
gli indicò la sedia vuota accanto a lei. - State facendo una grande ingiustizia a tutti, anche a me, disse con eccellente
cordialità.
Essling. Oggi a mezzogiorno il Ministro mi ha inviato un
lavoro molto importante che doveva essere completato in fretta. Pensavo di
finire prima del concerto, ho scritto e scritto, e nel mio zelo ho ignorato
ogni campana; sono riuscita a spedire il foglio solo cinque minuti fa, e
preferirei rinunciare al concerto che alla compagnia degli amici questa
sera.
Madre. Molto gentile, e alla fine dobbiamo ringraziarla, se i nostri occhi
l'hanno cercata invano nella sala affollata.
Eßling. Così condivido il mio peccato con il serio Florheim,
e in questo siamo andati nella stessa direzione, dato che per il resto
camminiamo sempre su strade molto diverse.
Lucilie. Sii buono, Eßling; vieto qualsiasi guerra civile nel nostro piccolo
circolo.
Essling. Cosa che, in fondo, non sempre si può evitare, visto che è proprio il nostro amico che
ancora manca, che pugnala in tutte le direzioni con le sue armi, e non
lascia nessuno di noi in pace - ma per troncare, come è andata al concerto?
Madre. Splendidamente.
Lucilie. Così, così.
Geh. Rath . Tutto molto noioso.
Prof. E' stato assolutamente insopportabile e abominevole.
Eßling. Tutti i colori dell'applauso, dell'indifferenza e del disgusto sembrano
essersi uniti nella vostra piccola compagnia.
Geh. Rath. Chi fa un concerto dovrebbe fare in modo che i
singoli brani musicali si armonizzino tra loro in un certo modo. Non voglio
sentire un quodlibet in cui tutte le chiavi e gli stili esecutivi, da quelli
comuni a quelli tragici, urlano l'uno con l'altro. Sì, urlare. Perché i
nostri cantanti oggi sembrano prendere questo per passione ed espressione.
Ci si aspetta il piacere e si viene torturati.
Prof. La cosa peggiore, però, é l'insipidezza delle poesie declamate dagli artisti
di scena tra stridii e confusione di toni. A mio avviso, non si può mettere
insieme nulla di più assurdo. Ogni persona istruita dovrebbe essere in grado
di leggere al meglio una poesia lirica o narrativa, e mi sembra infantile
che una cosa del genere ci venga offerta come una sorta di opera d'arte.
Eßling. Mi stupisce solo che questi artisti, che amano
definirsi pensatori, che si collocano con orgoglio così in alto, si
arrendano a qualcosa del genere, quasi come scolaretti, per recitare
qualcosa, o trasformino a casaccio e impropriamente una bella poesia
musicale a un'espressione esagerata, per cui in questa esecuzione esaltata
l'intenzione del poeta viene di regola completamente distrutta.
Prof. Questo orgoglio, amico mio, é proprio il motivo per
cui spesso si spingono in queste esibizioni. Così come chi pensa di avere
talento o è sicuro dell'applauso della folla, preferisce strappare il
proprio ruolo dal suo contesto a teatro, per fare di un brano appassionato
un pezzo declamatorio, che non canta più ai suoi compagni, ma al pubblico
con accenti esagerati, nella sala da concerto o nel salone è ancora più
isolato, e l'unico, e questo è ciò che lei giustamente definisce un compito
troppo basso per un artista di teatro, il suo più alto orgoglio, e con
questo pensa di poter risolvere un compito che lo onora nel modo più bello.
Geh. Rath. E' vero che le cose stanno così e credo anche che non siano
affatto favorevoli al vero teatro. Ma é sempre strano osservare la piega che
ha preso la cosiddetta scenotecnica nel nostro Paese. Come teste buone e
cattive, spiriti grandi e piccoli, come in una salda alleanza, e con tutti i
mezzi si sforzano di distruggere il teatro nel nostro Paese. Come lei nota,
ogni persona istruita deve essere in grado di recitare una bella poesia a
sufficienza per sé e per la sua famiglia, e poiché questo viene fatto con
calma, senza pretendere di essere arte, é senza dubbio la strada vera e
giusta. Se a questo si aggiunge una voce piacevole e un bel sentimento per
cadenzare i versi e le strofe in modo quasi impercettibile, non c'é nulla da
desiderare. Ho anche notato che le persone che non possono vantare alcun talento per la
recitazione, interpretano canzoni, storie d'amore e poesie in modo molto
affascinante. Se questo è vero, cosa c’entra una ballata letta o parlata, o
anche una grande poesia, in una sala da concerto? Il detto: Sonate,
que me veux tu? è ancora più adatto ai versi che sono stati recentemente recitati, che sembrano bambini smarriti,
poveri e piangenti nella folla brillantemente rumorosa di questo suono multiforme.
Madre. Comunque é carino e divertente.
Lucilie. Prendete la questione troppo sul serio e non siete abbastanza obiettivi.
Prof. Per quanto ne so, Iffland é stato il primo a leggere in questo modo il passaggio
all'Eisenhammer nei grandi concerti. In passato, molti viaggiatori che non
potevano o non volevano mostrare il loro talento nel teatro si rifugiarono
in singole scene famose, che rappresentavano nelle sale. Questo è stato il
tentativo di un uomo non privo di talento che anni fa ha viaggiato in
Germania con il nome di Patrick Peal. Ma anche questo è un malinteso, il
quadro è presentato senza cornice, la passione senza motivazione e
preparazione. Lo spettatore non può essere ingannato, può solo giudicare la
voce e il gesto, ma non il gioco del declamatore, corretto o naturale che
sia.
Eßling.
L'inganno, l'illusione, ecco che si arriva, vecchio amico, alle richieste e
alle esigenze superate del pubblico, da tempo dimenticate, persino derise da
molti.
Prof.
Se un grande attore, come Iffland, ha portato avanti la moda di recitare
poesie, i poeti hanno già elaborato poesie per questo uso. Anche Göthe, per
esempio, ha tradotto un monologo di Manfred per il declamatore; anzi, lui
stesso ha fatto il tentativo a Weimar di far recitare drammaticamente a
teatro la Glocke di Schiller. Una cosa del genere confonde gli spettatori e
gli appassionati, e significa proprio allontanare il teatro dal teatro. La
cosa peggiore, però, è che gli stessi attori vengono fuorviati dal loro
scopo quando tutte le divagazioni, a cui si abbandonano troppo facilmente,
sono sancite da così grandi autorità.
Lucilie. Ma i precedenti melodrammi, come Arianna, erano qualcosa di meglio?
Appartengono alla vera arte del teatro?
Madre. Ah! E Medea! Che sublime! E il paradisiaco Pigmalione! E Iffland con il suo
duro mantello!
Tutti risero, e poiché la vecchia signora sembrava diventare sensibile, Eßling disse:
- Non é da biasimare se un’anima pura cede ai fenomeni brillanti del suo tempo, che sono ammirati da molti. E' stata la
vanità di Iffland portata troppo oltre (lo vedevo ancora nella mia prima
giovinezza) a far recitare questo strano monologo, poiché la sua voce, il
suo volto e l'intera personalità contraddicevano a tal punto il compito da
renderlo ridicolo e, inoltre, solo sciocco.
Prof. I cosiddetti monodrammi o melodrammi dell'epoca non appartenevano certo al
buon gusto o al vero teatro. Erano il risultato di una consapevole
imitazione sperimentale degli antichi, un tentativo che non ha mai prodotto
nulla di eccellente in nessuna letteratura. L'intenzione era ora quella di
riempire le pause della declamazione con la musica, alla maniera del teatro
greco; così voce e musica entravano in conflitto, quest'ultima spesso
dipinta, entrambe interferivano e si interrompevano a vicenda, nessuna delle
due riusciva a fare abbastanza, e così nacque qualcosa di veramente barbaro,
che può quasi competere con il Tutti e unisono
del coro nella Sposa di Messina.
Göthe scrisse velocemente in questo modo la sua Proserpina veramente
poetica, che in seguito incorporò scherzosamente nel
Triumph der Sensitivity come splendido frammento e un’intenzione fraintesa. In un
secondo momento, sembra che abbia criticato questa audace combinazione della
parodia beffarda e del bel monologo, ma, a mio parere, ingiustamente: perché
una tale declamazione lirica non può di per sé formare un tutto: così
presentata senza motivo, annuncio, occasione o transizione, può solo
sembrare un frammento di una tragedia perduta.
All'epoca in cui queste mostruosità poetiche erano di moda, servivano ad
alcune attrici tragiche per dispiegare tutta la potenza della voce,
l'espressione del viso e un ricco gioco di gesti. Questi virtuosismi,
tuttavia, si verificarono nell'età d'oro del nostro palcoscenico. La natura
e la verità erano così riconosciute, anzi il pubblico le esigeva, e anche la
maniera era solo un po' lontana da questa base, che questo lusso di
virtuosismi non danneggiava in modo evidente la rappresentazione effettiva
della commedia. Ora che la tradizione del palcoscenico e la vera scuola sono state
rovesciate da tentativi molto lodevoli, che tutta la tradizione è stata
dimenticata e che quindi l'imitazione corretta di tale maestria non è più
possibile, Oerindur e Jaromir hanno fatto irruzione nel teatro povero in un modo completamente diverso.
Madre. Dove andremo a finire con questi discorsi?
Eßling. Sì, certo. E' meglio che mi diciate cosa é stato declamato, in
modo che io possa mettermi in compagnia con i miei pensieri.
Lucilie. Oltre ad alcune altre poesie, è stato recitato con grande
sforzo "Il tuffatore" di Schiller: una poesia che amo meno di tutte le
nostre poesie di Schiller.
Geh. Rath. Sì, il bel giovane si é sforzato
enormemente di esprimere con la voce il sibilo della schiuma, il ribollire
dell'acqua e il selvaggio lavorio dei gorghi. E' già impossibile per il
poeta, ed è per questo che nemmeno la sua descrizione può ingannarci, come
può ora il povero attore? In un'opera teatrale, la vittima potrebbe forse
essere evocata davanti ai nostri occhi attraverso l'immagine, il gesto e il
muto orrore dell'attore, ma non nel modo in cui il poeta e il declamatore
hanno tentato qui. Ecco perché i componimenti di questa ballata sono così
duri e sgradevoli.
Prof. Nella fiaba d'inverno il pastorello descrive in modo per metà
comico e per metà raccapricciante una nave che affonda in una tempesta, in
modo che noi crediamo di vedere la tempesta e le persone che affondano.
Questa è la descrizione di Ariel della Tempesta. Se il vero attore si
sottomette ai versi, qui vediamo e viviamo tutto.
Finalmente, come se fosse esausto e stanco, il tanto atteso Florheim
si unì alla compagnia. Il giovane era pallido, con gli occhi spenti, eppure
si lamentava del caldo e dell'ansia.
Quando tutti gli chiesero come mai avesse perso il concerto e si presentasse
così tardi, dopo un saluto frettoloso alle signore disse:
- Ah, miei cari! Non è forse tutto, vorrei quasi dire, il mondo intero sulle mie
spalle? Il tempo della vita, i giorni stanno diventando troppo brevi per me.
Oggi, al museo, ho dovuto leggere e divorare il Mercurio, la
Rondine, l'Asino patriottico, la Fama urlante, il
Guardiano notturno, il Pasquillo sul ministro, la Lince
odorosa insieme alle Uova di coccodrillo, poiché si fa sempre più
insistente la voce che presto un bando vieterà tutte queste riviste o non
permetterà più loro di attraversare il confine. Se ora si riconosce la
miseria del mondo, la caduta della libertà, si prendono a cuore tutte queste
accuse, ci si convince sempre di più di come la cosiddetta arte e la scienza
non facciano altro che degradare l'uomo e renderlo incapace di affrontare la
lotta che ci attende, si vede come grandi spiriti. Se si vede come le grandi
menti, i poeti e i filosofi, gli storici e gli studiosi o si sottraggono
completamente al compito del tempo, o addirittura difendono la nobiltà, il
feudalesimo, la monarchia e il clero con arti sofistiche, allora non si può
certo avere né tempo né interesse per concerti, teatro e simili.
Geh. Rath. La tua vecchia malattia, giovane uomo, sembra diventare sempre più persistente.
Dovresti cercare medicine e aiuto da amici anziani e disponibili.
Florheim. La vecchia malattia é piuttosto quella di cui soffrono i signori più
anziani, cioè non considerare tutto ciò che é grande e vicino a loro come
degno della loro attenzione e perdere la vita in inezie insignificanti.
Ma di cosa stavamo parlando?
Lucilie. Del romanzo di Schiller Il tuffatore, che abbiamo sentito declamare oggi.
Florheim. Ah, sì! - Ma tra noi tedeschi, Schiller è ancora l'unico poeta il cui genio
ha colto i tempi e, per così dire, li ha anticipati. La sua Posa in Carlos,
la sua ultima opera, il Guglielmo Tell, questi sentimenti di libertà, questo
odio per i tiranni lo elevano agli immortali.
Geh. Rath. E' un vero poeta e può quindi disprezzare queste
lodi troppo di parte.
Lucilie. Questa storia d'amore si basa su qualcosa di vero?
Certo, é sciocco fare una domanda su una poesia, ma poiché il poeta stesso
descrive esattamente il luogo in cui si svolge la storia, si vorrebbe anche
immaginare che i personaggi siano reali.
Prof.
Sicuramente il poeta é stato spinto a scrivere
questa ballata o romanza da un evento reale, come almeno spesso viene
raccontato, e anche da importanti scrittori contemporanei.
Madre. Quando mi piace una poesia, é sempre spiacevole per
me quando un conoscitore e uno studioso mi mette poi di fronte all'arida
realtà. Non è così, mio caro signor Florheim?
Florheim. Oh, perdonatemi, stavo pensando e ho già dimenticato di cosa stavo parlando.
Madre. Del Tuffatore di Schiller.
Florheim. Ah, allora! Di solito sono indifferente ai poeti, ma questo nostro Schiller
é così speciale per il suo senso di libertà - ma mi sembra di averlo già detto.
Madre. A me sembra, molto spesso.
Prof. L'audace nuotatore o tuffatore, che qui
nel poema é caratterizzato come un signorotto o un bel giovane, é un
personaggio che verso la fine del Quattrocento si era fatto conoscere così
tanto in Italia che già nella prima metà del Cinquecento in Spagna si
raccontavano le storie più sciocche e fantastiche su di lui, che anche tutti
i bambini conoscevano, perché non è altro che
Nicola, o Cola il Pesce, come
veniva comunemente chiamato, e come lo cita anche Cervantes una volta nel
suo Don Chisciotte. Si chiamava Pesce perché in realtà era un uomo
d'acqua che viveva più nel mare che sulla terra.
Lucilie. Quindi esistevano davvero persone in grado di farlo?
Prof. Si rasenta sempre l'incredibile e il favoloso, anche se non dobbiamo
necessariamente rifiutare le testimonianze di uomini altrimenti credibili.
Ma tutti possono notare che ci sono persone che, per così dire, sviluppano
capacità alla nascita e nella crescita, che altri raggiungono solo
attraverso molti sforzi e pratica. Nelle scuole di nuoto, i ragazzi che
hanno familiarità con l'elemento acqua, che nuotano quasi senza istruzioni,
che osano immergersi e che si sentono a proprio agio in questi esercizi, si
distinguono immediatamente. Altri tremano davanti all'acqua, si congelano e
sono quasi in preda alla febbre. Molti di loro non superano l'avversione per
l'acqua per tutta la vita. Anzi, farebbero meglio a evitarla. Quanti di loro
si sono rovinati la salute quando Rousseau ha portato la teoria della tempra
in Germania. C'é stato un tempo in cui il bagno e il nuoto erano considerati
un dovere indispensabile per ogni essere umano, così come la ginnastica e i
suoi esercizi sono stati in seguito predicati come indispensabili e le più
alte virtù.
Florheim. E lo sono certamente. Il fatto che fossero sospettati, persino vietati in
molti luoghi, era il primo segno della decadenza del secolo e dell'avvicinarsi della servitù.
Pof. Chi si trova a suo agio nell'acqua, chi sente un'amicizia con l'elemento,
può col tempo dominarlo, soprattutto se é organizzato per farlo. E come
l'aria rende possibile e facile il volo di un uccello, così l'acqua aiuta il
vero nuotatore, invece di ostacolarlo e affaticarlo; e così si racconta
spesso di uomini che hanno trovato facile nuotare per una distanza
attraverso il mare, così lontana e distante, che il famoso tentativo di Lord
Byron diventa quasi nulla in confronto.
Lucilie. Non é forse bello quando la diversità della natura umana si rivela in tutte
queste cose? Già nell'infanzia spesso si risveglia la passione che fa
nascere il grande uomo dal ragazzo. Ciò che temiamo - salire nelle viscere
della terra, strisciare nei pozzi bui delle montagne, rannicchiati, lontani
dalla luce del giorno - é ciò che ispira il futuro minatore in tenera età.
Il cuore di un altro pulsa quando vede solo cavalli e armi. Si ritira
dall'allegra cerchia dei suoi amici e si siede in un angolo solitario,
perché ha trovato un vecchio libro impolverato, dove le ore passano come
attimi mentre legge. Ho sentito di altri che sono scappati dai genitori o
dagli insegnanti nella natura selvaggia come se fossero ubriachi o pazzi
quando hanno visto per la prima volta una foresta. In seguito non pensano ad
altro che alla selvaggina e alle pallottole, le avventure della caccia sono
le cose più importanti per loro. Chi trova la sua professione per passione
ed entusiasmo sarà certamente sempre felice ed eccellente nella sua
professione.
Geh. Rath. Purché non sia l'ozio o l'affettazione a spingere i giovani maestri verso
una professione apparentemente poetica.
Prof. Oltre all'entusiasmo e alla passione, che spingono alcune persone alla loro
professione, é anche un desiderio poetico, una simpatia magica, che ci lega
agli elementi, soprattutto all'acqua. Con quanta nostalgia i nostri occhi
seguono il volo degli uccelli, come vorremmo librarci con l'aquila
nell'etere blu puro o sulla più alta rupe inaccessibile delle montagne. Qui,
nelle nostre fantasie, dimentichiamo sempre che la nostra organizzazione
contraddice questo, e che l'aria fredda e rarefatta ci ucciderebbe in quella
regione, che persino la delicata farfalla fiorita sopporta meglio. La sera,
al crepuscolo degli alberi, o nel caldo afoso del pomeriggio, quando
cerchiamo l'ombra, quando la fresca grotta ci attira, come ci richiama il
ruscello con la sua freschezza, con il mormorio delle onde. Come il gioco
delle onde ci parla dolcemente e in modo accogliente, e canta al dolore e al
lutto, come allora il desiderio più profondo si risveglia o sogna nel nostro
petto.
Lucilie. Sì, e come l'ha descritto meravigliosamente, chiaramente e semplicemente il
nostro poeta:
L'acqua scorre, l'acqua si gonfia,
Un pescatore si é seduto accanto ad essa,
guardando con calma la sua canna da pesca,
Freddo fino al cuore.
E:
Oh, se tu sapessi come i pesciolini sono
così a loro agio sul fondo,
scenderesti così come sei
e ti rimetteresti subito in sesto.
Non ti tenta Il cielo profondo e
l'umido azzurro rigenerato
in eterna rugiada?
Prof. E' certamente un grande capolavoro, questo poemetto,
e nulla fa tanto male al nostro tuffatore quanto quando ricordiamo questi
toni dolci e semplici. Ma torniamo a questo, che l'elemento rabbioso divora
nella forma spettrale dei mostri, mentre il pescatore é trascinato giù, con
le braccia morbide del desiderio, verso la morte o la felicità.
Verso la fine del XV secolo, sulle coste di Napoli e della Sicilia era noto
un uomo il cui nome era Nicolas, comunemente abbreviato in Cola, e che,
poiché viveva quasi sempre in mare, si mostrava instancabilmente un audace
nuotatore, scendendo a terra solo di rado, man mano che acquisiva
familiarità con l'elemento, veniva spesso chiamato Cola pesce, Nicola il
pesce, dalla gente per scherzo e poi per abitudine. Si dice che potesse
stare ore e ore sott'acqua, che nuotasse per chilometri, che nella più
grande tempesta avesse la stessa sicurezza di quando il mare era calmo, che
andasse alla deriva lungo le coste del paese, nuotando da un'isola
all'altra. Era originario di Catania e fu presto conosciuto da pescatori e
marinai. Quando vedeva una nave, la seguiva a nuoto, per quanto fosse
lontana, saliva a bordo, mangiava, beveva e parlava con la gente; poi si
faceva dare lettere, qui, là, vicino e lontano, che conservava in una
cintura di cuoio, che portava sempre sul corpo nudo. Se non gli si poteva
dare nulla del genere, portava almeno i saluti ai parenti e agli amici che
nuotavano.
La vita in mare gli era diventata così familiare e necessaria che lamentava
malessere e dolori al petto quando aveva trascorso qualche ora sulla
terraferma. Essendo povero e generato da genitori poveri, era questa
passione e abilità a dargli il sostentamento. Raccoglieva conchiglie,
ostriche, coralli e qualsiasi altra cosa trovasse, dalle scogliere e dal
fondo del mare. Veniva anche inviato come messaggero e corriere di denaro da
un porto all'altro, da un'isola all'altra. Così viveva e si nutriva, così si
aggirava tra i conoscenti e gli estranei, dapprima meravigliato come un
miracolo, in seguito considerato normale e utile, finché si avvicinò il
giorno in cui questa forza e abilità, come se gli dei del mare fossero
finalmente stanchi che un mortale si permettesse di sfidarli con tanta
audacia, lo trascinarono verso il suo destino. In questo sviluppo del suo
destino, i racconti differiscono l'uno dall'altro; e questo potrebbe forse
indurre l'amante del dubbio a non credere all'intera vicenda, o almeno a
considerare il racconto esagerato
Geh. Rath. Qui, naturalmente, trovo un uomo diverso da quello
della nostra ballata. Un nuotatore esperto e robusto che vive solo
nell'acqua, che é noto al popolo come tale, che appare anche al marinaio più
rude come un miracolo, in quanto riesce a passare molto tempo sul fondo del
mare, e che compie tutto questo solo per gioco, apparentemente senza grandi
sforzi.
È quindi comprensibile che un principe curioso o incuriosito lo invogli a
scendere sul fondo di Cariddi per portare notizie da questo terribile mondo
sotterraneo. Ma come un re possa pensare di mandare laggiù i suoi cortigiani
e ciambellani, che forse non hanno mai provato a nuotare, mi é sempre
sfuggito. E ora un ragazzo, un giovane debole, di cui non sappiamo nemmeno
se abbia già fatto qualcosa nel nuoto e nell'immersione, intraprende questa
tremenda impresa.
Lucilie. Oh, accidenti, caro amico, che vuoi che il miracoloso sia
così prosaico. Secondo questo punto di vista, che ne sarebbe di tutta la
poesia, e persino della ballata e del romanzo, che sono i meno adatti a dare
un simile resoconto?
Geh. Rath. Sì, mia cara, a suo modo poetica; e se ne avessimo il tempo,
si potrebbe spiegare a sufficienza con tutte le belle poesie di questo
genere. E ora il re, che promette addirittura a sua figlia un secondo
tentativo riuscito? A parte una curiosità incomprensibile, Schiller è un po'
troppo generoso qui, anche per un poeta.
Lucilie. E io dico che siete innamorati del sentimento e della poesia.
Il giovane che non conosciamo non può essere di antica nobiltà? Il re lo
vuole cavaliere. E' bellissimo, lo vediamo dalla poesia. La giovane
principessa é notevolmente interessata a lui: é possibile che molto tempo fa
si sia svolta una storia d'amore segreta, che ora si sta realizzando in modo
fiabesco. Quanti romanzi avrà scritto in silenzio sul suo amore senza
speranza e sulla sua bellezza.
Geh. Rath. Se così fosse, difficilmente avrebbe deciso di compiere il pericoloso tuffo,
solo per prendere e possedere la coppa d'oro. Questo forse lo avrebbe
degradato agli occhi della sua amata.
Lucilie. Lei recensisce il poema come se fosse una tragedia. E
insomma, se avete ragione, io dico: non dovrebbe esserlo, e il poeta ha
ragione!
Geh. Rath (ridendo). Questo é il modo più glorioso per porre fine ad una discussione.
E perché cercare ragioni e prove quando si ha questo in tuo potere?
Prof. In una grande festa a Messina, alla quale era presente anche il meraviglioso
Nicola tra la gran massa del popolo, il re si mise a pensare a come potesse
essere il fondo della ben nota Cariddi, sotto il gorgo che spumeggia e
infuria, che viene in parte inghiottito a intervalli ricorrenti, per poi
risalire dagli abissi dopo una pausa. A lungo Nicola si é rifiutato di
affrontare queste profondità, in cui la marea non smette mai di scorrere,
per quante cose incredibili avesse già intrapreso nella sua vita. Temeva di
perdersi in scogliere rocciose così strette che gli sarebbe stato
impossibile ritrovare la strada. Allora il re gettò la coppa e Nicola, dopo
essere stato molto incitato dagli astanti, tanto da stimolare la sua vanità,
si tuffò per riprenderla.
Geh. Rath. Nonostante ciò, la vicenda rimane abbastanza poetica.
Prof. E' strano che i contemporanei che raccontano la storia sembrino divergere su
punti essenziali. Alcuni chiamano Federico, altri Alfonso, questo curioso re
di Napoli. Federico doveva essere lo zio del crudele e universalmente odiato
Alfonso, che, cacciato il nipote, regnò anch'egli per poco tempo, lasciando
il trono al cattolico Ferdinando di Spagna. La storia si adatterebbe meglio
a quel Ferdinando, nemico e poi amico del famoso fiorentino Lorenzo
Magnifico. Anche lui regnò solo pochi anni prima, perché dopo la sua morte i
principi cambiarono molto rapidamente.
Geh. Rath. Dovrebbe essere possibile indagare e stabilire la questione.
Prof. Seguirò il suo suggerimento e troverò i passaggi importanti in Jov. Pontanus
e Alexander ab Alexandro, dato che ora sto solo raccontando a memoria.
Geh. Rath. L'uomo pesce non é tornato alla luce, vero?
Prof. Se la mia memoria non é del tutto sbagliata, ci sono anche diverse interpretazioni
al riguardo. Alcuni dicono che non é riapparso più, così come la coppa
d’oro.
Geh. Rath. Questa deviazione sarebbe il punto più importante per la
critica. Se si trovasse davvero, si potrebbe alla fine dubitare dell'intero
episodio, e anche dell'arte sovrumana del buon Nicola.
Prof. Nella mia prima giovinezza, anni prima che Schiller scrivesse questa
ballata, ho letto di questo meraviglioso episodio. Da allora non sono più
riuscito a ritrovare il libro, perché all'epoca non ricordavo né il titolo
né l'autore. So solo che la mia immaginazione giovanile fu
straordinariamente rapita dalle immagini e dalle descrizioni che l'audace
sommozzatore aveva portato a galla dall'abisso. Raccontò di strani e
sconosciuti mostri marini che vivevano lì nelle profondità, tra le strette e
larghe scogliere rocciose e le gole che si estendevano laggiù come un enorme
labirinto. La cosa più raccapricciante che ricordo é l'immagine di enormi,
giganteschi polipi, uno spettrale intermediario tra un animale inconsapevole
e un disgustoso verme vegetale sordo e cieco. Raccontò che erano cresciuti
fino a raggiungere dimensioni enormi ed erano saldamente attaccati alle
rocce frastagliate; ne aveva visti alcuni con grossi pesci nelle pinne
pelose o nelle braccia, che si contorcevano e si dimenavano, e che venivano
fortemente trattenuti per poterli succhiare. Mentre guardava con un certo
brivido questo spettacolo, da un altro lato si stavano già allungando verso
di lui venti lunghi tentacoli simili a braccia, che volevano abbracciarlo
per tirarlo verso un polipo ancora più grande e incastrato nella roccia, in
modo che potesse servire da cibo per il mostro grigio, incolore e informe.
Così afferrò rapidamente la coppa e sfruttò il ritorno della marea per ì
uscire dalle rocce e dalle fessure e rivedere la luce del giorno.
Lucilie. Nel suo poema, Schiller allude a simili orrori che il
palombaro vide.
Prof. Ora il secondo racconto riferisce che il re, la cui curiosità era stata ancor
più stuzzicata, scagliò giù una seconda coppa e mostrò anche al nuotatore
una grande somma d'oro, che gli avrebbe dato se avesse recuperato anche la
seconda coppa dall'abisso. Nicola, inorridito da quello spettacolo
subacqueo, si lasciò accecare dalla cupidigia e dall'avidità di denaro e,
dopo aver riflettuto un po', si rituffò nel gorgo, senza più ricomparire.
Essling. L'episodio rimane sempre attraente e l'immaginazione continua
a elaborare il meraviglioso anche dopo la conclusione. Si potrebbe forse
riservare a un altro poeta una conclusione più fortunata.
Geh. Rath. Perché no? Nella nostra nuova letteratura non é ancora
successo abbastanza, che forze diverse si cimentino con lo stesso soggetto.
Eßling. Forse qui non dovrebbe essere così difficile, visto che il
miracolo é così vicino. Semplicemente non dovrebbe essere una seconda storia
d'amore.
Madre. Solo che non si dovrebbe voler tirare in ballo la
superstizione. Meglio ancora l'amore biasimato della figlia del re.
Eßling. Caro amico, cosa chiamiamo superstizione? Noi, nelle nostre allegre stanze,
nelle nostre occupazioni quotidiane, sparsi per le società, vivendo negli
eventi del mondo e della nostra città, abbiamo una ragione buona e facile.
Ma pensate al minatore solitario, in fondo al suo pozzo, che sente solo il
suono del suo martello, circondato da rocce in cui riconosce i minerali - e
il lavoro di macchine meravigliose, i suoi compagni di miniera, che rivede -
qui, quando una volta irrompe una disgrazia, quando all'improvviso si trova
un filone ricco, la credenza nel presagio e nella prefigurazione si sviluppa
da sola. Ogni classe che vive a contatto con la natura ha le sue superstizioni e i suoi
fenomeni, che non si lascerà mai convincere dall'illuminato abitante della
città. Se si rende abbastanza fedele il vecchio cacciatore, già molto provato, il più sensibile di loro ci dirà cose miracolose. Al crepuscolo del
mattino, al chiaro di luna, sulle montagne e nelle foreste appaiono fenomeni
che, vissuti in prima persona, non possono essere spiegati così facilmente.
Per il vecchio marinaio e il capitano della nave, la sua nave diventa un
essere vivente a cui attribuisce carattere, capricci, stranezze, ma anche
virtù. Si infurierà se qualcuno cercherà di farne una macchina di legno come
tutte le altre. La leggenda della mostruosa bestia marina, il Kraken, che è
grande come un'isola e che viene vista una o due volte in ogni secolo dai
devoti navigatori nei pressi della Norvegia, si ripete sempre. Per questi
marinai, gli antichi Tritoni e Nereidi, persino il Dio Nettuno, non sono
ancora morti. Le figure e le leggende più meravigliose emergono spesso
dall'elemento più antico, e mancano solo i poeti per abbellire lo spettro in
modo greco.
Madre. Ehi! Ehi! Herr Rath, un uomo d'affari e un tale difensore della superstizione!
Lucilia. Oh, che bello! La sto conoscendo con un aspetto completamente nuovo. Ma le
assicuro che le sta molto bene.
Madre. Davvero? Ma cosa ne dirà il nostro Florheim? Scommetto che la pensa diversamente.
Florheim. Se devo esprimere la mia sincera opinione, allora affermerei quanto segue:
non si dovrebbe mai dare un concerto in cui la Marsigliese non sia eseguita
all'inizio o alla fine con musica strumentale completa e canti polifonici,
in modo da ricordare al pubblico qual é la cosa principale. Come un tempo
gli estremi dello stampatore erano posti sopra o sotto i capitoli, o in
alcuni libri francesi le vignette, così non dovrebbe essere stampato alcun
libro in cui non si trovino le teste e i ritratti dei più illustri eroi
della libertà: Nessun libro di cucina, nessun libro di matematica, di
geografia, di filosofia, o qualunque sia il loro nome, potrebbe esistere
senza i ritratti di Mirabeau, Washington, Franklin, Kosciusko, ma anche
degli incompresi Danton e Robespierre, che risplendano qua e là, sopra e
sotto: in modo che l'uomo si ricordi in tutte le sue azioni e attività di
ciò che gli spetta.
I calendari popolari dei borghesi e dei contadini dovrebbero riportare
l'intero mese di luglio a lettere rosse, affinché l'uomo comune ricordi
sempre che la salvezza dell'umanità è stata emanata dalla gloriosa
Rivoluzione di luglio, che la vera storia é iniziata con questa epoca.
Perché tutto ciò che é stato prima è favola o privo di interesse. E a cosa
serve la nostra conoscenza dell'inutile feudalesimo e del clero cieco?
Entrambi sono stati abbattuti, con qualsiasi mezzo. Allora tutti i libri
dovrebbero essere stampati in lettere latine, in modo che nessun occhio
percepisca la scrittura gotica deformata dei tedeschi. Ma se il pregiudizio
e l'ostinazione sono troppo forti contro questo miglioramento, allora almeno
tutti i nobili devono unirsi per stampare quei nomi come "Principe, Signore,
Re, Duca, Conte, Scudiero" ecc. non più con l'iniziale maiuscola, ma con le
lettere minuscole, in modo che anche i bambini, mentre imparano a sillabare,
imparino a disprezzare questi nomi. E cosa si può avere ancora oggi contro
gli ebrei? Non sono forse ancora una volta il popolo eletto? Non sono forse
i nostri veri eroi della libertà, i veri Maccabei, i più autentici tedeschi?
Chi combatte così in prima fila?
Tutti guardarono l'oratore, il professore, che
pensava di aver capito qualcosa della medicina, prese la mano del giovane
per tastargli il polso
Florheim. Non penserete che stia parlando con la febbre, vero?
Madre. Oh no, solo che i tanti diari le hanno dato alla testa. Ma un giovane che presto
diventerà mio genero deve fare più attenzione a non annegare in questa marea di riviste.
Geh. Rath. Certamente si può anche fare troppo di una cosa buona.
Lucilie. Ma non vogliamo far arrabbiare il patriota, parliamo
piuttosto di quell'uomo d'acqua.
Eßling. Che é annegato anche lui nei gorghi di Cariddi e nelle
spalancate gole sotterranee.
Florheim. Meglio ancora che negli archivi o tra i folli mandati del
cosiddetto governo come servitore di un principe.
Lucilie. O cielo! Torniamo serenamente a quel Nicola,
il pesce, di cui abbiamo parlato prima in modo così calmo e istruttivo.
La storia che abbiamo appena ascoltato non si può forse definire una
novella? Ora che tutto si chiama così?
Prof. Gli italiani più antichi, se avessero narrato l'evento, senza alcun dubbio
l'avrebbero probabilmente chiamata novella. Perché questa capacità subacquea
e questo dono di nuotare é certamente strano e nuovo.
Lucilie. Non se ne potrebbe fare un romanzo secondo le nostre esigenze
o la nostra moda più recente?
Essling. Certamente, e in più di un modo.
Come avevamo già un genere nella pittura di paesaggio, i paesaggi marini, in cui i porti, le tempeste,
le navi e il mare erano rappresentati in molteplici funzioni, così ora gli
inglesi e i francesi hanno il loro romanticismo marino. Così, l'intera vita
marittima dei napoletani e dei siciliani potrebbe essere legata al destino
di quest'uomo, alla descrizione di tutte le isole e le baie del luogo: l'Aetna
sputafuoco fornirebbe un buon contrasto a tutto ciò. Dovremmo ora
conoscere una nave in particolare, con ogni sua vela, con ogni corda e
tavola, in modo che, quando affonda, potremmo piangere per lei, come per una
persona.
Il personaggio più interessante, naturalmente una ragazza bella, distinta e
ricca, viene salvata dal naufragio da Nicola, attraverso il quale entra in
contatto con la corte e il re, e così via.
Lucilie. Rispetto il talento di Cooper, ma credo che il suo modo di fare sia troppo
prolisso. Non ho ancora avuto il coraggio di leggere le poesie di mare
francesi, che pure hanno guadagnato una grande reputazione.
Eßling. Poiché a voi, mia signora, non piace questo modo di
procedere, si potrebbe anche imbastire un romanzo di cospirazione attorno
alla figura del pesce umano.
In quelle regioni non mancavano mai le ribellioni, e in quel periodo i
baroni e la nobiltà erano particolarmente sfiduciati nei confronti dei loro
principi, e il popolo sfiduciato si lasciava abbindolare, come spesso aveva
fatto in precedenza. A scusare, forse a giustificare i congiurati, la figura
di quel crudele Alfonso, odiato sia dalla nobiltà che dal popolo e dal
clero, non sarebbe stata disomogenea. Nicola serve il partito contro il tiranno, i cospiratori ricevono notizie,
nessuno capisce come, visto che nessuna nave può salpare, visto che la
tempesta ha sfasciato quella che, sfidando la natura e il divieto, aveva
osato farlo, sulle scogliere.
Così questo Nicola, con la sua abilità di nuotatore, é l'anima di tutta
l'impresa. Alcuni nobili languono nelle prigioni, le bellezze piangono il
loro amato. Nicola nuota e fa quello che può. Alla fine il tiranno viene a conoscenza di quest'uomo miracoloso e di quanto sia
già stato danneggiato da lui. Ma non può prendere per la testa l'uomo del popolo, che gode della venerazione superstiziosa di quasi tutti, e
rinchiuderlo, o addirittura giustiziarlo, come preferirebbe.
Allora immagina una curiosità insaziabile per la storia naturale.
La grande festa si celebra vicino al mare. Il re getta la coppa nell'abisso.
E' stato così furbo da legare il recupero della coppa al perdono di quegli
amati nobili per i quali é già stato eretto il patibolo, oltre al desiderio
di scoprire com'é laggiù. Tutto é in gioco. Gli occhi delle più belle dame
si dirigono imploranti verso il magnanimo pesce, l'amore, l'onore, la
libertà, la patria chiama, ed egli si immerge nel labirinto d'acqua, non
verso uno, ma verso mille minotauri.
Con timore si aspetta il suo ritorno da tutte le parti, il re trema, eppure
è convinto che sia impossibile per qualsiasi potenza umana tornare da quell'inferno.
Mentre tutto é ancora nella massima tensione e molti si sono già arresi alla
disperazione, ecco che l'audace nuotatore, cavalcando le onde spumeggianti,
appare improvvisamente di nuovo.
Esultanza generale. Il re cambia colore ad ogni minuto per lo stupore e il
fastidio. E' votato alla cattiveria. Non può ritirare il perdono, ma vuole
distruggere chi lo ha costretto a farlo. Così promette al nuotatore un'alta
dignità e grandi ricchezze se tirerà fuori dall'abisso la seconda coppa
d'oro, ancora più grande, e in più vuole lasciare una parte considerevole
dell'accisa. Se dunque sei,
conclude con mascherato disprezzo,
un uomo che ama se stesso e la patria, se sei coraggioso e patriottico,
allora recupera anche questa, e raccontami il seguito delle meraviglie delle
profondità marine, allora sarai ricco e diventerai anche membro della mia
accademia.
Nicola lo guarda con uno sguardo strano, poi lascia che il suo occhio acuto vaghi nel cerchio dei
nobili e del popolo. Si prepara al secondo tuffo, poi, come in un improvviso
entusiasmo, una volontà, un pensiero muove le migliaia di persone. Prendono
il tiranno e lo gettano nell'abisso, esultando, perché possa continuare lì
le sue ricerche storico-naturalistiche nella sua persona. Alfonso fuggì e si
ritirò in un monastero, ma poiché morì dopo poco tempo, questo non ha
importanza.
Per i vari gruppi di eroi della libertà, i molti sentimenti che possono
esprimere, sono un sostituto più che adeguato per questa piccola
trasgressione della verità.
Florheim. Stringimi la mano, Essling, abbracciami calorosamente, fino adesso ti avevo
frainteso. Scrivi tu stesso quest'opera nobilissima. Sì, amico, é così che
la poesia deve svilupparsi nel nostro secolo, se non vuole rendere la razza
umana sempre più inguaribilmente effeminata.
Geh. Rath. Oh, oh, signor Rath, se solo non dimenticasse l'importanza
della sua carica su invenzioni così lontane e non trascurasse la sua
promozione.
Eßling. Lei sa, caro amico, che non stampo nulla: questa divertente improvvisazione
mi sembra di natura del tutto innocua.
Prof. Allora conoscerebbe forse un terzo modo di trattare questo argomento marino?
Lucilie. Oh, vi prego, continuate a confrontarvi da immaturi. E se
potete, lasciate che solo l'amore sia il centro di questo terzo racconto.
Eßling. Come lei comanda.
Contro la mia volontà, una bocca gentile mi costringe;
ma può anche chiedere qualcosa di doloroso, e lo riceve.
Ecco come sarebbe cresciuto il nostro Nicola, bello, forte, intraprendente, a Catania, da
genitori poveri, pescatori che si nutrono solo di poco. Il suo talento si
sviluppa presto. Non ha quasi bisogno di una barca per andare lontano nel
mare; il suo corpo bello e arzillo é completamente attrezzato per essere
tutt'uno con il mare. Così, poiché é il miglior subacqueo, mantiene i suoi
genitori recuperando conchiglie e coralli rari, che poi vendono. Ben presto
trasporta lettere attraverso il mare. Ma una notte d'estate approda su
un'isola lontana (sia essa Ischia, o Procida, o una delle più piccole). Qui
incontra una ragazza di nobili natali, ma impoverita; il padre di lei é
morto in esilio in terre lontane, e a loro non é permesso lasciare la loro
isola solitaria, tanto meno farsi vedere a Palermo o a Napoli.
Nei colloqui d'amore al chiaro di luna, quando la vecchia madre già dorme, i cuori del giovane
Nicola e della bella Serafina si avvicinano. Lei racconta i destini della
sua famiglia. Lui ne é entusiasta, ma non sa come aiutarsi o consigliarsi
per arrivare a possedere la più bella fra tutte.
Ma ora ha ancora meno pace a casa, nella piccola e angusta capanna della sua famiglia. In ogni
condizione atmosferica, nelle notti più buie, nuota verso l'isola della sua
amata, proprio come Leandro nell'antichità visitava il suo eroe di notte,
solo che la sua via d'acqua è molto più lontana di quella che ai nostri
giorni il poeta britannico ha reso nuovamente famosa. Grazie a questa
pratica continua, il suo potere miracoloso aumenta a tal punto che presto
diventa lo stupore e la leggenda dei suoi compatrioti.
Quando si parla di un'impresa impossibile, si dice sempre che nessun uomo
può farla, ma il nostro Nicola sì. Gli armatori, i conti e i signori si
servono di lui per ricevere e spedire lettere che non affiderebbero a nessun
altro.
Dopo un po' di tempo, a volte trova sulla sua isola poetica un giovane
sospetto, che gli rende difficile raggiungere la sua amata. Ben presto
scopre l'impetuoso giovane anche a Catania, lo vede a Palermo e, senza che quest'ultimo conosca la sua parentela con l'amata, gli consegna pacchi e
lettere che deve consegnare a un nobile conte, che sta nuotando verso la sua residenza di campagna. Infine, mentre questa corrispondenza segreta
continua, la sua amatissima Lucilie lo scopre in una notte tranquilla.
Lucilie. Come? Si chiama Seraphine.
Eßling. Vedo che stanno tutti ridendo di me. Sì, amici
miei, un narratore improvvisato deve avere una memoria straordinaria. Ma ora
sono in imbarazzo.
Così la bella Lucilie, o meglio Serafina, come avete giustamente notato,
scopre che questo giovane sospetto é il suo rivale, che si è già
dichiarato a sua madre. La vecchia e malaticcia madre si é fatta illudere
dalle promesse del giovane, che le promette nientemeno che il recupero di
tutti quei grandi possedimenti che da tempo sono stati sottratti alla
famiglia dal governo.
Il giovane é un cospiratore e un fanatico. Fa parte di un'alleanza che si é
diffusa in tutto il Paese. L'intenzione é quella di rovesciare il governo,
assassinare il re e fare della Sicilia una repubblica, con la cura e la
tutela di un duca che metta tutto in ordine e restituisca agli esuli i loro
beni, ingiustamente sottratti.
All'astuto Cola, che non si lascia irretire da nulla, nelle notti solitarie,
mentre nuota avanti e indietro, appaiono spesso apparizioni miracolose,
divinità del mare o demoni, alcuni dei quali hanno buone intenzioni con lui,
ma altri vogliono rovinarlo. Così sente il canto delle cosiddette sirene e
rischia di essere catturato da loro.
Nel frattempo, il nobile cospiratore ha fatto rapire la sua amante per
consegnarla al suo rivale, che gli ha reso importanti servigi. La donna
rifiuta di diventare la moglie del malvagio e viene rinchiusa in una torre
robusta e inaccessibile.
Nel frattempo, il re, che é un signore molto gentile e ama le scienze e le arti,
ha organizzato una grande festa. Una splendida processione si svolge
sull'acqua; tutto é adornato con abiti preziosi, risuonano musica e canti;
egli indossa la veste dell'incoronazione con corona e scettro. Poi la moglie
perde il suo prezioso diadema, che cade in mare. Sconcerto generale. - Nessuno, dicono tutti, può farcela,
tranne l'audace nuotatore e il miglior tuffatore, Nicola.
Lo cercano. Si addentra nelle profondità del mare come se stesse giocando, rimane invisibile per
molto tempo perché deve cercare in lungo e in largo, e infine riappare con il diadema.
Ora il re saggio vuole sottoporlo a una prova ancora più grande.
La coppa viene scagliata nel gorgo di Cariddi. Tutti sono inorriditi, ma Nicola promette di cercarla di nuovo
se, in caso di successo, il re gli concederà una richiesta, che farà in seguito.
Il re lo esaudisce e lui si tuffa.
Mentre tutti attendevano con timore e trepidazione il ritorno dell'audace, giunse la notizia di una
rivolta nella provincia. Solo il re non perde la calma: manda messaggeri, dà
gli ordini più necessari, un comandante presente va subito incontro ai ribelli.
Ora appare Cola con la coppa, nel tripudio generale.
Si riposa perché é molto esausto, poi si veste e si siede a tavola accanto al re. Ora il racconto
delle meraviglie del fondo del mare, di quelle terribili camere di roccia,
dei mostri più orribili, dei polipi, dei serpenti marini, dei polpi, delle
sirene, dei folletti acquatici selvaggi e di tutto quello che volete, perché qui la fantasia ha libero sfogo.
Quali pericoli non può aver passato il nostro eroe laggiù! E' eccitato, e chi può biasimarlo se qua
e là si allontana un po' dai limiti della verità. A un bravo ciambellano,
che voleva accusarlo di menzogne ed esagerazioni con un ironico giro di
parole, disse molto brevemente:
- Spogliatevi, nobile signore, saltate giù e guardate
voi stesso laggiù, tornate e svergognatemi in seguito se mi trovate falso, e
se gli strani abitanti di quelle camere d'acqua vi hanno accolto gentilmente
e vi hanno incontrato con un volto allegro.
Mentre sono a tavola, arriva la lieta notizia che i ribelli sono stati sconfitti e
i capibanda catturati, prima che il comandante potesse radunare il suo
esercito. E chi ha compiuto questa audace impresa, questa azione eroica?
Nientemeno che il padre di Lucille, che si pensava fosse morto da tempo in
esilio.
Madre. Ancora Lucilie? Non la conosciamo.
Eßling. Scusatemi! Il padre della bella Serafina.
Ora Nicola si fa avanti con la sua richiesta, che il re deve esaudire; si
tratta, ovviamente, di avere in moglie Serafina. Il padre, che in precedenza
aveva saputo dalla moglie tutti i piani che si stavano ordendo contro il re,
si era affrettato a radunare un popolo coraggioso e ad attaccare i traditori
senza lasciare scampo.
Il vecchio fu reintegrato dal re riconoscente in tutte le sue dignità, in
possesso dei suoi grandi possedimenti, e l'uomo molto esperto, che da allora
aveva sopportato molteplici miserie, ora sposò con gioia sua figlia con
colui che il popolo chiamava solo proverbialmente Pesce Cola.
Madre. Che bello! Sì, in questo modo la ragione e l'abilità entrerebbero in questa
storia poco interessante. Cosa ne dici, caro Florheim?
Florheim. Quest'ultima era del tutto assurda.
Ai nostri tempi, se si vuole che un
libro sia buono, i ribelli devono sempre avere la meglio sul governo. Ma se
questo non può accadere, devono almeno suscitare un tale interesse come
santi martiri, che si finisce la lettura con le lacrime, e così un odio
maggiore ricade sui vittoriosi persecutori della virtù. Questa é la strada
dell'epoca e dell'istruzione evoluta.
Madre. E' incorreggibile.
Oh, signor Rath Eßling, deve venire a trovarci spesso, vero? Soprattutto la sera, quando
siamo soli. Renderete felici me e mia figlia.
Eßling. Se non sarò trasferito, sarà per me un grande piacere trascorrere le mie
serate nella vostra cerchia domestica.
Madre. E non potrebbe, se glielo chiedessimo, raccontare una storia del genere in
modo più esteso, così da riempire un'intera serata, forse differente?
Eßling. Spero, se vi divertirò con questa storia, di riuscire a trovare quanta più
inventiva possibile.
Madre. Oh, lei é un maestro, un uomo gentile. Come é bello, quando si arriva a uno
sviluppo o a un punto pericoloso, poter dire: "O carissimo amico, non
lasciare che l'uomo amabile perisca! Per l'amor del cielo, non far
precipitare così volontariamente nella disgrazia la nobile donna, con la
quale posso pensare a me stessa nel mio aspetto giovanile, o mia figlia! Non
è forse vero, uomo d'ingegno, che in tali luoghi anche la mia richiesta verrebbe accolta?
Essling. Se non la giustizia poetica.
Madre. Oh, lasciate fuori dal gioco questo fatale magistrato, che ha già rovinato
tanti buoni libri e pensa sempre e solo ai sacrifici. Spesso un brav'uomo,
una bella ragazza, se commettono solo un piccolo errore, devono subito
cadere in una grande disgrazia. No davvero? Voi sapete raccontare storie, e
poi mi permettete, quando sono nel pieno dell'interesse, o di una paura
poetica, di dirigere i destini in un modo o nell'altro? Per un talento
grande come il vostro, è solo un incentivo a sviluppare nuove e ancora più
grandi bellezze. E' molto più piacevole ed edificante che leggere i soliti
libri alla moda, e si può anche immaginare di lavorare sull’argomento.
Essling. Avete, cari amici, un'opinione troppo
buona del mio talento. E' come se anch'io dovessi gettarmi nel vortice, come
il nostro Cola. Ma non é stato saggio perché, prima di intraprendere
l'impresa, si é fatto promettere che sarebbe stata accolta una richiesta da
cui dipendeva tutta la sua felicità?
Lucilie. Parliamo di altre novelle o di eventi veri. Lei, mio professore, é rimasto
in silenzio per tanto tempo e mi sembra che anche lei voglia raccontarci qualcosa.
Prof. Avevo davvero un'altra storiella da raccontare,
che, a mio avviso, potrebbe essere chiamata novella, sebbene abbia ancora
grandi segni di verità, e sia corroborta da più di un'autorità, cosicché
appare tanto più strana proprio per questo motivo, e anche più credibile, se
non si è inclini al dubbio.
Lucilie. Sono impaziente, cominciate.
Prof. Il fatto di cui parlerò é accaduto ben duecento anni dopo l'incidente di
Nicola, da cui Schiller ha tratto il suo tuffatore. Non lontano da Santander
si trova la piccola città di Lierganes, il cui paesaggio montuoso si estende
fino al mare, ed é posta tra la Biscaglia e le Asturie. Vicino a questa
Lierganes si trova anche Santillana, il cui nome ci é diventato abbastanza
noto grazie al romanzo Gil Blas.
In questa Lierganes viveva una famiglia povera, il cui padre si chiamava
Francesco de la Vega, Maria sua moglie e i loro quattro figli: Tommaso, che
era già sacerdote, Giuseppe, Francesco e Juan.
Il padre Francesco era morto e il figlio, che si chiamava anch'egli
Francesco come lui, mostrò fin dalla prima giovinezza una straordinaria
passione per l'acqua. Ogni volta che poteva, faceva il bagno e nuotava nel piccolo fiume del villaggio,
e di nuovo si sedeva per ore sulla riva dello stesso e si dedicava alla
pesca. Questo ragazzo, nato nel 1657, non mostrava alcun desiderio di altre
occupazioni; lo si incontrava sempre vicino al fiume o a fare il bagno e
nuotare nell'acqua stessa, tanto che la madre spesso si spazientiva e,
poiché nessun insegnamento o ammonimento aveva effetto su di lui, alla fine
una volta, in preda alla rabbia, lo maledisse e gli augurò di vivere
interamente nell'acqua e di trovarvi una casa e una dimora.
Lucilie. Qui abbiamo la vera novella proprio all'inizio. Uno strano corso della vita
o uno strano destino è fantasticamente motivato da questa imprecazione.
Prof. Esatto. Non ho mai conosciuto nessuno che potesse negare la sensazione che
una maledizione solenne, soprattutto dei genitori, sia priva di effetto. È
possibile che la sorte di quegli esseri che l'hanno subita diventi più
significativa per tutti; l’attenzione ricade su di loro, e la disgrazia che
li colpisce appare allora come il compimento di questa maledizione. Non
bisogna nascondere che molti contemporanei, e la madre stessa in seguito,
hanno voluto negare questa imprecazione materna. E' così che accade sempre.
Come la superstizione ha i suoi zelanti difensori, così l'asciutta
ragionevolezza, ed é impossibile dire quale delle due parti sia più fanatica.
In breve, il ragazzo, Francesco, fu mandato a Bilbao quando aveva quindici
anni per imparare il mestiere di falegname da un maestro del posto. Bilbao
non è molto lontana da Santander e Lierganes, ed é sempre stata famosa per
le sue eccellenti fabbriche di spade e di ferro. Ma anche qui il giovane
apprendista si dimostrò un artista dell'acqua. Si tuffò di nuovo nel fiume,
nuotò di nuovo e non si curò del suo lavoro.
Aveva ormai quindici anni e, dopo essere stato apprendista per due anni, nel
1674 era uscito di nuovo con altri giovani per fare il bagno e nuotare. Era
piena estate, il giorno di San Giovanni. Lo aspettavano, i suoi vestiti
erano stesi lungo il fiume, ma non tornò. Lo avevano visto nuotare molto a
valle, quindi doveva essere annegato. Il mastro carpentiere lo riferì alla
madre a Lierganes e si pensò che fosse morto.
Ora si credeva che la maledizione della madre si fosse avverata. Ma é
naturale che la madre, nel suo dolore, neghi di aver mai pronunciato una
simile maledizione. Passarono gli anni, la madre e i suoi parenti si
calmarono; tutti coloro che lo avevano conosciuto si convinsero della sua
morte e raramente si pensò a lui.
Erano passati cinque anni quando qualcosa di strano accadde lontano,
all'estremità opposta della Spagna. Nel 1679, alcuni pescatori partirono da
Cadice. Stavano stendendo le reti quando notarono in lontananza una figura
che ora appariva, poi si immergeva a piacimento, e scompariva a lungo
sott’acqua.
Poiché il corpo apparve ai pescatori come una figura simile a un essere
umano, si spinsero in mare per osservarlo più da vicino, o forse anche per
catturarlo, ma la creatura non apparve più quel giorno e tornarono a casa
alla solita ora. A terra raccontarono della strana apparizione che avevano
visto e nei giorni seguenti uscirono con altre barche per catturare la
creatura.
Effettivamente apparve di nuovo, ora più vicino e ora più lontano, ma dopo
poco tempo si sommerse di nuovo e infine, dopo aver ripetuto questo gioco
molte volte, rimase invisibile nell'acqua. Quando i pescatori tornarono a
terra con questa notizia, la curiosità di tutti coloro che ne vennero a
conoscenza si fece ancora più forte e si cominciò a pensare al modo di
impossessarsi della strana cosa per saperne di più della sua natura. Si
decise di prendere più reti e più forti per intrappolare lo straniero,
mentre altre barche avrebbero dovuto cercare di avvicinarlo dall'altra
parte. Nella zona si parlava già molto di questo spettro acquatico e la
gente era molto ansiosa di conoscere meglio l'uomo misterioso. Il terzo
giorno apparve davvero, e questa volta rimase con la parte superiore del
corpo sopra l'acqua più a lungo dei giorni precedenti.
I pescatori gettarono in mare dei pezzi di pane, che lui raccolse e mangiò;
questo sembrò piacergli, perché man mano che altri pezzi nuotavano verso di
lui, si avvicinò sempre di più, senza accorgersene, afferrando il pane
avidamente e mangiandolo con piacere. Il gioco gli piaceva così tanto che
alla fine si avvicinò molto a una delle barche e si trovò improvvisamente
impigliato e catturato nelle reti.
Lo tirarono con gioia nella nave e si stupirono del fatto che colui che
avevano pensato fosse un mostro marino e un mezzo pesce fosse un essere
umano completo e normale. Non aveva nulla del pesce, se non qualche squama
sulla spina dorsale e il dorso. Il pesce fu portato a riva, dove molti
curiosi lo stavano già aspettando. Tra il frastuono e le grida della gente,
le gioiose esclamazioni di stupore, mentre tutti chiedevano e raccontavano
storie, fu portato in un monastero francescano. I monaci e alcuni uomini
rispettabili che avevano seguito il prigioniero lo guardarono da vicino, gli
parlarono, prima nella lingua locale, poi in italiano, in francese e in
altri dialetti, ma il selvaggio nudo non rispondeva con alcun suono,
sembrava non capire affatto le persone e portava sul volto un'espressione di
stupidità e di follia. Un pio monaco, ritenendo possibile che il malcapitato
fosse posseduto da uno spirito maligno, lo invocò con tutte le cerimonie
consuete della chiesa romana, ma anche questo non fece la minima impressione
sull'uomo completamente ottuso. Così trascorse per diversi giorni nel
monastero tra i monaci benevoli che lo nutrivano e lo vestivano. Lasciò che
tutto gli accadesse, ma nulla di ciò che vedeva e sentiva lo impressionava
minimamente. Anche uomini illustri visitarono il malato, ma non si riuscì a
scoprire nulla di ciò che era o da dove veniva.
Anche uomini illustri visitarono il malato, ma non si riuscì a scoprire
nulla di ciò che fisse o da dove venisse.
Dopo che l'interesse nei suoi confronti era già scemato e gli si rivolgeva
di nuovo la parola, improvvisamente e inaspettatamente si lasciò sfuggire
con chiarezza l'espressione: Lierganes. Dopo averla pronunciata, ripeté la
parola più volte. Nessuno sapeva cosa stesse cercando di dire, perché
nessuno dei presenti conosceva quel piccolo luogo così lontano, ai confini
estremi dell'impero. Accadde però che un giovane ragazzo che lavorava come
operaio a Cadice sentì che il subacqueo aveva usato quell'espressione
incomprensibile, perché l'episodio fu subito conosciuto e discusso in tutte
le case della città. Questo giovane era anch'egli originario di Lierganes, e
per caso era stato portato fin lì, nell'angolo opposto del regno. Spiegò ai
curiosi dove si trovava questo luogo a nord, vicino a Santander e Santillana.
Si concluse quindi con probabilità che il prigioniero, avendo pronunciato
solo questa parola, potesse essere originario di quel luogo.
Dopo questa scoperta, lo strano incidente fu riferito a Don Domingo de la
Cantolla, il segretario dell'Inquisizione, anch'egli originario di Lierganes.
Egli si occupò della questione e, poiché non era del tutto estraneo alla
famiglia di Francesco, si fece riferire dettagliatamente le circostanze
della scomparsa o dell'annegamento, quindi scrisse alla madre e ai fratelli
chiedendo se avessero ricevuto notizie dell'uomo scomparso da questi cinque
anni o se avessero trovato qualche traccia. Gli risposero che era scomparso
e che non si riusciva a trovare nulla di lui, che si pensava generalmente
che fosse annegato, anche a Bilbao, che quando stava facendo il bagno nel
fiume e aveva nuotato molto in profondità, le sue tracce si erano perse e
solo i suoi vestiti erano rimasti sulla riva.
Il segretario Don Domingo lo riferì ai monaci del convento francescano di
Cadice, presso i quali il folletto acquatico aveva soggiornato per qualche
tempo.
Dopo alcuni mesi, arrivò in questo monastero un frate, Juan Rosende,
anch'egli appartenente all'ordine francescano. Aveva visitato Gerusalemme e
tutti i luoghi santi della Palestina. Venne a conoscenza della sua storia e
anche di ciò che era accaduto anni prima a Lierganes e a Bilbao, e poiché
questo sacerdote voleva fare un viaggio a piedi attraverso tutta la Spagna
per raccogliere elemosine per quei luoghi santi in Palestina, e pensava
anche che l'uomo che aveva trovato potesse essere di Lierganes, prese con sé
l'uomo muto e poco intelligente quando si mise in viaggio.
Attraversarono a piedi tutta la Spagna e solo l'anno successivo, il 1680,
arrivarono a Santander. Il monaco tornò indietro con il suo compagno per
visitare Lierganes, che non é molto distante. Prima di arrivarci, la strada
conduce su una montagna piuttosto alta, dietro la quale, a un quarto di
miglio di distanza, si trova la piccola città. Quando raggiunsero l'altezza
della montagna, da cui si ha una vista sul paesaggio sottostante, il
sacerdote disse al suo compagno:
- Finora sono stato io la guida, ora guidami tu per una volta, figlio mio.
Il muto, senza pensare e senza guardarsi molto intorno, lo condusse nel villaggio e andò dritto alla
casa della vedova Maria, sua presunta madre. Costei, appena lo vide entrare,
gli corse incontro e lo abbracciò piangendo:
- Oh sì, sì, tu sei mio figlio Francesco, sei quello che si era perso a Bilbao.
Erano presenti anche i due fratelli, quello ecclesiastico e quello laico più
giovane, che lo riconobbero con gioiosa commozione, lo abbracciarono, gli
fecero domande, gli parlarono, volevano farlo parlare, almeno per suscitare
in lui segni di simpatia; ma questo fratello Francesco, così
meravigliosamente ritrovato, rimase non solo muto, ma anche rigido e
insensibile, come un blocco o una statua di bronzo. Così il sacerdote
errante lo lasciò lì a Lierganes, nella casa della sua famiglia.
Si era forzato a presumere che lo sfortunato uomo avesse perso la sua mente
umana, la sua memoria per così dire, a causa del lungo soggiorno in mare, e
che avesse perso quasi tutti i ricordi degli anni giovanili.
E' naturale che la notizia del ritrovamento di Francesco si diffondesse nei
dintorni e suscitasse grande scalpore in tutti i luoghi. Persone umili e
nobili vennero a vedere l'uomo miracoloso; alcuni lo fecero venire nel loro
castello e lo ospitarono per alcuni giorni per osservarlo. Fu esaminato e
descritto; uomini credibili vollero vedere delle squame sulla schiena e
sotto l'ombelico, cosa che altri, che lo esaminarono alcuni anni dopo,
considerarono una falsità. E' possibile, tuttavia, che questi segni, che in
un certo senso lo avvicinavano al pesce, siano scomparsi di nuovo durante i
suoi anni di permanenza sulla terraferma. Tra l'altro, era alto un metro e
ottanta, non era magro, ma nemmeno grasso e ben fatto; i capelli erano
rossicci, ma molto corti; il colore del viso era bianco; le unghie erano
tutte marce, come se fossero state mangiate dall'aspra acqua salata e
tagliente. Non sopportava le scarpe, andava sempre a piedi nudi; se gli
venivano dati dei vestiti, li indossava, altrimenti andava completamente
nudo con la stessa indifferenza. Faceva lo stesso con il cibo; quello che
gli veniva dato, lo mangiava, qualunque cosa fosse, e non mostrava alcuna
preferenza per questo o quello, né avversione. Se rimaneva senza cibo, non
chiedeva mai nulla. A volte pronunciava una o più parole, ma senza alcun
nesso; non intendeva nulla con quei suoni.
Si faceva mandare nei luoghi che conosceva; quindi portava le lettere avanti
e indietro nei dintorni. Da ciò si poteva presumere, anche se non rispondeva
mai, che comprendesse perfettamente gli ordini che gli venivano impartiti.
Era persino coscienzioso in questi ordini e i mittenti potevano contare
sulla sua puntualità. Una volta fu inviato con una lettera da Lierganes a
Santander. Un'acqua molto ampia, su cui passa una chiatta o un traghetto,
interrompe la strada tra questi due luoghi. Quando arrivò nel luogo dove di
solito si trova la nave che traghetta i viandanti, non la trovò. Così, senza
pensarci, entrò in acqua e la attraversò a nuoto. Arrivò a Santander
fradicio e anche le lettere che aveva in tasca erano bagnate. Ma quando il
destinatario gli chiese quale fosse la causa, non rispose nulla e tornò a
Lierganes senza dire una parola.
I suoi parenti non pensarono mai di fargli cercare di nuovo una professione
o di fargli fare un vero lavoro, perché era incapace di fare qualsiasi cosa
e non tradì mai nemmeno un'indole ordinaria. Così, senza parlare e, a quanto
pare, senza pensare, visse per nove anni interi nella casa della madre. Era
stato accudito e nessuno gli aveva prestato molta attenzione. All'improvviso
scomparve e di lui non si é più vista traccia. Alcuni pescatori affermarono
di aver visto una creatura simile a lui in un porto delle Asturie. Ma la
notizia non é stata confermata e nessuno l'ha più visto. In tutto questo, é
probabile che sia tornato al mare, anche se non ha più mostrato un vivo
desiderio per l'acqua come nella sua prima giovinezza, perché in questi
dieci anni dal suo ritrovamento a Cadice, é sempre sembrato spento, non ha
prestato attenzione a nulla e ha accolto tutto con fredda indifferenza.
Lucilie. E' abbastanza strano.
Ma ha pensato, caro amico, che anche questo incidente,
questo avvenimento isolato che non ha conseguenze, potesse essere definito
una novella?
Prof. Forse con maggiore giustificazione rispetto a molti racconti semplici o
confusi che oggi si appropriano di questo titolo. Qui il meraviglioso,
l'indissolubile é proprio ciò che ci attrae, che risveglia in noi molti
pensieri e domande. E' molto probabile che l'uomo ritrovato fosse quello
perduto: si riconobbe nel suo luogo di nascita e si orientò; la madre e i
fratelli lo accolsero a prima vista come loro e come il Francesco perduto.
L'idiota non poteva voler fare l'impostore per dieci anni, perché non ne
aveva alcun vantaggio, né poteva trarre alcun beneficio dalla sua menzogna.
La sua famiglia non poteva pensare di voler ingannare nessuno lì in
solitudine, poiché nutrire lo sciocco era solo un peso per loro. Inoltre,
contando la famiglia, c'erano testimonianze sull'autenticità di questo
Francesco da parte degli uomini più rispettabili e illustri, tanto che
questo incidente si colloca tra i fenomeni naturali più strani, che anche i
fisici trovano così spesso difficili, persino impossibili, da spiegare.
Madre. Che cosa vuoi dire? A me la questione sembra abbastanza semplice.
Prof. Sarebbe molto deplorevole che l'uomo d'acqua
catturato non fosse altro che un grumo inanimato ripescato dal mare. Se
avesse avuto memoria e avesse ritrovato il linguaggio e i concetti, sarebbe
stato molto interessante e istruttivo imparare da lui come aveva vissuto nel
mare. I subacquei possono restare sott'acqua per molto tempo senza
riprendere fiato, ma non é facile ipotizzare se certi corpi umani abbiano la
predisposizione, e possano svilupparla a tal punto, da restare privi di aria
per molte ore di seguito.
Come viveva nel mare? Di cosa si nutriva? Come ha fatto a sfuggire così a
lungo agli animali assassini dell'acqua che non lo hanno almeno danneggiato?
Poteva fare a meno di dormire, o se no, dove dormiva? Sul fondo del mare o
sulla riva? Il suo intelletto, il suo spirito, non solo era distrutto, ma
anche completamente inattivo e privo di forze. Se questo flemmatico demone
era davvero Francesco, perduto anni fa (come si è quasi costretti a
supporre), allora quest'uomo é ancora più meraviglioso del cosiddetto pesce
Nicola, di cui anche rispettabili scrittori raccontano storie così
incredibili.
Madre. Caro signor Eßling, deve raccontarci questa storia una sera in un'ora
allegra, come questo Francesco sia stato ritrovato dopo alcuni anni in
circostanze diverse. Ho calcolato che non poteva avere molto più di trent'anni
quando é andato in mare per la seconda volta ed é scomparso.
Ora si può immaginare che abbia recuperato completamente il senno, e quindi
può aver fatto le esperienze più strane in mare, vissuto le cose più
meravigliose. Questo Robinson marino deve ora coinvolgersi in
un'interessantissima storia d'amore, e nel farlo, per immagini e
similitudini, per allusioni ed espressioni, non deve mai riuscire a
liberarsi del ricordo del suo mare. In questo modo, quest'uomo avrebbe un
suo carattere molto bello e poetico.
Eßling (ridendo). Il compito non é difficile, solo che il mio
talento è troppo debole. Naturalmente, per una storia improvvisata non si
pretendono le stesse cose che si pretendono per una storia stampata.
Madre. Vi ringrazio in anticipo. Ma, mio giovane signor Florheim, lei é di nuovo
così profondo. Questa storia ha ispirato anche i suoi pensieri?
Florheim. Ah!
Madre. Come?
Florheim. Non ho nemmeno ascoltato.
Come ci si può ancora occupare di queste
sciocchezze ai nostri tempi? Che importanza ha se venti di questi stracci
annegano o vengono lasciati ad asciugare? La mia anima é piena di immagini e
completamente diverse.
Geh. Rath. Credo ancora, giovanotto, che siate malato, o che una grave malattia vi
colpirà presto.
Florheim. Lo pensate davvero?
Perché sono giovane, voglio il meglio, e vedo che i
vecchi sentieri sono così consumati che né il cavallo coraggioso né il
mercenario possono percorrerli? Oh sì, voi e quelli come voi, tutti questi
vecchi e quelli che vanno in giro con i vecchi, senza escludere il giovane Rath Eßling, voi tutti vi dilettate di poesia, di storia naturale, di
geografia e di etnologia, di classici, se scoprite un nuovo verme, trovate
una nuova pianta, vi mettete sulle tracce di una cometa, o di un microscopio
migliore, ci si distrae da tutte queste miserie in modo deliberato e con una
foga quasi forzata, per potersi permettere di ignorare il presente, la
grande attività delle giovani generazioni in tutti i Paesi e anche nelle
vostre vicinanze della giovane e vigorosa Germania. Gli impiegati, molti
studiosi, sono impegnati ad erigere una diga contro questo torrente
ruggente. Ma la potente marea, con la fragorosa risata beffarda dei suoi
milioni di onde, abbatterà questi impotenti bastioni che si suppone
difendano ciò che é ormai in prescrizione e marcio.
Geh. Rath. Giovanotto, capisco in parte il tuo ditirambo, perché l'uomo intelligente
non dimentica mai la sua giovinezza. Anche noi siamo stati un tempo in
questo luogo, o in questa Arcadia, come vi piace chiamarla, e abbiamo
ricevuto la saggezza, che voi ricevete appassita dalla decima, fresca ed
elementare, dalla prima mano. A quel tempo, quando la Rivoluzione francese
arrivò, ha travolto tutte le menti in Europa come una fresca brezza
primaverile.
Il terribile spettacolo non si era ancora sviluppato, e un inganno
entusiastico era lecito, anzi necessario. Eravamo tutti ammalati di una
scialba indolenza; da questa sobrietà fummo destati da un'apparizione così
grande e brillante che il mondo non aveva mai visto prima. Anche gli Stati,
i pensatori, i liberali erano oppressi da tante cose, alcune delle quali,
con il passare del tempo, erano emerse da quelle più gloriose, e si prendeva
coscienza delle catene e della possibile libertà. Dove c'era un talento, una
grande mente, un potere particolare, in quel momento non sarebbe avanzato e
unito a quell’inno per la causa migliore? La vostra gioventù non può
afferrare e comprendere come i nostri giovani cuori furono scossi in quel
momento e cosa sperimentammo in questi potenti sentimenti.
Ma naturalmente, quando la crudele ironia del destino e la miseria
del genere umano, che voleva far rinascere l'umanità, sono state rivelate,
quando ci é stato insegnato senza esitazione che per liberare l'albero da
frutto dai bruchi, bisogna prima tagliarlo, o scavarlo dalla terra con la
sua radice e piuttosto gettarlo nel fuoco - allora la nostra prudenza si é
risvegliata di nuovo, e siamo stati spaventati da questo dispotismo fanatico
che si definiva libertà. Imparammo a sentire cosa possedevamo nella nostra
gloriosa patria, cosa possono ancora significare le sue istituzioni, e come
il principe e il re, nonostante le infermità umane, nonostante le loro
mancanze e alcune miopie, ci governino ancora in modo paterno nella vecchia
maniera germanica.
All'inizio abbiamo visto con sospetto, poi la sensazione è diventata sempre
più chiara, e probabilmente diventerà coscienza e intuizione politica, che
ci può essere una vera, autentica libertà che non consiste in parole e
sistemi scritti, cifre e grafici, ma come una libertà sacra, veramente
germanica, invisibile, nella consacrazione religiosa, in tutte le
costituzioni, e possiede il vero re tedesco come garante e protettore, per
proteggere il suddito nei suoi diritti inviolabili contro le presunzioni di
una nobiltà altezzosa, come contro la presunzione di demagoghi insolenti e
di una folla filosofeggiante.
Florheim. Quanta abbondanza di parole vuote! Prove, fatti!
Per come é ora il mondo,
bisogna prima fare spazio alla penetrazione del bene. E questo può avvenire
solo se prima tutto viene abbattuto senza sosta ciò che é vecchio. Una volta
che il divario é presente e non c'è più resistenza, si può sperimentare ciò
che é buono e giusto dal nuovo, e può attecchire e prendere piede. Voi
conservatori indolenti ed egoisti, voi aristocratici e feudali, siete così
dannosi e malvagi perché inibite ogni cosa buona, vi opponete
incondizionatamente a tutto, per paura che questa o quella cosa antiquata
possa crollare nella sua debolezza perché il nuovo vuole appoggiarsi ad
essa. Ecco perché solo i radicali sanno cosa vogliono; tutte le mezze misure
dei riformatori e dei miglioratori sono altrettanto dannose per la patria e
per la libertà quanto gli aristocratici inveterati e ostinati. Sì, più
dannosi, perché molte menti deboli possono essere ingannate se questi Junker
dalla parlantina chiara non permettono alcuna illusione, e con il loro
assolutismo non fanno che aumentare l'entusiasmo per il bene.
Geh. Rath. E sperate di portare a termine l'incomprensibile, quello che a modo vostro
intendete fare, voi che vi definite la giovane Germania?
Florheim. Certamente, e dipenderà solo dalle circostanze esterne se questo avverrà
prima o dopo. Non crede che l'eterno rimprovero di tutto ciò che si oppone a
noi avrà finalmente un effetto? Basta dire in continuazione alla gente:
questo é bene e questo é male! Molti ci crederanno per questo, poi la
maggior parte, e diventerà un atteggiamento dei tempi, uno spirito dei
tempi, a cui solo pochi oseranno opporsi. I mediocri non vogliono essere
considerati tali, ma vogliono apparire come spiriti forti e pensanti, e così
parlano più forte. Non avete notato come negli ultimi anni siamo stati al
gioco del vecchio Göthe, perché si è preso la libertà di denigrare tutto il
nostro essere e il nostro impegno, e di disprezzarci? Può darsi che si sia
dato delle arie e si sia ritirato a piacimento, ma di certo ha imparato
qualcosa e si è offeso.
Poiché siamo sempre attivi e siamo il partito del movimento, ci siamo già
impadroniti della maggior parte delle riviste e dei giornali letti; ovunque
sia possibile, ne stiamo creando di nuovi; un'alleanza invisibile e tuttavia
evidente si sta facendo strada in tutta la Germania. Senza convenzione, ogni
autore che non é della nostra fede viene denigrato, ma in modi intelligenti
e molto diversi. Se é un nuovo emergente e non condivide il nostro
liberalismo, il testimone viene spezzato molto velocemente su di lui, come
su una persona completamente priva di talento. Se intende qualcosa, o gode
di grande autorità, la gente aggira la sua aristocrazia, o la sua avversione
per noi, e viene ironizzato con una certa malizia, viene attaccato, anche
per i passaggi migliori del suo lavoro, per quanto noiosi e insignificanti,
definendo la materia obsoleta, e simili. Altri lo scrivono nei loro
giornali, appare nei cosiddetti articoli di corrispondenza, viene lodato
come una valutazione molto arguta: forse a loro stessi non dispiace inviare
uno stralcio elogiativo qua e là, sotto falso nome.
Capite che prima o poi un autore così ostile a noi viene screditato
nell'opinione del cosiddetto pubblico. Così, attraverso le lodi e le
ripetute critiche, eleviamo i nostri studenti e colleghi e li portiamo alla
fama e al successo. E se non c'é proprio nulla da lodare, se il libro di una
tale persona rivela un imbarazzo troppo grande, lodiamo la gloriosa nobiltà
del sentimento, e il sentimento non manca mai.
Geh. Rath. Bene, giovane signore! Lo dite con tanta schiettezza, come se fosse davvero
qualcosa di buono. Con queste meschine arti sofistiche volete forse cogliere
il tempo? Volete creare la cosa più nobile, la libertà, con un atteggiamento
servile? O giovane, non c'é dubbio che il nostro tempo é malato e affetto da
piccole e grandi infermità. E' vero che la nostra Germania, nella maggior
parte delle province, assomiglia poco a quella in cui avvenne la rivoluzione
in quell'anno eternamente memorabile. Il tempo, la necessità, il destino, la
migliore convinzione hanno fondato e stabilito molte cose gloriose che sono
e continuano a essere la vera libertà; nobili principi si sono fatti carico
di molte cose che il vecchio governo credeva di dover punire e combattere
contro i francesi come un'aberrazione maligna.
Ma dubiti, giovanotto, che io vecchio e tutti i miei pari non rischieremmo
la vita e l'incolumità fisica per opporci ad un cattivo dispotismo? Oh,
conosco i suoi sentimenti, e ho ben percepito dove sta andando e ragionando.
Anche quel grande sussulto del nostro popolo per la vera libertà tedesca,
per l'indipendenza e la sicurezza dei nostri principi innati, quegli anni
del 1813 e del 1814, che possono essere paragonati ai più belli che solo
qualsiasi nazione e periodo della storia mondiale possa vantare, vi sembrano
già piccoli e stucchevoli, insufficienti, quasi filistei, anche se tutti voi
che ora parlate a gran voce eravate solo dei minorenni a quel tempo.
Mancava solo un Tucidide o un Tacito, o un Johannes Müller, per dipingere
con i giusti colori questo capovolgimento del mondo. Ora pensate che il
conquistatore del mondo si sarebbe presto schiantato su se stesso, che il
potente spirito del tempo lo avrebbe rovesciato. Sì, anche questo avvenne in
quel tempo. Si videro, per mezzo suo, rinnovare le meraviglie più antiche,
il tempo degli eroi fu rianimato. I padri lasciarono la casa e la fattoria,
il commercio, la moglie e il figlio, la madre vide partire il figlio ancora
minorenne con lacrime, ma con sublime e gioiosa commozione, l'egoismo
tacque, anche i vecchi si fecero strada nelle file dei guerrieri entusiasti,
e il più bel senso di libertà li spinse tutti verso il tiranno, e l'odio più
nobile affratellò giovani e vecchi, contadini, nobili e cittadini.
Coloro che dovettero rimanere indietro equipaggiarono gli altri. E quando si
combatterono le battaglie, le donne, le madri e le fanciulle si mostrarono
eroine nella cura dei malati e dei feriti, e rinnovarono quelle mirabili
leggende dei tempi antichi, in cui anche il tenero sesso si sottoponeva con
eroico sacrificio a questi servizi, che probabilmente richiedono tanto
coraggio quanto quello che il guerriero deve portare in battaglia.
Anch'io rinunciai a tutto e uscii con loro. Il mio giovane figlio é caduto
al mio fianco. Ma anche questa é una delle caratteristiche della vostra
setta, e offende soprattutto i miei sentimenti il fatto che voi prestiate
una venerazione quasi idolatrica a questo devastatore del mondo, che avrebbe
distrutto noi tedeschi se la vittoria e la fortuna fossero rimaste con lui.
Sarà anche stato un eroe, ma ogni goccia di sangue tedesco deve ribellarsi a
lui. Ma voi dite più o meno chiaramente che ci avrebbe portato a un'età
dell'oro distruggendo tutto ciò che esisteva. Quando la libertà fu
conquistata, accaddero molte cose che ogni patriota deve biasimare e
deplorare, ma la patria, la Germania, la nostra indipendenza furono salvate.
La cosa più importante che contava é stata raggiunta. Ciò che poteva essere
realizzato in questo periodo glorioso, ciò che é mancato, ciò di cui
dobbiamo lamentarci, tutte queste cose, giovane amico, sono cose di cui non
parlate mai, perché in parte non le capisce, o perché questi oggetti supremi
sarebbero ancora troppo piccoli per la sua disposizione. Avevamo vinto, ma
avevamo anche perso molto.
Nel sentimento di questa perdita, di questo abbandono, sorse già allora un
malcontento tra la gioventù frettolosa, che divenne sempre più forte e
impetuoso. Questi giovani, che avevano superato i pericoli, si erano
radunati con forza attorno a un re cavalleresco e con lui avevano vinto
delle vittorie, pensavano che solo loro fossero la patria, che potessero
essere tutto in tutto, che la prudenza, la politica e la considerazione
fossero non solo superflue ma anche del tutto dannose. Vivevano e volevano solo lavorare, il tutto in
fretta e furia, con pura e semplice buona volontà, senza alcuna conoscenza
delle circostanze e degli stati, senza alcuna intuizione delle reali carenze
e infermità. Il loro entusiasmo divenne presto chimera e fanatismo: finì in
una stoltezza e in un'associazione censurabile; perché il bene in quanto
tale deve congiungersi in un oggetto reale, permearsi con questo e con la
conoscenza, spesso apparentemente superficiale, non sottraendosi alla fatica
di molteplici fatiche, al tedio di noiose inezie, per rimanere buono ed
emergere come qualcosa di utile. Questa generazione e questa gioventù, però,
aveva vissuto il grande sviluppo e lo aveva promosso lottando insieme agli
altri: si potrebbe quasi ancora definire una generazione pratica rispetto
alle nuovissime.
Ora, però, sta sorgendo una corporazione che dichiara freddi e sobri anche gli
entusiasti di prima: e - se guardiamo la questione con serena imparzialità -
dove si trova tra gli attuali leader delle voci uno solo che possa
realizzare ciò che un Görres, un Arndt, uno Steffens, perfino un
meraviglioso Jahn fecero a suo tempo per la buona causa? E tanti altri, per non parlare degli eroi della
battaglia? Ma questi sono già obsoleti per i più recenti, e temo che siano
troppo patriottici per loro. Perché la loro attività letteraria, che é senza
oggetto, può produrre qualcosa di grande? Non si consumerà forse da sola, e
il grande pubblico, per eccesso e stanchezza, ignorerà alla fine
l'entusiasmo che si é creato?
Florheim. Niente di meno, perché, ad essere sinceri, i nostri sforzi attuali sono solo
provvisori, preparano e colmano un vuoto.
Come la grande rivoluzione é
partita dalla Francia, che, come lei ha giustamente osservato, ha avuto un
effetto benefico anche sugli altri Stati, così anche il vero movimento
partirà di nuovo da lì, che ora è solo ostacolato e trattenuto da tutte le
arti. Con questa parte del movimento siamo della stessa idea per natura e
convinzione e, poiché i nostri superiori rimangono immaturi, i francesi
devono assumere di nuovo la tutela, ma nessun Napoleone deve usurpare questa
carica, no, i repubblicani autentici e magnanimi devono assumerla. Allora
ciò che noi, la giovane Germania, vogliamo sarà autorizzato, saremo allora
dotati di potere, e il ringiovanimento del mondo tedesco andrà avanti a
partire da noi.
I vecchi pregiudizi cadranno per la seconda volta, ma per sempre. Cosa ci importa del
Reno dalla nostra posizione elevata? Quella riva sinistra, verso la quale i
nostri amici guardano sempre, può tornare ad essere la loro, la natura l'ha
stabilita una volta per loro: ma in cambio riceveremo la loro leale
amicizia, la loro protezione contro ogni oppressione, e saremo padroni di
noi stessi e felici nella più bella libertà.
Geh. Rath. Quindi é più o meno questo il significato? Non basta che gran parte
dell'Europa si stia lacerando in una deplorevole aberrazione, che guerre
civili, disgrazie, pressioni, persecuzioni e tirannie stiano devastando i
bei Paesi, che la sfiducia e i pesanti destini stiano facendo sprofondare
altre regioni nella miseria:
- ci sono dunque anche degli autoctoni che, in una sciocca illusione, non
concedono alla nostra felice Germania la sua felicità?
O giovani perduti, quante sciagure avete già causato alla vostra patria con la vostra vile
ignoranza! La maggior parte delle cose di cui ora vi lamentate e che
rimproverate sono state portate su di noi e su di voi dai vostri pari e da
altri sciocchi maestri.
Sarà che siete troppo temuti, che i governi vi prendono troppo sul serio; -
ma non dovrebbe accadere nulla? Quando queste grandi masse, che si
definiscono illuminate, recitano pubblicamente tutta l'obbedienza, non
dovremmo forse mostrare loro che c'é comunque un governo che deve insegnare
al soggetto, anche in modo duro, a obbedire di nuovo? E queste società, che
sperano nell'estero, nella distruzione di tutte le forze tedesche, che
corrompono gli stranieri con il declino e la perdita di province, e vogliono
darsi di nuovo alla loro tirannia, nonostante tutte le amare esperienze,
osate chiamarle la giovane Germania? Cosa pensate che direbbero i grandi
veri imperatori tedeschi, gli Hohenstaufen, o un Carlo Quinto, di fronte a
tale assurdità, per non darle un nome peggiore? Se il nostro vecchio onesto
Blücher, il vero tedesco, avesse potuto sentire una cosa del genere da voi,
dove avreste trovato il coraggio di sopportare uno dei suoi sguardi fedeli?
Ma é meglio considerare queste cose, che sono certo più evidenti e più
nascoste qua e là, come puerilità; perché se il vero patriota le prendesse
sul serio, la triste discordia nello Stato e nella famiglia dovrebbe
aumentare ancora di più.
Florheim. Certo che deve farlo, non c'é dubbio.
Tutto ciò che voi chiamate confusione e disastro deve raggiungere il suo apice, e lo farà da solo, senza alcuno
sforzo da parte nostra. Lei, vecchio, caro signore, mi perdonerete
certamente, con la vostra filantropia, se vi sorrido. Non parlate sempre e
per sempre di una politica superata, di un patriottismo superato? Ciò che
poteva essere abbastanza buono nel 1813 é ovviamente ora, dopo vent'anni,
non più adatto alle nostre condizioni.
La Germania, come la Francia, é diventata un Paese completamente diverso. Il
nuovo spirito di libertà, quando tornerà a camminare sulla terra, sarà molto
diverso da quello precedente. La nascita è così potente che anche
l'immaginazione più ardente non può ancora sognare la sua gloria in forma
gigantesca e splendente. Voi e i vostri simili, che siete morti in virtù di
buone intenzioni, avrete solo la forza di stupirvi nel modo giusto, ma la
gioventù, allora, si lascerà trasportare fino al palazzo della libertà degli
dei dalle enormi ali.
E certamente, anche un giovane freddo come il nostro consigliere Eßling ci
seguirà e, sotto una bandiera tricolore sventolante, si unirà alle lotte che
devono essere le levatrici del nuovo secolo.
Eßling. Non diciamo parole così inutili.
No, mio giovane signore, voi che avete soffocato tutto il talento della riverenza, e avete così distrutto l'organo
della libertà che é in voi, se un tale momento di sventura dovesse colpire
la nostra cara patria, troverei presto lo stendardo dove dovrei stare al
fianco del mio principe. E mi creda, entusiasta dal cuore tenero, tutti gli
uomini della mia età, e tutti i giovani, sì, anche i vecchi e i contadini,
gli artisti e gli studiosi, seguirebbero di nuovo, come allora, il grido di
battaglia e i toni che ci hanno ispirato in quei giorni. E le madri, le
mogli e le fanciulle dimostrerebbero di nuovo che la pietà e la lealtà
tedesca non si sono ancora estinte, né appartengono alle favole.
Lucilie. Certamente, caro consigliere, avete almeno la mia mano, con la più sacra
promessa di non unirmi mai agli imbroglioni stranieri, nemmeno con una fibra
del mio sentimento.
Florheim. Come, Lucilie, siete dalla parte dei ribelli?
Credevo che comprendeste e apprezzaste i miei sentimenti, che foste intrisa dello stesso spirito, e che
come futura eroina della libertà mi avreste solennemente teso la mano come
mia futura fidanzata, sposa e moglie, - e voi…
Lucilie. Non capisco come abbiate potuto fraintendermi così. Io che sono infedele al
mio amore più caro?
Finora pensavo che i vostri discorsi presuntuosi fossero
più che altro vanità infantile, per apparire paradossali, ma ora che vedo
che siete serio, mi spaventa questo freddo entusiasmo.
Florheim. Infantile?
Questa espressione fa rompere la nostra
relazione, e non ne sarete sorpresa. Poco tempo fa speravo che mi avreste
seguito e che avreste ammirato tutto ciò per cui mi impegno; ma ora devo
recarmi a Parigi senza la vostra compagnia, dove mi aspettano amici che la
pensano come me. Porto con me la mia fortuna e ora lì, in tutta sicurezza,
ridicolizzo la distruzione di tutto ciò che voi chiamate sacro e
inviolabile.(Se ne va fiero e vittorioso).
Madre. Strano, viviamo in un'epoca che porta alla luce cose che un tempo
sarebbero state definite favolose.
Prof. Tale é la triste novella dei nostri giorni.
Così cammina, pover’uomo, e non
si accorge di quale sobrietà gli sia così poco sufficiente, visto che era
destinato ad assorbire l'universo infinito. L'arte, la poesia, la natura,
persino la storia non sono lì per lui, e lotta per costruire tutte queste
glorie a partire dai suoi miseri limiti.
Madre. Una persona strana.
Non credo che sappia cosa vuole e quando lo scoprirà sarà molto infelice.
Geh. Rath. E' vero.
E' quello che è successo, ma in misura molto maggiore, al nostro
splendido Georg Forster, con il quale questo poveretto non può nemmeno lontanamente confrontarsi.
Prof. Quando nel Faust Dio il Signore dice di Mefistofele in modo così arguto:
Non ho mai odiato i tuoi simili.
Di tutti gli spiriti che negano,
il furfante è l'ultimo dei miei fardelli.
Quindi c'é solo da rammaricarsi che non si trovi una traccia di malvagità tra questi rigidi e
seri negazionisti, e quindi possiamo supporre che Dio Padre li trovi davvero
fastidiosi e irritanti, e non concederà loro alcuna indulgenza speciale.
Madre. Sai cosa mi ha ricordato quel giovane? L'uomo dell'acqua, Francesco o come
si chiamava. Non ha avuto un attimo di pace finché non é finito in mare, e
dopo quattro o cinque anni l'hanno ripescato, ed era diventato del tutto
stupido, non ricordava nulla di sensato, né poteva essere usato per qualcosa
di efficiente. Se solo il povero Florheim non avesse sofferto allo stesso modo.
Ma, signor Eßling, caro, buon uomo: manterremo il nostro contratto, non é
vero, per via delle storie romantiche?
Essling. Dovrei anch'io salpare su un mare così incerto? E se, come Pesce Nicola,
facessi un contratto e stabilissi che solo se lei concedessi la sua bella figlia potrei trovarmi
abbastanza abile e audace per l'impresa?
Per molto tempo l'ho amata in silenzio, ma credevo che Lucilie avesse dato
il suo cuore all'avventuriero del mondo. In seguito, naturalmente, mi sono
ricreduto - che ne dice, cara mamma?
Mutter. Questo lo staremo a vedere
Esling. E tu, cara Lucilie?
Lucilie. Vedremo cosa accadrà
Professore. E tutto si risolverà da sé, compreso il fatto che questa storia di famiglia si
svilupperà di nuovo in una specie di novella.
Ludwig Tieck
1835
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