L’Uomo acquatico

 

 

La compagnia tornò a casa in parte allegra, in parte scontenta. La moglie di von Wendel e sua figlia Lucilie erano di buon umore; i Geheimerath sembravano quasi più che infastiditi, e il professor Sinzheim annoiato.
Ma non possiamo mai contare su quel giovane, Florheim - disse la madre - niente é così ripugnante come quando un uomo non mantiene la parola data e l'ora.
- Intendete dire, disse lo studioso sbadigliando, che la noia, se fosse stata distribuita tra più persone, ci sarebbe stata una porzione minore per ogni individuo. Ma questa apparente distribuzione del lavoro non si é sempre dimostrata efficace.

Lucilie. Mi sono divertita molto e credo che mia madre non avrà motivo di lamentarsi.

Madre. Fin da giovane sono stata abituata a non pretendere un resoconto troppo rigoroso delle mie letture, delle feste, delle commedie e simili. Così sono quasi sempre soddisfatta e divertita.

Geheime Rath. Se questo sistema di moderazione viene sempre applicato, allora lei, signora, non ha mai conosciuto il piacere della poesia, il vero significato dell'arte. Se questo le fosse capitato una volta nella vita, la critica che posso solo intendere si sarebbe sviluppata da sola a partire da quest'ora felice.

Madre. Forse, ma è anche possibile che non sia andata così. Dopo tutto, ho sentito troppo spesso gli uomini più dotti in ambienti colti discutere sui principi primi della bellezza, sulla verità e sulla natura, senza che i più chiassosi e i più eloquenti riuscissero a unirsi.

Professore. Perché forse i disputanti volevano solo affermare da una parte e dall'altra un sistema che era stato insegnato solo a loro. Per poter discutere con intelligenza, bisogna essere già d'accordo sulle cose più importanti e principali, se non nell'opinione e nel pensiero, almeno nel sentimento.

Lucilie. Comprensibile, anche se paradossale

Prof. Ei, perché il paradosso? Troverebbe che valga la pena, signorina, fare la guerra a uno così sciocco o ignorante, che o non conosce nemmeno i più grandi poeti riconosciuti che adorate, o li classifica con quelli che noi tutti siamo autorizzati ad ignorare, o dobbiamo disprezzare quando li abbiamo presi in considerazione?

Lucilie. Fin qui hai ragione; se si conoscono Mozart, Gluck e Handel, come si può essere entusiasti di questo e di quello, che magari è anche molto lodato da molti nostri contemporanei? Eppure l'appassionato deve stare attento a non fare torto, nel suo zelo, a quegli spiriti di una seconda e terza regione. Se sperimentiamo come persone che credono, e lo esprimono chiaramente, di essere a capo della nazione e di essere il fiore del loro secolo, degradano ciò che da tempo riconosciamo come perfetto, lo calpestano e lo descrivono come cattivo e riprovevole, allora noi poveretti possiamo essere perdonati se siamo momentaneamente fuorviati su noi stessi e su tutta la cosiddetta educazione.

Prof. Da questa regione, ultima moda dell'equivoco, non dovrebbe arrivare un dubbio nascente.

Could such inordinate
Such poor, such bare,
such mean attempts,
Accompany the greatness
Of thy blood,
And hold their level with
thy princely heart?

 

Madre. In tedesco?

Prof.

Come potrebbero desideri così bassi,
così poveri, nudi, dissoluti...
unirsi alla maestà del tuo sangue
e salire al tuo cuore principesco?

 

Così parla il re Enrico IV d'Inghilterra al suo figlio apparentemente fuorviato, il poi famoso Enrico V, ed è per questo che usa questa prima forma familiare!

Madre. Sì, sì, vedo che si tratta ancora una volta di quel giovane, a cui fanno sempre torto. Che ha intenzioni così buone per il mondo intero, e prende in considerazione e vuole migliorare ciò a cui voi tutti, con una certa noncuranza, non pensate. Lasciamo a ogni uomo la propria convinzione, se solo ha buone intenzioni. Il fatto che così spesso ci faccia aspettare invano mi infastidisce più di quanto mi interessino tutti i suoi atteggiamenti politici ed estetici".

Intanto la porta si aprì di scatto ed entrò un uomo giovane e istruito, che poteva avere trent'anni, e che portava nel volto i segni di una fresca allegria e di una buona volontà umana, che gli avevano fatto guadagnare la fiducia del popolo.
Salutò in modo amichevole e poi disse:
- Vedo che non sono stato accolto con la solita gentilezza, perché non vi ho accompagnato al concerto come avevo promesso.

- Mi scusi, signor Rath, disse la madre, in realtà volevamo litigare con il nostro Florheim, che oggi non si è ancora fatto vedere, pensavamo che sarebbe venuto almeno adesso.

- È un uomo fortunato da invidiare, disse Rath Eßling, si sente la sua mancanza, vogliono rimproverarlo, nessuno chiede di me, che io venga o vada, o non appaia, é indifferente.


La segretaria sorrise e gli strinse sorridente la mano e Lucilie gli indicò la sedia vuota accanto a lei. - State facendo una grande ingiustizia a tutti, anche a me, disse con eccellente cordialità.

Essling. Oggi a mezzogiorno il Ministro mi ha inviato un lavoro molto importante che doveva essere completato in fretta. Pensavo di finire prima del concerto, ho scritto e scritto, e nel mio zelo ho ignorato ogni campana; sono riuscita a spedire il foglio solo cinque minuti fa, e preferirei rinunciare al concerto che alla compagnia degli amici questa sera.

Madre. Molto gentile, e alla fine dobbiamo ringraziarla, se i nostri occhi l'hanno cercata invano nella sala affollata.

Eßling. Così condivido il mio peccato con il serio Florheim, e in questo siamo andati nella stessa direzione, dato che per il resto camminiamo sempre su strade molto diverse.

Lucilie. Sii buono, Eßling; vieto qualsiasi guerra civile nel nostro piccolo circolo.

Essling. Cosa che, in fondo, non sempre si può evitare, visto che è proprio il nostro amico che ancora manca, che pugnala in tutte le direzioni con le sue armi, e non lascia nessuno di noi in pace - ma per troncare, come è andata al concerto?

Madre. Splendidamente.

Lucilie. Così, così.

Geh. Rath . Tutto molto noioso.

Prof. E' stato assolutamente insopportabile e abominevole.

Eßling. Tutti i colori dell'applauso, dell'indifferenza e del disgusto sembrano essersi uniti nella vostra piccola compagnia.

Geh. Rath. Chi fa un concerto dovrebbe fare in modo che i singoli brani musicali si armonizzino tra loro in un certo modo. Non voglio sentire un quodlibet in cui tutte le chiavi e gli stili esecutivi, da quelli comuni a quelli tragici, urlano l'uno con l'altro. Sì, urlare. Perché i nostri cantanti oggi sembrano prendere questo per passione ed espressione. Ci si aspetta il piacere e si viene torturati.

Prof. La cosa peggiore, però, é l'insipidezza delle poesie declamate dagli artisti di scena tra stridii e confusione di toni. A mio avviso, non si può mettere insieme nulla di più assurdo. Ogni persona istruita dovrebbe essere in grado di leggere al meglio una poesia lirica o narrativa, e mi sembra infantile che una cosa del genere ci venga offerta come una sorta di opera d'arte.

Eßling. Mi stupisce solo che questi artisti, che amano definirsi pensatori, che si collocano con orgoglio così in alto, si arrendano a qualcosa del genere, quasi come scolaretti, per recitare qualcosa, o trasformino a casaccio e impropriamente una bella poesia musicale a un'espressione esagerata, per cui in questa esecuzione esaltata l'intenzione del poeta viene di regola completamente distrutta.

Prof. Questo orgoglio, amico mio, é proprio il motivo per cui spesso si spingono in queste esibizioni. Così come chi pensa di avere talento o è sicuro dell'applauso della folla, preferisce strappare il proprio ruolo dal suo contesto a teatro, per fare di un brano appassionato un pezzo declamatorio, che non canta più ai suoi compagni, ma al pubblico con accenti esagerati, nella sala da concerto o nel salone è ancora più isolato, e l'unico, e questo è ciò che lei giustamente definisce un compito troppo basso per un artista di teatro, il suo più alto orgoglio, e con questo pensa di poter risolvere un compito che lo onora nel modo più bello.

Geh. Rath. E' vero che le cose stanno così e credo anche che non siano affatto favorevoli al vero teatro. Ma é sempre strano osservare la piega che ha preso la cosiddetta scenotecnica nel nostro Paese. Come teste buone e cattive, spiriti grandi e piccoli, come in una salda alleanza, e con tutti i mezzi si sforzano di distruggere il teatro nel nostro Paese. Come lei nota, ogni persona istruita deve essere in grado di recitare una bella poesia a sufficienza per sé e per la sua famiglia, e poiché questo viene fatto con calma, senza pretendere di essere arte, é senza dubbio la strada vera e giusta. Se a questo si aggiunge una voce piacevole e un bel sentimento per cadenzare i versi e le strofe in modo quasi impercettibile, non c'é nulla da desiderare. Ho anche notato che le persone che non possono vantare alcun talento per la recitazione, interpretano canzoni, storie d'amore e poesie in modo molto affascinante. Se questo è vero, cosa c’entra una ballata letta o parlata, o anche una grande poesia, in una sala da concerto? Il detto: Sonate, que me veux tu? è ancora più adatto ai versi che sono stati recentemente recitati, che sembrano bambini smarriti, poveri e piangenti nella folla brillantemente rumorosa di questo suono multiforme.

Madre. Comunque é carino e divertente.

Lucilie. Prendete la questione troppo sul serio e non siete abbastanza obiettivi.

Prof. Per quanto ne so, Iffland é stato il primo a leggere in questo modo il passaggio all'Eisenhammer  nei grandi concerti. In passato, molti viaggiatori che non potevano o non volevano mostrare il loro talento nel teatro si rifugiarono in singole scene famose, che rappresentavano nelle sale. Questo è stato il tentativo di un uomo non privo di talento che anni fa ha viaggiato in Germania con il nome di Patrick Peal. Ma anche questo è un malinteso, il quadro è presentato senza cornice, la passione senza motivazione e preparazione. Lo spettatore non può essere ingannato, può solo giudicare la voce e il gesto, ma non il gioco del declamatore, corretto o naturale che sia.

Eßling. L'inganno, l'illusione, ecco che si arriva, vecchio amico, alle richieste e alle esigenze superate del pubblico, da tempo dimenticate, persino derise da molti.

Prof. Se un grande attore, come Iffland, ha portato avanti la moda di recitare poesie, i poeti hanno già elaborato poesie per questo uso. Anche Göthe, per esempio, ha tradotto un monologo di Manfred per il declamatore; anzi, lui stesso ha fatto il tentativo a Weimar di far recitare drammaticamente a teatro la Glocke di Schiller. Una cosa del genere confonde gli spettatori e gli appassionati, e significa proprio allontanare il teatro dal teatro. La cosa peggiore, però, è che gli stessi attori vengono fuorviati dal loro scopo quando tutte le divagazioni, a cui si abbandonano troppo facilmente, sono sancite da così grandi autorità.

Lucilie. Ma i precedenti melodrammi, come Arianna, erano qualcosa di meglio? Appartengono alla vera arte del teatro?

Madre. Ah! E Medea! Che sublime! E il paradisiaco Pigmalione! E Iffland con il suo duro mantello!


Tutti risero, e poiché la vecchia signora sembrava diventare sensibile, Eßling disse:
- Non é da biasimare se un’anima pura cede ai fenomeni brillanti del suo tempo, che sono ammirati da molti. E' stata la vanità di Iffland portata troppo oltre (lo vedevo ancora nella mia prima giovinezza) a far recitare questo strano monologo, poiché la sua voce, il suo volto e l'intera personalità contraddicevano a tal punto il compito da renderlo ridicolo e, inoltre, solo sciocco.

Prof. I cosiddetti monodrammi o melodrammi dell'epoca non appartenevano certo al buon gusto o al vero teatro. Erano il risultato di una consapevole imitazione sperimentale degli antichi, un tentativo che non ha mai prodotto nulla di eccellente in nessuna letteratura. L'intenzione era ora quella di riempire le pause della declamazione con la musica, alla maniera del teatro greco; così voce e musica entravano in conflitto, quest'ultima spesso dipinta, entrambe interferivano e si interrompevano a vicenda, nessuna delle due riusciva a fare abbastanza, e così nacque qualcosa di veramente barbaro, che può quasi competere con il Tutti e unisono del coro nella Sposa di Messina.
Göthe scrisse velocemente in questo modo la sua Proserpina veramente poetica, che in seguito incorporò scherzosamente nel Triumph der Sensitivity come splendido frammento e un’intenzione fraintesa. In un secondo momento, sembra che abbia criticato questa audace combinazione della parodia beffarda e del bel monologo, ma, a mio parere, ingiustamente: perché una tale declamazione lirica non può di per sé formare un tutto: così presentata senza motivo, annuncio, occasione o transizione, può solo sembrare un frammento di una tragedia perduta.
All'epoca in cui queste mostruosità poetiche erano di moda, servivano ad alcune attrici tragiche per dispiegare tutta la potenza della voce, l'espressione del viso e un ricco gioco di gesti. Questi virtuosismi, tuttavia, si verificarono nell'età d'oro del nostro palcoscenico. La natura e la verità erano così riconosciute, anzi il pubblico le esigeva, e anche la maniera era solo un po' lontana da questa base, che questo lusso di virtuosismi non danneggiava in modo evidente la rappresentazione effettiva della commedia. Ora che la tradizione del palcoscenico e la vera scuola sono state rovesciate da tentativi molto lodevoli, che tutta la tradizione è stata dimenticata e che quindi l'imitazione corretta di tale maestria non è più possibile, Oerindur e Jaromir hanno fatto irruzione nel teatro povero in un modo completamente diverso.

Madre. Dove andremo a finire con questi discorsi?

Eßling. Sì, certo. E' meglio che mi diciate cosa é stato declamato, in modo che io possa mettermi in compagnia con i miei pensieri.

Lucilie. Oltre ad alcune altre poesie, è stato recitato con grande sforzo "Il tuffatore" di Schiller: una poesia che amo meno di tutte le nostre poesie di Schiller.

Geh. Rath. Sì, il bel giovane si é sforzato enormemente di esprimere con la voce il sibilo della schiuma, il ribollire dell'acqua e il selvaggio lavorio dei gorghi. E' già impossibile per il poeta, ed è per questo che nemmeno la sua descrizione può ingannarci, come può ora il povero attore? In un'opera teatrale, la vittima potrebbe forse essere evocata davanti ai nostri occhi attraverso l'immagine, il gesto e il muto orrore dell'attore, ma non nel modo in cui il poeta e il declamatore hanno tentato qui. Ecco perché i componimenti di questa ballata sono così duri e sgradevoli.

Prof. Nella fiaba d'inverno il pastorello descrive in modo per metà comico e per metà raccapricciante una nave che affonda in una tempesta, in modo che noi crediamo di vedere la tempesta e le persone che affondano. Questa è la descrizione di Ariel della Tempesta. Se il vero attore si sottomette ai versi, qui vediamo e viviamo tutto.

Finalmente, come se fosse esausto e stanco, il tanto atteso Florheim si unì alla compagnia. Il giovane era pallido, con gli occhi spenti, eppure si lamentava del caldo e dell'ansia.
Quando tutti gli chiesero come mai avesse perso il concerto e si presentasse così tardi, dopo un saluto frettoloso alle signore disse:
- Ah, miei cari! Non è forse tutto, vorrei quasi dire, il mondo intero sulle mie spalle? Il tempo della vita, i giorni stanno diventando troppo brevi per me. Oggi, al museo, ho dovuto leggere e divorare il Mercurio, la Rondine, l'Asino patriottico, la Fama urlante, il Guardiano notturno, il Pasquillo sul ministro, la Lince odorosa insieme alle Uova di coccodrillo, poiché si fa sempre più insistente la voce che presto un bando vieterà tutte queste riviste o non permetterà più loro di attraversare il confine. Se ora si riconosce la miseria del mondo, la caduta della libertà, si prendono a cuore tutte queste accuse, ci si convince sempre di più di come la cosiddetta arte e la scienza non facciano altro che degradare l'uomo e renderlo incapace di affrontare la lotta che ci attende, si vede come grandi spiriti. Se si vede come le grandi menti, i poeti e i filosofi, gli storici e gli studiosi o si sottraggono completamente al compito del tempo, o addirittura difendono la nobiltà, il feudalesimo, la monarchia e il clero con arti sofistiche, allora non si può certo avere né tempo né interesse per concerti, teatro e simili.

Geh. Rath. La tua vecchia malattia, giovane uomo, sembra diventare sempre più persistente. Dovresti cercare medicine e aiuto da amici anziani e disponibili.

Florheim. La vecchia malattia é piuttosto quella di cui soffrono i signori più anziani, cioè non considerare tutto ciò che é grande e vicino a loro come degno della loro attenzione e perdere la vita in inezie insignificanti.
Ma di cosa stavamo parlando?

Lucilie. Del romanzo di Schiller Il tuffatore, che abbiamo sentito declamare oggi.

Florheim. Ah, sì! - Ma tra noi tedeschi, Schiller è ancora l'unico poeta il cui genio ha colto i tempi e, per così dire, li ha anticipati. La sua Posa in Carlos, la sua ultima opera, il Guglielmo Tell, questi sentimenti di libertà, questo odio per i tiranni lo elevano agli immortali.

Geh. Rath. E' un vero poeta e può quindi disprezzare queste lodi troppo di parte.

Lucilie. Questa storia d'amore si basa su qualcosa di vero? Certo, é sciocco fare una domanda su una poesia, ma poiché il poeta stesso descrive esattamente il luogo in cui si svolge la storia, si vorrebbe anche immaginare che i personaggi siano reali.

Prof. Sicuramente il poeta é stato spinto a scrivere questa ballata o romanza da un evento reale, come almeno spesso viene raccontato, e anche da importanti scrittori contemporanei.

Madre. Quando mi piace una poesia, é sempre spiacevole per me quando un conoscitore e uno studioso mi mette poi di fronte all'arida realtà. Non è così, mio caro signor Florheim?

Florheim. Oh, perdonatemi, stavo pensando e ho già dimenticato di cosa stavo parlando.

Madre. Del Tuffatore di Schiller.

Florheim. Ah, allora! Di solito sono indifferente ai poeti, ma questo nostro Schiller é così speciale per il suo senso di libertà - ma mi sembra di averlo già detto.

Madre. A me sembra, molto spesso.

Prof. L'audace nuotatore o tuffatore, che qui nel poema é caratterizzato come un signorotto o un bel giovane, é un personaggio che verso la fine del Quattrocento si era fatto conoscere così tanto in Italia che già nella prima metà del Cinquecento in Spagna si raccontavano le storie più sciocche e fantastiche su di lui, che anche tutti i bambini conoscevano, perché non è altro che Nicola, o Cola il Pesce, come veniva comunemente chiamato, e come lo cita anche Cervantes una volta nel suo Don Chisciotte. Si chiamava Pesce perché in realtà era un uomo d'acqua che viveva più nel mare che sulla terra.

Lucilie. Quindi esistevano davvero persone in grado di farlo?

Prof. Si rasenta sempre l'incredibile e il favoloso, anche se non dobbiamo necessariamente rifiutare le testimonianze di uomini altrimenti credibili. Ma tutti possono notare che ci sono persone che, per così dire, sviluppano capacità alla nascita e nella crescita, che altri raggiungono solo attraverso molti sforzi e pratica. Nelle scuole di nuoto, i ragazzi che hanno familiarità con l'elemento acqua, che nuotano quasi senza istruzioni, che osano immergersi e che si sentono a proprio agio in questi esercizi, si distinguono immediatamente. Altri tremano davanti all'acqua, si congelano e sono quasi in preda alla febbre. Molti di loro non superano l'avversione per l'acqua per tutta la vita. Anzi, farebbero meglio a evitarla. Quanti di loro si sono rovinati la salute quando Rousseau ha portato la teoria della tempra in Germania. C'é stato un tempo in cui il bagno e il nuoto erano considerati un dovere indispensabile per ogni essere umano, così come la ginnastica e i suoi esercizi sono stati in seguito predicati come indispensabili e le più alte virtù.

Florheim. E lo sono certamente. Il fatto che fossero sospettati, persino vietati in molti luoghi, era il primo segno della decadenza del secolo e dell'avvicinarsi della servitù.

Pof. Chi si trova a suo agio nell'acqua, chi sente un'amicizia con l'elemento, può col tempo dominarlo, soprattutto se é organizzato per farlo. E come l'aria rende possibile e facile il volo di un uccello, così l'acqua aiuta il vero nuotatore, invece di ostacolarlo e affaticarlo; e così si racconta spesso di uomini che hanno trovato facile nuotare per una distanza attraverso il mare, così lontana e distante, che il famoso tentativo di Lord Byron diventa quasi nulla in confronto.

Lucilie. Non é forse bello quando la diversità della natura umana si rivela in tutte queste cose? Già nell'infanzia spesso si risveglia la passione che fa nascere il grande uomo dal ragazzo. Ciò che temiamo - salire nelle viscere della terra, strisciare nei pozzi bui delle montagne, rannicchiati, lontani dalla luce del giorno - é ciò che ispira il futuro minatore in tenera età. Il cuore di un altro pulsa quando vede solo cavalli e armi. Si ritira dall'allegra cerchia dei suoi amici e si siede in un angolo solitario, perché ha trovato un vecchio libro impolverato, dove le ore passano come attimi mentre legge. Ho sentito di altri che sono scappati dai genitori o dagli insegnanti nella natura selvaggia come se fossero ubriachi o pazzi quando hanno visto per la prima volta una foresta. In seguito non pensano ad altro che alla selvaggina e alle pallottole, le avventure della caccia sono le cose più importanti per loro. Chi trova la sua professione per passione ed entusiasmo sarà certamente sempre felice ed eccellente nella sua professione.

Geh. Rath. Purché non sia l'ozio o l'affettazione a spingere i giovani maestri verso una professione apparentemente poetica.

Prof. Oltre all'entusiasmo e alla passione, che spingono alcune persone alla loro professione, é anche un desiderio poetico, una simpatia magica, che ci lega agli elementi, soprattutto all'acqua. Con quanta nostalgia i nostri occhi seguono il volo degli uccelli, come vorremmo librarci con l'aquila nell'etere blu puro o sulla più alta rupe inaccessibile delle montagne. Qui, nelle nostre fantasie, dimentichiamo sempre che la nostra organizzazione contraddice questo, e che l'aria fredda e rarefatta ci ucciderebbe in quella regione, che persino la delicata farfalla fiorita sopporta meglio. La sera, al crepuscolo degli alberi, o nel caldo afoso del pomeriggio, quando cerchiamo l'ombra, quando la fresca grotta ci attira, come ci richiama il ruscello con la sua freschezza, con il mormorio delle onde. Come il gioco delle onde ci parla dolcemente e in modo accogliente, e canta al dolore e al lutto, come allora il desiderio più profondo si risveglia o sogna nel nostro petto.

Lucilie. Sì, e come l'ha descritto meravigliosamente, chiaramente e semplicemente il nostro poeta:

L'acqua scorre, l'acqua si gonfia,
Un pescatore si é seduto accanto ad essa,
guardando con calma la sua canna da pesca,
Freddo fino al cuore.

E:

Oh, se tu sapessi come i pesciolini sono
così a loro agio sul fondo,
scenderesti così come sei
e ti rimetteresti subito in sesto.
Non ti tenta Il cielo profondo e
l'umido azzurro rigenerato
in eterna rugiada?

 

Prof. E' certamente un grande capolavoro, questo poemetto, e nulla fa tanto male al nostro tuffatore quanto quando ricordiamo questi toni dolci e semplici. Ma torniamo a questo, che l'elemento rabbioso divora nella forma spettrale dei mostri, mentre il pescatore é trascinato giù, con le braccia morbide del desiderio, verso la morte o la felicità.
Verso la fine del XV secolo, sulle coste di Napoli e della Sicilia era noto un uomo il cui nome era Nicolas, comunemente abbreviato in Cola, e che, poiché viveva quasi sempre in mare, si mostrava instancabilmente un audace nuotatore, scendendo a terra solo di rado, man mano che acquisiva familiarità con l'elemento, veniva spesso chiamato Cola pesce, Nicola il pesce, dalla gente per scherzo e poi per abitudine. Si dice che potesse stare ore e ore sott'acqua, che nuotasse per chilometri, che nella più grande tempesta avesse la stessa sicurezza di quando il mare era calmo, che andasse alla deriva lungo le coste del paese, nuotando da un'isola all'altra. Era originario di Catania e fu presto conosciuto da pescatori e marinai. Quando vedeva una nave, la seguiva a nuoto, per quanto fosse lontana, saliva a bordo, mangiava, beveva e parlava con la gente; poi si faceva dare lettere, qui, là, vicino e lontano, che conservava in una cintura di cuoio, che portava sempre sul corpo nudo. Se non gli si poteva dare nulla del genere, portava almeno i saluti ai parenti e agli amici che nuotavano.
La vita in mare gli era diventata così familiare e necessaria che lamentava malessere e dolori al petto quando aveva trascorso qualche ora sulla terraferma. Essendo povero e generato da genitori poveri, era questa passione e abilità a dargli il sostentamento. Raccoglieva conchiglie, ostriche, coralli e qualsiasi altra cosa trovasse, dalle scogliere e dal fondo del mare. Veniva anche inviato come messaggero e corriere di denaro da un porto all'altro, da un'isola all'altra. Così viveva e si nutriva, così si aggirava tra i conoscenti e gli estranei, dapprima meravigliato come un miracolo, in seguito considerato normale e utile, finché si avvicinò il giorno in cui questa forza e abilità, come se gli dei del mare fossero finalmente stanchi che un mortale si permettesse di sfidarli con tanta audacia, lo trascinarono verso il suo destino. In questo sviluppo del suo destino, i racconti differiscono l'uno dall'altro; e questo potrebbe forse indurre l'amante del dubbio a non credere all'intera vicenda, o almeno a considerare il racconto esagerato

Geh. Rath. Qui, naturalmente, trovo un uomo diverso da quello della nostra ballata. Un nuotatore esperto e robusto che vive solo nell'acqua, che é noto al popolo come tale, che appare anche al marinaio più rude come un miracolo, in quanto riesce a passare molto tempo sul fondo del mare, e che compie tutto questo solo per gioco, apparentemente senza grandi sforzi.
È quindi comprensibile che un principe curioso o incuriosito lo invogli a scendere sul fondo di Cariddi per portare notizie da questo terribile mondo sotterraneo. Ma come un re possa pensare di mandare laggiù i suoi cortigiani e ciambellani, che forse non hanno mai provato a nuotare, mi é sempre sfuggito. E ora un ragazzo, un giovane debole, di cui non sappiamo nemmeno se abbia già fatto qualcosa nel nuoto e nell'immersione, intraprende questa tremenda impresa.

Lucilie. Oh, accidenti, caro amico, che vuoi che il miracoloso sia così prosaico. Secondo questo punto di vista, che ne sarebbe di tutta la poesia, e persino della ballata e del romanzo, che sono i meno adatti a dare un simile resoconto?

Geh. Rath. Sì, mia cara, a suo modo poetica; e se ne avessimo il tempo, si potrebbe spiegare a sufficienza con tutte le belle poesie di questo genere. E ora il re, che promette addirittura a sua figlia un secondo tentativo riuscito? A parte una curiosità incomprensibile, Schiller è un po' troppo generoso qui, anche per un poeta.

Lucilie. E io dico che siete innamorati del sentimento e della poesia. Il giovane che non conosciamo non può essere di antica nobiltà? Il re lo vuole cavaliere. E' bellissimo, lo vediamo dalla poesia. La giovane principessa é notevolmente interessata a lui: é possibile che molto tempo fa si sia svolta una storia d'amore segreta, che ora si sta realizzando in modo fiabesco. Quanti romanzi avrà scritto in silenzio sul suo amore senza speranza e sulla sua bellezza.

Geh. Rath. Se così fosse, difficilmente avrebbe deciso di compiere il pericoloso tuffo, solo per prendere e possedere la coppa d'oro. Questo forse lo avrebbe degradato agli occhi della sua amata.

Lucilie. Lei recensisce il poema come se fosse una tragedia. E insomma, se avete ragione, io dico: non dovrebbe esserlo, e il poeta ha ragione!

Geh. Rath (ridendo). Questo é il modo più glorioso per porre fine ad una discussione. E perché cercare ragioni e prove quando si ha questo in tuo potere?

Prof. In una grande festa a Messina, alla quale era presente anche il meraviglioso Nicola tra la gran massa del popolo, il re si mise a pensare a come potesse essere il fondo della ben nota Cariddi, sotto il gorgo che spumeggia e infuria, che viene in parte inghiottito a intervalli ricorrenti, per poi risalire dagli abissi dopo una pausa. A lungo Nicola si é rifiutato di affrontare queste profondità, in cui la marea non smette mai di scorrere, per quante cose incredibili avesse già intrapreso nella sua vita. Temeva di perdersi in scogliere rocciose così strette che gli sarebbe stato impossibile ritrovare la strada. Allora il re gettò la coppa e Nicola, dopo essere stato molto incitato dagli astanti, tanto da stimolare la sua vanità, si tuffò per riprenderla.

Geh. Rath
. Nonostante ciò, la vicenda rimane abbastanza poetica.

Prof. E' strano che i contemporanei che raccontano la storia sembrino divergere su punti essenziali. Alcuni chiamano Federico, altri Alfonso, questo curioso re di Napoli. Federico doveva essere lo zio del crudele e universalmente odiato Alfonso, che, cacciato il nipote, regnò anch'egli per poco tempo, lasciando il trono al cattolico Ferdinando di Spagna. La storia si adatterebbe meglio a quel Ferdinando, nemico e poi amico del famoso fiorentino Lorenzo Magnifico. Anche lui regnò solo pochi anni prima, perché dopo la sua morte i principi cambiarono molto rapidamente.

Geh. Rath. Dovrebbe essere possibile indagare e stabilire la questione.

Prof. Seguirò il suo suggerimento e troverò i passaggi importanti in Jov. Pontanus e Alexander ab Alexandro, dato che ora sto solo raccontando a memoria.

Geh. Rath. L'uomo pesce non é tornato alla luce, vero?

Prof. Se la mia memoria non é del tutto sbagliata, ci sono anche diverse interpretazioni al riguardo. Alcuni dicono che non é riapparso più, così come la coppa d’oro.

Geh. Rath. Questa deviazione sarebbe il punto più importante per la critica. Se si trovasse davvero, si potrebbe alla fine dubitare dell'intero episodio, e anche dell'arte sovrumana del buon Nicola.

Prof. Nella mia prima giovinezza, anni prima che Schiller scrivesse questa ballata, ho letto di questo meraviglioso episodio. Da allora non sono più riuscito a ritrovare il libro, perché all'epoca non ricordavo né il titolo né l'autore. So solo che la mia immaginazione giovanile fu straordinariamente rapita dalle immagini e dalle descrizioni che l'audace sommozzatore aveva portato a galla dall'abisso. Raccontò di strani e sconosciuti mostri marini che vivevano lì nelle profondità, tra le strette e larghe scogliere rocciose e le gole che si estendevano laggiù come un enorme labirinto. La cosa più raccapricciante che ricordo é l'immagine di enormi, giganteschi polipi, uno spettrale intermediario tra un animale inconsapevole e un disgustoso verme vegetale sordo e cieco. Raccontò che erano cresciuti fino a raggiungere dimensioni enormi ed erano saldamente attaccati alle rocce frastagliate; ne aveva visti alcuni con grossi pesci nelle pinne pelose o nelle braccia, che si contorcevano e si dimenavano, e che venivano fortemente trattenuti per poterli succhiare. Mentre guardava con un certo brivido questo spettacolo, da un altro lato si stavano già allungando verso di lui venti lunghi tentacoli simili a braccia, che volevano abbracciarlo per tirarlo verso un polipo ancora più grande e incastrato nella roccia, in modo che potesse servire da cibo per il mostro grigio, incolore e informe. Così afferrò rapidamente la coppa e sfruttò il ritorno della marea per ì uscire dalle rocce e dalle fessure e rivedere la luce del giorno.

Lucilie. Nel suo poema, Schiller allude a simili orrori che il palombaro vide.

Prof. Ora il secondo racconto riferisce che il re, la cui curiosità era stata ancor più stuzzicata, scagliò giù una seconda coppa e mostrò anche al nuotatore una grande somma d'oro, che gli avrebbe dato se avesse recuperato anche la seconda coppa dall'abisso. Nicola, inorridito da quello spettacolo subacqueo, si lasciò accecare dalla cupidigia e dall'avidità di denaro e, dopo aver riflettuto un po', si rituffò nel gorgo, senza più ricomparire.

Essling. L'episodio rimane sempre attraente e l'immaginazione continua a elaborare il meraviglioso anche dopo la conclusione. Si potrebbe forse riservare a un altro poeta una conclusione più fortunata.

Geh. Rath. Perché no? Nella nostra nuova letteratura non é ancora successo abbastanza, che forze diverse si cimentino con lo stesso soggetto.

Eßling. Forse qui non dovrebbe essere così difficile, visto che il miracolo é così vicino. Semplicemente non dovrebbe essere una seconda storia d'amore.

Madre. Solo che non si dovrebbe voler tirare in ballo la superstizione. Meglio ancora l'amore biasimato della figlia del re.

Eßling. Caro amico, cosa chiamiamo superstizione? Noi, nelle nostre allegre stanze, nelle nostre occupazioni quotidiane, sparsi per le società, vivendo negli eventi del mondo e della nostra città, abbiamo una ragione buona e facile. Ma pensate al minatore solitario, in fondo al suo pozzo, che sente solo il suono del suo martello, circondato da rocce in cui riconosce i minerali - e il lavoro di macchine meravigliose, i suoi compagni di miniera, che rivede - qui, quando una volta irrompe una disgrazia, quando all'improvviso si trova un filone ricco, la credenza nel presagio e nella prefigurazione si sviluppa da sola. Ogni classe che vive a contatto con la natura ha le sue superstizioni e i suoi fenomeni, che non si lascerà mai convincere dall'illuminato abitante della città. Se si rende abbastanza fedele il vecchio cacciatore, già molto provato, il più sensibile di loro ci dirà cose miracolose. Al crepuscolo del mattino, al chiaro di luna, sulle montagne e nelle foreste appaiono fenomeni che, vissuti in prima persona, non possono essere spiegati così facilmente.
Per il vecchio marinaio e il capitano della nave, la sua nave diventa un essere vivente a cui attribuisce carattere, capricci, stranezze, ma anche virtù. Si infurierà se qualcuno cercherà di farne una macchina di legno come tutte le altre. La leggenda della mostruosa bestia marina, il Kraken, che è grande come un'isola e che viene vista una o due volte in ogni secolo dai devoti navigatori nei pressi della Norvegia, si ripete sempre. Per questi marinai, gli antichi Tritoni e Nereidi, persino il Dio Nettuno, non sono ancora morti. Le figure e le leggende più meravigliose emergono spesso dall'elemento più antico, e mancano solo i poeti per abbellire lo spettro in modo greco.

Madre. Ehi! Ehi! Herr Rath, un uomo d'affari e un tale difensore della superstizione!

Lucilia. Oh, che bello! La sto conoscendo con un aspetto completamente nuovo. Ma le assicuro che le sta molto bene.

Madre. Davvero? Ma cosa ne dirà il nostro Florheim? Scommetto che la pensa diversamente.

Florheim. Se devo esprimere la mia sincera opinione, allora affermerei quanto segue: non si dovrebbe mai dare un concerto in cui la Marsigliese non sia eseguita all'inizio o alla fine con musica strumentale completa e canti polifonici, in modo da ricordare al pubblico qual é la cosa principale. Come un tempo gli estremi dello stampatore erano posti sopra o sotto i capitoli, o in alcuni libri francesi le vignette, così non dovrebbe essere stampato alcun libro in cui non si trovino le teste e i ritratti dei più illustri eroi della libertà: Nessun libro di cucina, nessun libro di matematica, di geografia, di filosofia, o qualunque sia il loro nome, potrebbe esistere senza i ritratti di Mirabeau, Washington, Franklin, Kosciusko, ma anche degli incompresi Danton e Robespierre, che risplendano qua e là, sopra e sotto: in modo che l'uomo si ricordi in tutte le sue azioni e attività di ciò che gli spetta.
I calendari popolari dei borghesi e dei contadini dovrebbero riportare l'intero mese di luglio a lettere rosse, affinché l'uomo comune ricordi sempre che la salvezza dell'umanità è stata emanata dalla gloriosa Rivoluzione di luglio, che la vera storia é iniziata con questa epoca. Perché tutto ciò che é stato prima è favola o privo di interesse. E a cosa serve la nostra conoscenza dell'inutile feudalesimo e del clero cieco? Entrambi sono stati abbattuti, con qualsiasi mezzo. Allora tutti i libri dovrebbero essere stampati in lettere latine, in modo che nessun occhio percepisca la scrittura gotica deformata dei tedeschi. Ma se il pregiudizio e l'ostinazione sono troppo forti contro questo miglioramento, allora almeno tutti i nobili devono unirsi per stampare quei nomi come "Principe, Signore, Re, Duca, Conte, Scudiero" ecc. non più con l'iniziale maiuscola, ma con le lettere minuscole, in modo che anche i bambini, mentre imparano a sillabare, imparino a disprezzare questi nomi. E cosa si può avere ancora oggi contro gli ebrei? Non sono forse ancora una volta il popolo eletto? Non sono forse i nostri veri eroi della libertà, i veri Maccabei, i più autentici tedeschi? Chi combatte così in prima fila?

Tutti guardarono l'oratore, il professore, che pensava di aver capito qualcosa della medicina, prese la mano del giovane per tastargli il polso

Florheim. Non penserete che stia parlando con la febbre, vero?

Madre. Oh no, solo che i tanti diari le hanno dato alla testa. Ma un giovane che presto diventerà mio genero deve fare più attenzione a non annegare in questa marea di riviste.

Geh. Rath. Certamente si può anche fare troppo di una cosa buona.

Lucilie. Ma non vogliamo far arrabbiare il patriota, parliamo piuttosto di quell'uomo d'acqua.

Eßling. Che é annegato anche lui nei gorghi di Cariddi e nelle spalancate gole sotterranee.

Florheim. Meglio ancora che negli archivi o tra i folli mandati del cosiddetto governo come servitore di un principe.

Lucilie. O cielo! Torniamo serenamente a quel Nicola, il pesce, di cui abbiamo parlato prima in modo così calmo e istruttivo.
La storia che abbiamo appena ascoltato non si può forse definire una novella? Ora che tutto si chiama così?

Prof. Gli italiani più antichi, se avessero narrato l'evento, senza alcun dubbio l'avrebbero probabilmente chiamata novella. Perché questa capacità subacquea e questo dono di nuotare é certamente strano e nuovo.

Lucilie. Non se ne potrebbe fare un romanzo secondo le nostre esigenze o la nostra moda più recente?

Essling. Certamente, e in più di un modo.
Come avevamo già un genere nella pittura di paesaggio, i paesaggi marini, in cui i porti, le tempeste, le navi e il mare erano rappresentati in molteplici funzioni, così ora gli inglesi e i francesi hanno il loro romanticismo marino. Così, l'intera vita marittima dei napoletani e dei siciliani potrebbe essere legata al destino di quest'uomo, alla descrizione di tutte le isole e le baie del luogo: l'Aetna sputafuoco fornirebbe un buon contrasto a tutto ciò. Dovremmo ora conoscere una nave in particolare, con ogni sua vela, con ogni corda e tavola, in modo che, quando affonda, potremmo piangere per lei, come per una persona.
Il personaggio più interessante, naturalmente una ragazza bella, distinta e ricca, viene salvata dal naufragio da Nicola, attraverso il quale entra in contatto con la corte e il re, e così via.

Lucilie. Rispetto il talento di Cooper, ma credo che il suo modo di fare sia troppo prolisso. Non ho ancora avuto il coraggio di leggere le poesie di mare francesi, che pure hanno guadagnato una grande reputazione.

Eßling. Poiché a voi, mia signora, non piace questo modo di procedere, si potrebbe anche imbastire un romanzo di cospirazione attorno alla figura del pesce umano.
In quelle regioni non mancavano mai le ribellioni, e in quel periodo i baroni e la nobiltà erano particolarmente sfiduciati nei confronti dei loro principi, e il popolo sfiduciato si lasciava abbindolare, come spesso aveva fatto in precedenza. A scusare, forse a giustificare i congiurati, la figura di quel crudele Alfonso, odiato sia dalla nobiltà che dal popolo e dal clero, non sarebbe stata disomogenea. Nicola serve il partito contro il tiranno, i cospiratori ricevono notizie, nessuno capisce come, visto che nessuna nave può salpare, visto che la tempesta ha sfasciato quella che, sfidando la natura e il divieto, aveva osato farlo, sulle scogliere.
Così questo Nicola, con la sua abilità di nuotatore, é l'anima di tutta l'impresa. Alcuni nobili languono nelle prigioni, le bellezze piangono il loro amato. Nicola nuota e fa quello che può. Alla fine il tiranno viene a conoscenza di quest'uomo miracoloso e di quanto sia già stato danneggiato da lui. Ma non può prendere per la testa l'uomo del popolo, che gode della venerazione superstiziosa di quasi tutti, e rinchiuderlo, o addirittura giustiziarlo, come preferirebbe.
Allora immagina una curiosità insaziabile per la storia naturale.
La grande festa si celebra vicino al mare. Il re getta la coppa nell'abisso. E' stato così furbo da legare il recupero della coppa al perdono di quegli amati nobili per i quali é già stato eretto il patibolo, oltre al desiderio di scoprire com'é laggiù. Tutto é in gioco. Gli occhi delle più belle dame si dirigono imploranti verso il magnanimo pesce, l'amore, l'onore, la libertà, la patria chiama, ed egli si immerge nel labirinto d'acqua, non verso uno, ma verso mille minotauri.
Con timore si aspetta il suo ritorno da tutte le parti, il re trema, eppure è convinto che sia impossibile per qualsiasi potenza umana tornare da quell'inferno. Mentre tutto é ancora nella massima tensione e molti si sono già arresi alla disperazione, ecco che l'audace nuotatore, cavalcando le onde spumeggianti, appare improvvisamente di nuovo.
Esultanza generale. Il re cambia colore ad ogni minuto per lo stupore e il fastidio. E' votato alla cattiveria. Non può ritirare il perdono, ma vuole distruggere chi lo ha costretto a farlo. Così promette al nuotatore un'alta dignità e grandi ricchezze se tirerà fuori dall'abisso la seconda coppa d'oro, ancora più grande, e in più vuole lasciare una parte considerevole dell'accisa. Se dunque sei, conclude con mascherato disprezzo, un uomo che ama se stesso e la patria, se sei coraggioso e patriottico, allora recupera anche questa, e raccontami il seguito delle meraviglie delle profondità marine, allora sarai ricco e diventerai anche membro della mia accademia.
Nicola lo guarda con uno sguardo strano, poi lascia che il suo occhio acuto vaghi nel cerchio dei nobili e del popolo. Si prepara al secondo tuffo, poi, come in un improvviso entusiasmo, una volontà, un pensiero muove le migliaia di persone. Prendono il tiranno e lo gettano nell'abisso, esultando, perché possa continuare lì le sue ricerche storico-naturalistiche nella sua persona. Alfonso fuggì e si ritirò in un monastero, ma poiché morì dopo poco tempo, questo non ha importanza.
Per i vari gruppi di eroi della libertà, i molti sentimenti che possono esprimere, sono un sostituto più che adeguato per questa piccola trasgressione della verità.

Florheim. Stringimi la mano, Essling, abbracciami calorosamente, fino adesso ti avevo frainteso. Scrivi tu stesso quest'opera nobilissima. Sì, amico, é così che la poesia deve svilupparsi nel nostro secolo, se non vuole rendere la razza umana sempre più inguaribilmente effeminata.

Geh. Rath. Oh, oh, signor Rath, se solo non dimenticasse l'importanza della sua carica su invenzioni così lontane e non trascurasse la sua promozione.

Eßling. Lei sa, caro amico, che non stampo nulla: questa divertente improvvisazione mi sembra di natura del tutto innocua.

Prof. Allora conoscerebbe forse un terzo modo di trattare questo argomento marino?

Lucilie. Oh, vi prego, continuate a confrontarvi da immaturi. E se potete, lasciate che solo l'amore sia il centro di questo terzo racconto.

Eßling. Come lei comanda.
Contro la mia volontà, una bocca gentile mi costringe; ma può anche chiedere qualcosa di doloroso, e lo riceve.
Ecco come sarebbe cresciuto il nostro Nicola, bello, forte, intraprendente, a Catania, da genitori poveri, pescatori che si nutrono solo di poco. Il suo talento si sviluppa presto. Non ha quasi bisogno di una barca per andare lontano nel mare; il suo corpo bello e arzillo é completamente attrezzato per essere tutt'uno con il mare. Così, poiché é il miglior subacqueo, mantiene i suoi genitori recuperando conchiglie e coralli rari, che poi vendono. Ben presto trasporta lettere attraverso il mare. Ma una notte d'estate approda su un'isola lontana (sia essa Ischia, o Procida, o una delle più piccole). Qui incontra una ragazza di nobili natali, ma impoverita; il padre di lei é morto in esilio in terre lontane, e a loro non é permesso lasciare la loro isola solitaria, tanto meno farsi vedere a Palermo o a Napoli.
Nei colloqui d'amore al chiaro di luna, quando la vecchia madre già dorme, i cuori del giovane Nicola e della bella Serafina si avvicinano. Lei racconta i destini della sua famiglia. Lui ne é entusiasta, ma non sa come aiutarsi o consigliarsi per arrivare a possedere la più bella fra tutte.
Ma ora ha ancora meno pace a casa, nella piccola e angusta capanna della sua famiglia. In ogni condizione atmosferica, nelle notti più buie, nuota verso l'isola della sua amata, proprio come Leandro nell'antichità visitava il suo eroe di notte, solo che la sua via d'acqua è molto più lontana di quella che ai nostri giorni il poeta britannico ha reso nuovamente famosa. Grazie a questa pratica continua, il suo potere miracoloso aumenta a tal punto che presto diventa lo stupore e la leggenda dei suoi compatrioti.
Quando si parla di un'impresa impossibile, si dice sempre che nessun uomo può farla, ma il nostro Nicola sì. Gli armatori, i conti e i signori si servono di lui per ricevere e spedire lettere che non affiderebbero a nessun altro.
Dopo un po' di tempo, a volte trova sulla sua isola poetica un giovane sospetto, che gli rende difficile raggiungere la sua amata. Ben presto scopre l'impetuoso giovane anche a Catania, lo vede a Palermo e, senza che quest'ultimo conosca la sua parentela con l'amata, gli consegna pacchi e lettere che deve consegnare a un nobile conte, che sta nuotando verso la sua residenza di campagna. Infine, mentre questa corrispondenza segreta continua, la sua amatissima Lucilie lo scopre in una notte tranquilla.

Lucilie. Come? Si chiama Seraphine.

Eßling. Vedo che stanno tutti ridendo di me. Sì, amici miei, un narratore improvvisato deve avere una memoria straordinaria. Ma ora sono in imbarazzo.
Così la bella Lucilie, o meglio Serafina, come avete giustamente notato, scopre che questo giovane sospetto é il suo rivale, che si è già dichiarato a sua madre. La vecchia e malaticcia madre si é fatta illudere dalle promesse del giovane, che le promette nientemeno che il recupero di tutti quei grandi possedimenti che da tempo sono stati sottratti alla famiglia dal governo.
Il giovane é un cospiratore e un fanatico. Fa parte di un'alleanza che si é diffusa in tutto il Paese. L'intenzione é quella di rovesciare il governo, assassinare il re e fare della Sicilia una repubblica, con la cura e la tutela di un duca che metta tutto in ordine e restituisca agli esuli i loro beni, ingiustamente sottratti.
All'astuto Cola, che non si lascia irretire da nulla, nelle notti solitarie, mentre nuota avanti e indietro, appaiono spesso apparizioni miracolose, divinità del mare o demoni, alcuni dei quali hanno buone intenzioni con lui, ma altri vogliono rovinarlo. Così sente il canto delle cosiddette sirene e rischia di essere catturato da loro.
Nel frattempo, il nobile cospiratore ha fatto rapire la sua amante per consegnarla al suo rivale, che gli ha reso importanti servigi. La donna rifiuta di diventare la moglie del malvagio e viene rinchiusa in una torre robusta e inaccessibile.
Nel frattempo, il re, che é un signore molto gentile e ama le scienze e le arti, ha organizzato una grande festa. Una splendida processione si svolge sull'acqua; tutto é adornato con abiti preziosi, risuonano musica e canti; egli indossa la veste dell'incoronazione con corona e scettro. Poi la moglie perde il suo prezioso diadema, che cade in mare. Sconcerto generale.
- Nessuno, dicono tutti, può farcela, tranne l'audace nuotatore e il miglior tuffatore, Nicola.
Lo cercano. Si addentra nelle profondità del mare come se stesse giocando, rimane invisibile per molto tempo perché deve cercare in lungo e in largo, e infine riappare con il diadema.
Ora il re saggio vuole sottoporlo a una prova ancora più grande.
La coppa viene scagliata nel gorgo di Cariddi. Tutti sono inorriditi, ma Nicola promette di cercarla di nuovo se, in caso di successo, il re gli concederà una richiesta, che farà in seguito.
Il re lo esaudisce e lui si tuffa.
Mentre tutti attendevano con timore e trepidazione il ritorno dell'audace, giunse la notizia di una rivolta nella provincia. Solo il re non perde la calma: manda messaggeri, dà gli ordini più necessari, un comandante presente va subito incontro ai ribelli.
Ora appare Cola con la coppa, nel tripudio generale.
Si riposa perché é molto esausto, poi si veste e si siede a tavola accanto al re. Ora il racconto delle meraviglie del fondo del mare, di quelle terribili camere di roccia, dei mostri più orribili, dei polipi, dei serpenti marini, dei polpi, delle sirene, dei folletti acquatici selvaggi e di tutto quello che volete, perché qui la fantasia ha libero sfogo.
Quali pericoli non può aver passato il nostro eroe laggiù! E' eccitato, e chi può biasimarlo se qua e là si allontana un po' dai limiti della verità. A un bravo ciambellano, che voleva accusarlo di menzogne ed esagerazioni con un ironico giro di parole, disse molto brevemente:
- Spogliatevi, nobile signore, saltate giù e guardate voi stesso laggiù, tornate e svergognatemi in seguito se mi trovate falso, e se gli strani abitanti di quelle camere d'acqua vi hanno accolto gentilmente e vi hanno incontrato con un volto allegro.

Mentre sono a tavola, arriva la lieta notizia che i ribelli sono stati sconfitti e i capibanda catturati, prima che il comandante potesse radunare il suo esercito. E chi ha compiuto questa audace impresa, questa azione eroica? Nientemeno che il padre di Lucille, che si pensava fosse morto da tempo in esilio.

Madre. Ancora Lucilie? Non la conosciamo.

Eßling. Scusatemi! Il padre della bella Serafina.
Ora Nicola si fa avanti con la sua richiesta, che il re deve esaudire; si tratta, ovviamente, di avere in moglie Serafina. Il padre, che in precedenza aveva saputo dalla moglie tutti i piani che si stavano ordendo contro il re, si era affrettato a radunare un popolo coraggioso e ad attaccare i traditori senza lasciare scampo.
Il vecchio fu reintegrato dal re riconoscente in tutte le sue dignità, in possesso dei suoi grandi possedimenti, e l'uomo molto esperto, che da allora aveva sopportato molteplici miserie, ora sposò con gioia sua figlia con colui che il popolo chiamava solo proverbialmente Pesce Cola.

Madre. Che bello! Sì, in questo modo la ragione e l'abilità entrerebbero in questa storia poco interessante. Cosa ne dici, caro Florheim?

Florheim. Quest'ultima era del tutto assurda.
Ai nostri tempi, se si vuole che un libro sia buono, i ribelli devono sempre avere la meglio sul governo. Ma se questo non può accadere, devono almeno suscitare un tale interesse come santi martiri, che si finisce la lettura con le lacrime, e così un odio maggiore ricade sui vittoriosi persecutori della virtù. Questa é la strada dell'epoca e dell'istruzione evoluta.

Madre. E' incorreggibile.
Oh, signor Rath Eßling, deve venire a trovarci spesso, vero? Soprattutto la sera, quando siamo soli. Renderete felici me e mia figlia.

Eßling. Se non sarò trasferito, sarà per me un grande piacere trascorrere le mie serate nella vostra cerchia domestica.

Madre. E non potrebbe, se glielo chiedessimo, raccontare una storia del genere in modo più esteso, così da riempire un'intera serata, forse differente?

Eßling. Spero, se vi divertirò con questa storia, di riuscire a trovare quanta più inventiva possibile.

Madre. Oh, lei é un maestro, un uomo gentile. Come é bello, quando si arriva a uno sviluppo o a un punto pericoloso, poter dire: "O carissimo amico, non lasciare che l'uomo amabile perisca! Per l'amor del cielo, non far precipitare così volontariamente nella disgrazia la nobile donna, con la quale posso pensare a me stessa nel mio aspetto giovanile, o mia figlia! Non è forse vero, uomo d'ingegno, che in tali luoghi anche la mia richiesta verrebbe accolta?

Essling. Se non la giustizia poetica.

Madre. Oh, lasciate fuori dal gioco questo fatale magistrato, che ha già rovinato tanti buoni libri e pensa sempre e solo ai sacrifici. Spesso un brav'uomo, una bella ragazza, se commettono solo un piccolo errore, devono subito cadere in una grande disgrazia. No davvero? Voi sapete raccontare storie, e poi mi permettete, quando sono nel pieno dell'interesse, o di una paura poetica, di dirigere i destini in un modo o nell'altro? Per un talento grande come il vostro, è solo un incentivo a sviluppare nuove e ancora più grandi bellezze. E' molto più piacevole ed edificante che leggere i soliti libri alla moda, e si può anche immaginare di lavorare sull’argomento.

Essling. Avete, cari amici, un'opinione troppo buona del mio talento. E' come se anch'io dovessi gettarmi nel vortice, come il nostro Cola. Ma non é stato saggio perché, prima di intraprendere l'impresa, si é fatto promettere che sarebbe stata accolta una richiesta da cui dipendeva tutta la sua felicità?

Lucilie. Parliamo di altre novelle o di eventi veri. Lei, mio professore, é rimasto in silenzio per tanto tempo e mi sembra che anche lei voglia raccontarci qualcosa.

Prof. Avevo davvero un'altra storiella da raccontare, che, a mio avviso, potrebbe essere chiamata novella, sebbene abbia ancora grandi segni di verità, e sia corroborta da più di un'autorità, cosicché appare tanto più strana proprio per questo motivo, e anche più credibile, se non si è inclini al dubbio.

Lucilie. Sono impaziente, cominciate.

Prof. Il fatto di cui parlerò é accaduto ben duecento anni dopo l'incidente di Nicola, da cui Schiller ha tratto il suo tuffatore. Non lontano da Santander si trova la piccola città di Lierganes, il cui paesaggio montuoso si estende fino al mare, ed é posta tra la Biscaglia e le Asturie. Vicino a questa Lierganes si trova anche Santillana, il cui nome ci é diventato abbastanza noto grazie al romanzo Gil Blas.
In questa Lierganes viveva una famiglia povera, il cui padre si chiamava Francesco de la Vega, Maria sua moglie e i loro quattro figli: Tommaso, che era già sacerdote, Giuseppe, Francesco e Juan.
Il padre Francesco era morto e il figlio, che si chiamava anch'egli Francesco come lui, mostrò fin dalla prima giovinezza una straordinaria passione per l'acqua. Ogni volta che poteva, faceva il bagno e nuotava nel piccolo fiume del villaggio, e di nuovo si sedeva per ore sulla riva dello stesso e si dedicava alla pesca. Questo ragazzo, nato nel 1657, non mostrava alcun desiderio di altre occupazioni; lo si incontrava sempre vicino al fiume o a fare il bagno e nuotare nell'acqua stessa, tanto che la madre spesso si spazientiva e, poiché nessun insegnamento o ammonimento aveva effetto su di lui, alla fine una volta, in preda alla rabbia, lo maledisse e gli augurò di vivere interamente nell'acqua e di trovarvi una casa e una dimora.

Lucilie. Qui abbiamo la vera novella proprio all'inizio. Uno strano corso della vita o uno strano destino è fantasticamente motivato da questa imprecazione.

Prof. Esatto. Non ho mai conosciuto nessuno che potesse negare la sensazione che una maledizione solenne, soprattutto dei genitori, sia priva di effetto. È possibile che la sorte di quegli esseri che l'hanno subita diventi più significativa per tutti; l’attenzione ricade su di loro, e la disgrazia che li colpisce appare allora come il compimento di questa maledizione. Non bisogna nascondere che molti contemporanei, e la madre stessa in seguito, hanno voluto negare questa imprecazione materna. E' così che accade sempre. Come la superstizione ha i suoi zelanti difensori, così l'asciutta ragionevolezza, ed é impossibile dire quale delle due parti sia più fanatica.
In breve, il ragazzo, Francesco, fu mandato a Bilbao quando aveva quindici anni per imparare il mestiere di falegname da un maestro del posto. Bilbao non è molto lontana da Santander e Lierganes, ed é sempre stata famosa per le sue eccellenti fabbriche di spade e di ferro. Ma anche qui il giovane apprendista si dimostrò un artista dell'acqua. Si tuffò di nuovo nel fiume, nuotò di nuovo e non si curò del suo lavoro.
Aveva ormai quindici anni e, dopo essere stato apprendista per due anni, nel 1674 era uscito di nuovo con altri giovani per fare il bagno e nuotare. Era piena estate, il giorno di San Giovanni. Lo aspettavano, i suoi vestiti erano stesi lungo il fiume, ma non tornò. Lo avevano visto nuotare molto a valle, quindi doveva essere annegato. Il mastro carpentiere lo riferì alla madre a Lierganes e si pensò che fosse morto.
Ora si credeva che la maledizione della madre si fosse avverata. Ma é naturale che la madre, nel suo dolore, neghi di aver mai pronunciato una simile maledizione. Passarono gli anni, la madre e i suoi parenti si calmarono; tutti coloro che lo avevano conosciuto si convinsero della sua morte e raramente si pensò a lui.
Erano passati cinque anni quando qualcosa di strano accadde lontano, all'estremità opposta della Spagna. Nel 1679, alcuni pescatori partirono da Cadice. Stavano stendendo le reti quando notarono in lontananza una figura che ora appariva, poi si immergeva a piacimento, e scompariva a lungo sott’acqua.
Poiché il corpo apparve ai pescatori come una figura simile a un essere umano, si spinsero in mare per osservarlo più da vicino, o forse anche per catturarlo, ma la creatura non apparve più quel giorno e tornarono a casa alla solita ora. A terra raccontarono della strana apparizione che avevano visto e nei giorni seguenti uscirono con altre barche per catturare la creatura.
Effettivamente apparve di nuovo, ora più vicino e ora più lontano, ma dopo poco tempo si sommerse di nuovo e infine, dopo aver ripetuto questo gioco molte volte, rimase invisibile nell'acqua. Quando i pescatori tornarono a terra con questa notizia, la curiosità di tutti coloro che ne vennero a conoscenza si fece ancora più forte e si cominciò a pensare al modo di impossessarsi della strana cosa per saperne di più della sua natura. Si decise di prendere più reti e più forti per intrappolare lo straniero, mentre altre barche avrebbero dovuto cercare di avvicinarlo dall'altra parte. Nella zona si parlava già molto di questo spettro acquatico e la gente era molto ansiosa di conoscere meglio l'uomo misterioso. Il terzo giorno apparve davvero, e questa volta rimase con la parte superiore del corpo sopra l'acqua più a lungo dei giorni precedenti. I pescatori gettarono  in mare dei pezzi di pane, che lui raccolse e mangiò; questo sembrò piacergli, perché man mano che altri pezzi nuotavano verso di lui, si avvicinò sempre di più, senza accorgersene, afferrando il pane avidamente e mangiandolo con piacere. Il gioco gli piaceva così tanto che alla fine si avvicinò molto a una delle barche e si trovò improvvisamente impigliato e catturato nelle reti.
Lo tirarono con gioia nella nave e si stupirono del fatto che colui che avevano pensato fosse un mostro marino e un mezzo pesce fosse un essere umano completo e normale. Non aveva nulla del pesce, se non qualche squama sulla spina dorsale e il dorso. Il pesce fu portato a riva, dove molti curiosi lo stavano già aspettando. Tra il frastuono e le grida della gente, le gioiose esclamazioni di stupore, mentre tutti chiedevano e raccontavano storie, fu portato in un monastero francescano. I monaci e alcuni uomini rispettabili che avevano seguito il prigioniero lo guardarono da vicino, gli parlarono, prima nella lingua locale, poi in italiano, in francese e in altri dialetti, ma il selvaggio nudo non rispondeva con alcun suono, sembrava non capire affatto le persone e portava sul volto un'espressione di stupidità e di follia. Un pio monaco, ritenendo possibile che il malcapitato fosse posseduto da uno spirito maligno, lo invocò con tutte le cerimonie consuete della chiesa romana, ma anche questo non fece la minima impressione sull'uomo completamente ottuso. Così trascorse per diversi giorni nel monastero tra i monaci benevoli che lo nutrivano e lo vestivano. Lasciò che tutto gli accadesse, ma nulla di ciò che vedeva e sentiva lo impressionava minimamente. Anche uomini illustri visitarono il malato, ma non si riuscì a scoprire nulla di ciò che era o da dove veniva.
Anche uomini illustri visitarono il malato, ma non si riuscì a scoprire nulla di ciò che fisse o da dove venisse.
Dopo che l'interesse nei suoi confronti era già scemato e gli si rivolgeva di nuovo la parola, improvvisamente e inaspettatamente si lasciò sfuggire con chiarezza l'espressione: Lierganes. Dopo averla pronunciata, ripeté la parola più volte. Nessuno sapeva cosa stesse cercando di dire, perché nessuno dei presenti conosceva quel piccolo luogo così lontano, ai confini estremi dell'impero. Accadde però che un giovane ragazzo che lavorava come operaio a Cadice sentì che il subacqueo aveva usato quell'espressione incomprensibile, perché l'episodio fu subito conosciuto e discusso in tutte le case della città. Questo giovane era anch'egli originario di Lierganes, e per caso era stato portato fin lì, nell'angolo opposto del regno. Spiegò ai curiosi dove si trovava questo luogo a nord, vicino a Santander e Santillana. Si concluse quindi con probabilità che il prigioniero, avendo pronunciato solo questa parola, potesse essere originario di quel luogo.
Dopo questa scoperta, lo strano incidente fu riferito a Don Domingo de la Cantolla, il segretario dell'Inquisizione, anch'egli originario di Lierganes. Egli si occupò della questione e, poiché non era del tutto estraneo alla famiglia di Francesco, si fece riferire dettagliatamente le circostanze della scomparsa o dell'annegamento, quindi scrisse alla madre e ai fratelli chiedendo se avessero ricevuto notizie dell'uomo scomparso da questi cinque anni o se avessero trovato qualche traccia. Gli risposero che era scomparso e che non si riusciva a trovare nulla di lui, che si pensava generalmente che fosse annegato, anche a Bilbao, che quando stava facendo il bagno nel fiume e aveva nuotato molto in profondità, le sue tracce si erano perse e solo i suoi vestiti erano rimasti sulla riva.
Il segretario Don Domingo lo riferì ai monaci del convento francescano di Cadice, presso i quali il folletto acquatico aveva soggiornato per qualche tempo.
Dopo alcuni mesi, arrivò in questo monastero un frate, Juan Rosende, anch'egli appartenente all'ordine francescano. Aveva visitato Gerusalemme e tutti i luoghi santi della Palestina. Venne a conoscenza della sua storia e anche di ciò che era accaduto anni prima a Lierganes e a Bilbao, e poiché questo sacerdote voleva fare un viaggio a piedi attraverso tutta la Spagna per raccogliere elemosine per quei luoghi santi in Palestina, e pensava anche che l'uomo che aveva trovato potesse essere di Lierganes, prese con sé l'uomo muto e poco intelligente quando si mise in viaggio.
Attraversarono a piedi tutta la Spagna e solo l'anno successivo, il 1680, arrivarono a Santander. Il monaco tornò indietro con il suo compagno per visitare Lierganes, che non é molto distante. Prima di arrivarci, la strada conduce su una montagna piuttosto alta, dietro la quale, a un quarto di miglio di distanza, si trova la piccola città. Quando raggiunsero l'altezza della montagna, da cui si ha una vista sul paesaggio sottostante, il sacerdote disse al suo compagno:
- Finora sono stato io la guida, ora guidami tu per una volta, figlio mio.
Il muto, senza pensare e senza guardarsi molto intorno, lo condusse nel villaggio e andò dritto alla casa della vedova Maria, sua presunta madre. Costei, appena lo vide entrare, gli corse incontro e lo abbracciò piangendo:
- Oh sì, sì, tu sei mio figlio Francesco, sei quello che si era perso a Bilbao
.
Erano presenti anche i due fratelli, quello ecclesiastico e quello laico più giovane, che lo riconobbero con gioiosa commozione, lo abbracciarono, gli fecero domande, gli parlarono, volevano farlo parlare, almeno per suscitare in lui segni di simpatia; ma questo fratello Francesco, così meravigliosamente ritrovato, rimase non solo muto, ma anche rigido e insensibile, come un blocco o una statua di bronzo. Così il sacerdote errante lo lasciò lì a Lierganes, nella casa della sua famiglia.
Si era forzato a presumere che lo sfortunato uomo avesse perso la sua mente umana, la sua memoria per così dire, a causa del lungo soggiorno in mare, e che avesse perso quasi tutti i ricordi degli anni giovanili.
E' naturale che la notizia del ritrovamento di Francesco si diffondesse nei dintorni e suscitasse grande scalpore in tutti i luoghi. Persone umili e nobili vennero a vedere l'uomo miracoloso; alcuni lo fecero venire nel loro castello e lo ospitarono per alcuni giorni per osservarlo. Fu esaminato e descritto; uomini credibili vollero vedere delle squame sulla schiena e sotto l'ombelico, cosa che altri, che lo esaminarono alcuni anni dopo, considerarono una falsità. E' possibile, tuttavia, che questi segni, che in un certo senso lo avvicinavano al pesce, siano scomparsi di nuovo durante i suoi anni di permanenza sulla terraferma. Tra l'altro, era alto un metro e ottanta, non era magro, ma nemmeno grasso e ben fatto; i capelli erano rossicci, ma molto corti; il colore del viso era bianco; le unghie erano tutte marce, come se fossero state mangiate dall'aspra acqua salata e tagliente. Non sopportava le scarpe, andava sempre a piedi nudi; se gli venivano dati dei vestiti, li indossava, altrimenti andava completamente nudo con la stessa indifferenza. Faceva lo stesso con il cibo; quello che gli veniva dato, lo mangiava, qualunque cosa fosse, e non mostrava alcuna preferenza per questo o quello, né avversione. Se rimaneva senza cibo, non chiedeva mai nulla. A volte pronunciava una o più parole, ma senza alcun nesso; non intendeva nulla con quei suoni.
Si faceva mandare nei luoghi che conosceva; quindi portava le lettere avanti e indietro nei dintorni. Da ciò si poteva presumere, anche se non rispondeva mai, che comprendesse perfettamente gli ordini che gli venivano impartiti. Era persino coscienzioso in questi ordini e i mittenti potevano contare sulla sua puntualità. Una volta fu inviato con una lettera da Lierganes a Santander. Un'acqua molto ampia, su cui passa una chiatta o un traghetto, interrompe la strada tra questi due luoghi. Quando arrivò nel luogo dove di solito si trova la nave che traghetta i viandanti, non la trovò. Così, senza pensarci, entrò in acqua e la attraversò a nuoto. Arrivò a Santander fradicio e anche le lettere che aveva in tasca erano bagnate. Ma quando il destinatario gli chiese quale fosse la causa, non rispose nulla e tornò a Lierganes senza dire una parola.
I suoi parenti non pensarono mai di fargli cercare di nuovo una professione o di fargli fare un vero lavoro, perché era incapace di fare qualsiasi cosa e non tradì mai nemmeno un'indole ordinaria. Così, senza parlare e, a quanto pare, senza pensare, visse per nove anni interi nella casa della madre. Era stato accudito e nessuno gli aveva prestato molta attenzione. All'improvviso scomparve e di lui non si é più vista traccia. Alcuni pescatori affermarono di aver visto una creatura simile a lui in un porto delle Asturie. Ma la notizia non é stata confermata e nessuno l'ha più visto. In tutto questo, é probabile che sia tornato al mare, anche se non ha più mostrato un vivo desiderio per l'acqua come nella sua prima giovinezza, perché in questi dieci anni dal suo ritrovamento a Cadice, é sempre sembrato spento, non ha prestato attenzione a nulla e ha accolto tutto con fredda indifferenza.

Lucilie. E' abbastanza strano.
Ma ha pensato, caro amico, che anche questo incidente, questo avvenimento isolato che non ha conseguenze, potesse essere definito una novella?

Prof. Forse con maggiore giustificazione rispetto a molti racconti semplici o confusi che oggi si appropriano di questo titolo. Qui il meraviglioso, l'indissolubile é proprio ciò che ci attrae, che risveglia in noi molti pensieri e domande. E' molto probabile che l'uomo ritrovato fosse quello perduto: si riconobbe nel suo luogo di nascita e si orientò; la madre e i fratelli lo accolsero a prima vista come loro e come il Francesco perduto. L'idiota non poteva voler fare l'impostore per dieci anni, perché non ne aveva alcun vantaggio, né poteva trarre alcun beneficio dalla sua menzogna. La sua famiglia non poteva pensare di voler ingannare nessuno lì in solitudine, poiché nutrire lo sciocco era solo un peso per loro. Inoltre, contando la famiglia, c'erano testimonianze sull'autenticità di questo Francesco da parte degli uomini più rispettabili e illustri, tanto che questo incidente si colloca tra i fenomeni naturali più strani, che anche i fisici trovano così spesso difficili, persino impossibili, da spiegare.

Madre. Che cosa vuoi dire? A me la questione sembra abbastanza semplice.

Prof. Sarebbe molto deplorevole che l'uomo d'acqua catturato non fosse altro che un grumo inanimato ripescato dal mare. Se avesse avuto memoria e avesse ritrovato il linguaggio e i concetti, sarebbe stato molto interessante e istruttivo imparare da lui come aveva vissuto nel mare. I subacquei possono restare sott'acqua per molto tempo senza riprendere fiato, ma non é facile ipotizzare se certi corpi umani abbiano la predisposizione, e possano svilupparla a tal punto, da restare privi di aria per molte ore di seguito.
Come viveva nel mare? Di cosa si nutriva? Come ha fatto a sfuggire così a lungo agli animali assassini dell'acqua che non lo hanno almeno danneggiato? Poteva fare a meno di dormire, o se no, dove dormiva? Sul fondo del mare o sulla riva? Il suo intelletto, il suo spirito, non solo era distrutto, ma anche completamente inattivo e privo di forze. Se questo flemmatico demone era davvero Francesco, perduto anni fa (come si è quasi costretti a supporre), allora quest'uomo é ancora più meraviglioso del cosiddetto pesce Nicola, di cui anche rispettabili scrittori raccontano storie così incredibili.

Madre. Caro signor Eßling, deve raccontarci questa storia una sera in un'ora allegra, come questo Francesco sia stato ritrovato dopo alcuni anni in circostanze diverse. Ho calcolato che non poteva avere molto più di trent'anni quando é andato in mare per la seconda volta ed é scomparso.
Ora si può immaginare che abbia recuperato completamente il senno, e quindi può aver fatto le esperienze più strane in mare, vissuto le cose più meravigliose. Questo Robinson marino deve ora coinvolgersi in un'interessantissima storia d'amore, e nel farlo, per immagini e similitudini, per allusioni ed espressioni, non deve mai riuscire a liberarsi del ricordo del suo mare. In questo modo, quest'uomo avrebbe un suo carattere molto bello e poetico.

Eßling (ridendo). Il compito non é difficile, solo che il mio talento è troppo debole. Naturalmente, per una storia improvvisata non si pretendono le stesse cose che si pretendono per una storia stampata.

Madre. Vi ringrazio in anticipo. Ma, mio giovane signor Florheim, lei é di nuovo così profondo. Questa storia ha ispirato anche i suoi pensieri?

Florheim. Ah!

Madre. Come?

Florheim. Non ho nemmeno ascoltato.
Come ci si può ancora occupare di queste sciocchezze ai nostri tempi? Che importanza ha se venti di questi stracci annegano o vengono lasciati ad asciugare? La mia anima é piena di immagini e completamente diverse.

Geh. Rath
. Credo ancora, giovanotto, che siate malato, o che una grave malattia vi colpirà presto.

Florheim. Lo pensate davvero?
Perché sono giovane, voglio il meglio, e vedo che i vecchi sentieri sono così consumati che né il cavallo coraggioso né il mercenario possono percorrerli? Oh sì, voi e quelli come voi, tutti questi vecchi e quelli che vanno in giro con i vecchi, senza escludere il giovane Rath Eßling, voi tutti vi dilettate di poesia, di storia naturale, di geografia e di etnologia, di classici, se scoprite un nuovo verme, trovate una nuova pianta, vi mettete sulle tracce di una cometa, o di un microscopio migliore, ci si distrae da tutte queste miserie in modo deliberato e con una foga quasi forzata, per potersi permettere di ignorare il presente, la grande attività delle giovani generazioni in tutti i Paesi e anche nelle vostre vicinanze della giovane e vigorosa Germania. Gli impiegati, molti studiosi, sono impegnati ad erigere una diga contro questo torrente ruggente. Ma la potente marea, con la fragorosa risata beffarda dei suoi milioni di onde, abbatterà questi impotenti bastioni che si suppone difendano ciò che é ormai in prescrizione e marcio.

Geh. Rath. Giovanotto, capisco in parte il tuo ditirambo, perché l'uomo intelligente non dimentica mai la sua giovinezza. Anche noi siamo stati un tempo in questo luogo, o in questa Arcadia, come vi piace chiamarla, e abbiamo ricevuto la saggezza, che voi ricevete appassita dalla decima, fresca ed elementare, dalla prima mano. A quel tempo, quando la Rivoluzione francese arrivò, ha travolto tutte le menti in Europa come una fresca brezza primaverile.
Il terribile spettacolo non si era ancora sviluppato, e un inganno entusiastico era lecito, anzi necessario. Eravamo tutti ammalati di una scialba indolenza; da questa sobrietà fummo destati da un'apparizione così grande e brillante che il mondo non aveva mai visto prima. Anche gli Stati, i pensatori, i liberali erano oppressi da tante cose, alcune delle quali, con il passare del tempo, erano emerse da quelle più gloriose, e si prendeva coscienza delle catene e della possibile libertà. Dove c'era un talento, una grande mente, un potere particolare, in quel momento non sarebbe avanzato e unito a quell’inno  per la causa migliore? La vostra gioventù non può afferrare e comprendere come i nostri giovani cuori furono scossi in quel momento e cosa sperimentammo in questi potenti sentimenti.
Ma naturalmente, quando la crudele ironia del destino e la miseria del genere umano, che voleva far rinascere l'umanità, sono state rivelate, quando ci é stato insegnato senza esitazione che per liberare l'albero da frutto dai bruchi, bisogna prima tagliarlo, o scavarlo dalla terra con la sua radice e piuttosto gettarlo nel fuoco - allora la nostra prudenza si é risvegliata di nuovo, e siamo stati spaventati da questo dispotismo fanatico che si definiva libertà. Imparammo a sentire cosa possedevamo nella nostra gloriosa patria, cosa possono ancora significare le sue istituzioni, e come il principe e il re, nonostante le infermità umane, nonostante le loro mancanze e alcune miopie, ci governino ancora in modo paterno nella vecchia maniera germanica.
All'inizio abbiamo visto con sospetto, poi la sensazione è diventata sempre più chiara, e probabilmente diventerà coscienza e intuizione politica, che ci può essere una vera, autentica libertà che non consiste in parole e sistemi scritti, cifre e grafici, ma come una libertà sacra, veramente germanica, invisibile, nella consacrazione religiosa, in tutte le costituzioni, e possiede il vero re tedesco come garante e protettore, per proteggere il suddito nei suoi diritti inviolabili contro le presunzioni di una nobiltà altezzosa, come contro la presunzione di demagoghi insolenti e di una folla filosofeggiante.

Florheim. Quanta abbondanza di parole vuote! Prove, fatti!
Per come é ora il mondo, bisogna prima fare spazio alla penetrazione del bene. E questo può avvenire solo se prima tutto viene abbattuto senza sosta ciò che é vecchio. Una volta che il divario é presente e non c'è più resistenza, si può sperimentare ciò che é buono e giusto dal nuovo, e può attecchire e prendere piede. Voi conservatori indolenti ed egoisti, voi aristocratici e feudali, siete così dannosi e malvagi perché inibite ogni cosa buona, vi opponete incondizionatamente a tutto, per paura che questa o quella cosa antiquata possa crollare nella sua debolezza perché il nuovo vuole appoggiarsi ad essa. Ecco perché solo i radicali sanno cosa vogliono; tutte le mezze misure dei riformatori e dei miglioratori sono altrettanto dannose per la patria e per la libertà quanto gli aristocratici inveterati e ostinati. Sì, più dannosi, perché molte menti deboli possono essere ingannate se questi Junker dalla parlantina chiara non permettono alcuna illusione, e con il loro assolutismo non fanno che aumentare l'entusiasmo per il bene.

Geh. Rath. E sperate di portare a termine l'incomprensibile, quello che a modo vostro intendete fare, voi che vi definite la giovane Germania?

Florheim. Certamente, e dipenderà solo dalle circostanze esterne se questo avverrà prima o dopo. Non crede che l'eterno rimprovero di tutto ciò che si oppone a noi avrà finalmente un effetto? Basta dire in continuazione alla gente: questo é bene e questo é male! Molti ci crederanno per questo, poi la maggior parte, e diventerà un atteggiamento dei tempi, uno spirito dei tempi, a cui solo pochi oseranno opporsi. I mediocri non vogliono essere considerati tali, ma vogliono apparire come spiriti forti e pensanti, e così parlano più forte. Non avete notato come negli ultimi anni siamo stati al gioco del vecchio Göthe, perché si è preso la libertà di denigrare tutto il nostro essere e il nostro impegno, e di disprezzarci? Può darsi che si sia dato delle arie e si sia ritirato a piacimento, ma di certo ha imparato qualcosa e si è offeso.
Poiché siamo sempre attivi e siamo il partito del movimento, ci siamo già impadroniti della maggior parte delle riviste e dei giornali letti; ovunque sia possibile, ne stiamo creando di nuovi; un'alleanza invisibile e tuttavia evidente si sta facendo strada in tutta la Germania. Senza convenzione, ogni autore che non é della nostra fede viene denigrato, ma in modi intelligenti e molto diversi. Se é un nuovo emergente e non condivide il nostro liberalismo, il testimone viene spezzato molto velocemente su di lui, come su una persona completamente priva di talento. Se intende qualcosa, o gode di grande autorità, la gente aggira la sua aristocrazia, o la sua avversione per noi, e viene ironizzato con una certa malizia, viene attaccato, anche per i passaggi migliori del suo lavoro, per quanto noiosi e insignificanti, definendo la materia obsoleta, e simili. Altri lo scrivono nei loro giornali, appare nei cosiddetti articoli di corrispondenza, viene lodato come una valutazione molto arguta: forse a loro stessi non dispiace inviare uno stralcio elogiativo qua e là, sotto falso nome.
Capite che prima o poi un autore così ostile a noi viene screditato nell'opinione del cosiddetto pubblico. Così, attraverso le lodi e le ripetute critiche, eleviamo i nostri studenti e colleghi e li portiamo alla fama e al successo. E se non c'é proprio nulla da lodare, se il libro di una tale persona rivela un imbarazzo troppo grande, lodiamo la gloriosa nobiltà del sentimento, e il sentimento non manca mai.

Geh. Rath. Bene, giovane signore! Lo dite con tanta schiettezza, come se fosse davvero qualcosa di buono. Con queste meschine arti sofistiche volete forse cogliere il tempo? Volete creare la cosa più nobile, la libertà, con un atteggiamento servile? O giovane, non c'é dubbio che il nostro tempo é malato e affetto da piccole e grandi infermità. E' vero che la nostra Germania, nella maggior parte delle province, assomiglia poco a quella in cui avvenne la rivoluzione in quell'anno eternamente memorabile. Il tempo, la necessità, il destino, la migliore convinzione hanno fondato e stabilito molte cose gloriose che sono e continuano a essere la vera libertà; nobili principi si sono fatti carico di molte cose che il vecchio governo credeva di dover punire e combattere contro i francesi come un'aberrazione maligna.
Ma dubiti, giovanotto, che io vecchio e tutti i miei pari non rischieremmo la vita e l'incolumità fisica per opporci ad un cattivo dispotismo? Oh, conosco i suoi sentimenti, e ho ben percepito dove sta andando e ragionando. Anche quel grande sussulto del nostro popolo per la vera libertà tedesca, per l'indipendenza e la sicurezza dei nostri principi innati, quegli anni del 1813 e del 1814, che possono essere paragonati ai più belli che solo qualsiasi nazione e periodo della storia mondiale possa vantare, vi sembrano già piccoli e stucchevoli, insufficienti, quasi filistei, anche se tutti voi che ora parlate a gran voce eravate solo dei minorenni a quel tempo.
Mancava solo un Tucidide o un Tacito, o un Johannes Müller, per dipingere con i giusti colori questo capovolgimento del mondo. Ora pensate che il conquistatore del mondo si sarebbe presto schiantato su se stesso, che il potente spirito del tempo lo avrebbe rovesciato. Sì, anche questo avvenne in quel tempo. Si videro, per mezzo suo, rinnovare le meraviglie più antiche, il tempo degli eroi fu rianimato. I padri lasciarono la casa e la fattoria, il commercio, la moglie e il figlio, la madre vide partire il figlio ancora minorenne con lacrime, ma con sublime e gioiosa commozione, l'egoismo tacque, anche i vecchi si fecero strada nelle file dei guerrieri entusiasti, e il più bel senso di libertà li spinse tutti verso il tiranno, e l'odio più nobile affratellò giovani e vecchi, contadini, nobili e cittadini.
Coloro che dovettero rimanere indietro equipaggiarono gli altri. E quando si combatterono le battaglie, le donne, le madri e le fanciulle si mostrarono eroine nella cura dei malati e dei feriti, e rinnovarono quelle mirabili leggende dei tempi antichi, in cui anche il tenero sesso si sottoponeva con eroico sacrificio a questi servizi, che probabilmente richiedono tanto coraggio quanto quello che il guerriero deve portare in battaglia.
Anch'io rinunciai a tutto e uscii con loro. Il mio giovane figlio é caduto al mio fianco. Ma anche questa é una delle caratteristiche della vostra setta, e offende soprattutto i miei sentimenti il fatto che voi prestiate una venerazione quasi idolatrica a questo devastatore del mondo, che avrebbe distrutto noi tedeschi se la vittoria e la fortuna fossero rimaste con lui. Sarà anche stato un eroe, ma ogni goccia di sangue tedesco deve ribellarsi a lui. Ma voi dite più o meno chiaramente che ci avrebbe portato a un'età dell'oro distruggendo tutto ciò che esisteva. Quando la libertà fu conquistata, accaddero molte cose che ogni patriota deve biasimare e deplorare, ma la patria, la Germania, la nostra indipendenza furono salvate. La cosa più importante che contava é stata raggiunta. Ciò che poteva essere realizzato in questo periodo glorioso, ciò che é mancato, ciò di cui dobbiamo lamentarci, tutte queste cose, giovane amico, sono cose di cui non parlate mai, perché in parte non le capisce, o perché questi oggetti supremi sarebbero ancora troppo piccoli per la sua disposizione. Avevamo vinto, ma avevamo anche perso molto.
Nel sentimento di questa perdita, di questo abbandono, sorse già allora un malcontento tra la gioventù frettolosa, che divenne sempre più forte e impetuoso. Questi giovani, che avevano superato i pericoli, si erano radunati con forza attorno a un re cavalleresco e con lui avevano vinto delle vittorie, pensavano che solo loro fossero la patria, che potessero essere tutto in tutto, che la prudenza, la politica e la considerazione fossero non solo superflue ma anche del tutto dannose. Vivevano e volevano solo lavorare, il tutto in fretta e furia, con pura e semplice buona volontà, senza alcuna conoscenza delle circostanze e degli stati, senza alcuna intuizione delle reali carenze e infermità. Il loro entusiasmo divenne presto chimera e fanatismo: finì in una stoltezza e in un'associazione censurabile; perché il bene in quanto tale deve congiungersi in un oggetto reale, permearsi con questo e con la conoscenza, spesso apparentemente superficiale, non sottraendosi alla fatica di molteplici fatiche, al tedio di noiose inezie, per rimanere buono ed emergere come qualcosa di utile. Questa generazione e questa gioventù, però, aveva vissuto il grande sviluppo e lo aveva promosso lottando insieme agli altri: si potrebbe quasi ancora definire una generazione pratica rispetto alle nuovissime.
Ora, però, sta sorgendo una corporazione che dichiara freddi e sobri anche gli entusiasti di prima: e - se guardiamo la questione con serena imparzialità - dove si trova tra gli attuali leader delle voci uno solo che possa realizzare ciò che un Görres, un Arndt, uno Steffens, perfino un meraviglioso Jahn fecero a suo tempo per la buona causa? E tanti altri, per non parlare degli eroi della battaglia? Ma questi sono già obsoleti per i più recenti, e temo che siano troppo patriottici per loro. Perché la loro attività letteraria, che é senza oggetto, può produrre qualcosa di grande? Non si consumerà forse da sola, e il grande pubblico, per eccesso e stanchezza, ignorerà alla fine l'entusiasmo che si é creato?

Florheim. Niente di meno, perché, ad essere sinceri, i nostri sforzi attuali sono solo provvisori, preparano e colmano un vuoto.
Come la grande rivoluzione é partita dalla Francia, che, come lei ha giustamente osservato, ha avuto un effetto benefico anche sugli altri Stati, così anche il vero movimento partirà di nuovo da lì, che ora è solo ostacolato e trattenuto da tutte le arti. Con questa parte del movimento siamo della stessa idea per natura e convinzione e, poiché i nostri superiori rimangono immaturi, i francesi devono assumere di nuovo la tutela, ma nessun Napoleone deve usurpare questa carica, no, i repubblicani autentici e magnanimi devono assumerla. Allora ciò che noi, la giovane Germania, vogliamo sarà autorizzato, saremo allora dotati di potere, e il ringiovanimento del mondo tedesco andrà avanti a partire da noi.
I vecchi pregiudizi cadranno per la seconda volta, ma per sempre. Cosa ci importa del Reno dalla nostra posizione elevata? Quella riva sinistra, verso la quale i nostri amici guardano sempre, può tornare ad essere la loro, la natura l'ha stabilita una volta per loro: ma in cambio riceveremo la loro leale amicizia, la loro protezione contro ogni oppressione, e saremo padroni di noi stessi e felici nella più bella libertà.

Geh. Rath. Quindi é più o meno questo il significato? Non basta che gran parte dell'Europa si stia lacerando in una deplorevole aberrazione, che guerre civili, disgrazie, pressioni, persecuzioni e tirannie stiano devastando i bei Paesi, che la sfiducia e i pesanti destini stiano facendo sprofondare altre regioni nella miseria:
- ci sono dunque anche degli autoctoni che, in una sciocca illusione, non concedono alla nostra felice Germania la sua felicità?
O giovani perduti, quante sciagure avete già causato alla vostra patria con la vostra vile ignoranza! La maggior parte delle cose di cui ora vi lamentate e che rimproverate sono state portate su di noi e su di voi dai vostri pari e da altri sciocchi maestri.
Sarà che siete troppo temuti, che i governi vi prendono troppo sul serio; - ma non dovrebbe accadere nulla? Quando queste grandi masse, che si definiscono illuminate, recitano pubblicamente tutta l'obbedienza, non dovremmo forse mostrare loro che c'é comunque un governo che deve insegnare al soggetto, anche in modo duro, a obbedire di nuovo? E queste società, che sperano nell'estero, nella distruzione di tutte le forze tedesche, che corrompono gli stranieri con il declino e la perdita di province, e vogliono darsi di nuovo alla loro tirannia, nonostante tutte le amare esperienze, osate chiamarle la giovane Germania? Cosa pensate che direbbero i grandi veri imperatori tedeschi, gli Hohenstaufen, o un Carlo Quinto, di fronte a tale assurdità, per non darle un nome peggiore? Se il nostro vecchio onesto Blücher, il vero tedesco, avesse potuto sentire una cosa del genere da voi, dove avreste trovato il coraggio di sopportare uno dei suoi sguardi fedeli?
Ma é meglio considerare queste cose, che sono certo più evidenti e più nascoste qua e là, come puerilità; perché se il vero patriota le prendesse sul serio, la triste discordia nello Stato e nella famiglia dovrebbe aumentare ancora di più.

Florheim. Certo che deve farlo, non c'é dubbio.
Tutto ciò che voi chiamate confusione e disastro deve raggiungere il suo apice, e lo farà da solo, senza alcuno sforzo da parte nostra. Lei, vecchio, caro signore, mi perdonerete certamente, con la vostra filantropia, se vi sorrido. Non parlate sempre e per sempre di una politica superata, di un patriottismo superato? Ciò che poteva essere abbastanza buono nel 1813 é ovviamente ora, dopo vent'anni, non più adatto alle nostre condizioni.
La Germania, come la Francia, é diventata un Paese completamente diverso. Il nuovo spirito di libertà, quando tornerà a camminare sulla terra, sarà molto diverso da quello precedente. La nascita è così potente che anche l'immaginazione più ardente non può ancora sognare la sua gloria in forma gigantesca e splendente. Voi e i vostri simili, che siete morti in virtù di buone intenzioni, avrete solo la forza di stupirvi nel modo giusto, ma la gioventù, allora, si lascerà trasportare fino al palazzo della libertà degli dei dalle enormi ali.
E certamente, anche un giovane freddo come il nostro consigliere Eßling ci seguirà e, sotto una bandiera tricolore sventolante, si unirà alle lotte che devono essere le levatrici del nuovo secolo.

Eßling. Non diciamo parole così inutili.
No, mio giovane signore, voi che avete soffocato tutto il talento della riverenza, e avete così distrutto l'organo della libertà che é in voi, se un tale momento di sventura dovesse colpire la nostra cara patria, troverei presto lo stendardo dove dovrei stare al fianco del mio principe. E mi creda, entusiasta dal cuore tenero, tutti gli uomini della mia età, e tutti i giovani, sì, anche i vecchi e i contadini, gli artisti e gli studiosi, seguirebbero di nuovo, come allora, il grido di battaglia e i toni che ci hanno ispirato in quei giorni. E le madri, le mogli e le fanciulle dimostrerebbero di nuovo che la pietà e la lealtà tedesca non si sono ancora estinte, né appartengono alle favole.

Lucilie. Certamente, caro consigliere, avete almeno la mia mano, con la più sacra promessa di non unirmi mai agli imbroglioni stranieri, nemmeno con una fibra del mio sentimento.

Florheim. Come, Lucilie, siete dalla parte dei ribelli?
Credevo che comprendeste e apprezzaste i miei sentimenti, che foste intrisa dello stesso spirito, e che come futura eroina della libertà mi avreste solennemente teso la mano come mia futura fidanzata, sposa e moglie, - e voi…

Lucilie. Non capisco come abbiate potuto fraintendermi così. Io che sono infedele al mio amore più caro?
Finora pensavo che i vostri discorsi presuntuosi fossero più che altro vanità infantile, per apparire paradossali, ma ora che vedo che siete serio, mi spaventa questo freddo entusiasmo.

Florheim. Infantile?
Questa espressione fa rompere la nostra relazione, e non ne sarete sorpresa. Poco tempo fa speravo che mi avreste seguito e che avreste ammirato tutto ciò per cui mi impegno; ma ora devo recarmi a Parigi senza la vostra compagnia, dove mi aspettano amici che la pensano come me. Porto con me la mia fortuna e ora lì, in tutta sicurezza, ridicolizzo la distruzione di tutto ciò che voi chiamate sacro e inviolabile.
(Se ne va fiero e vittorioso).

Madre. Strano, viviamo in un'epoca che porta alla luce cose che un tempo sarebbero state definite favolose.

Prof. Tale é la triste novella dei nostri giorni.
Così cammina, pover’uomo, e non si accorge di quale sobrietà gli sia così poco sufficiente, visto che era destinato ad assorbire l'universo infinito. L'arte, la poesia, la natura, persino la storia non sono lì per lui, e lotta per costruire tutte queste glorie a partire dai suoi miseri limiti.

Madre. Una persona strana.
Non credo che sappia cosa vuole e quando lo scoprirà sarà molto infelice.

Geh. Rath. E' vero.
E' quello che è successo, ma in misura molto maggiore, al nostro splendido Georg Forster, con il quale questo poveretto non può nemmeno lontanamente confrontarsi.

Prof. Quando nel Faust Dio il Signore dice di Mefistofele in modo così arguto:
 

Non ho mai odiato i tuoi simili.
Di tutti gli spiriti che negano,
il furfante è l'ultimo dei miei fardelli.
 

Quindi c'é solo da rammaricarsi che non si trovi una traccia di malvagità tra questi rigidi e seri negazionisti, e quindi possiamo supporre che Dio Padre li trovi davvero fastidiosi e irritanti, e non concederà loro alcuna indulgenza speciale.

Madre. Sai cosa mi ha ricordato quel giovane? L'uomo dell'acqua, Francesco o come si chiamava. Non ha avuto un attimo di pace finché non é finito in mare, e dopo quattro o cinque anni l'hanno ripescato, ed era diventato del tutto stupido, non ricordava nulla di sensato, né poteva essere usato per qualcosa di efficiente. Se solo il povero Florheim non avesse sofferto allo stesso modo.
Ma, signor Eßling, caro, buon uomo: manterremo il nostro contratto, non é vero, per via delle storie romantiche?

Essling. Dovrei anch'io salpare su un mare così incerto? E se, come Pesce Nicola, facessi un contratto e stabilissi che solo se lei concedessi la sua bella figlia potrei trovarmi abbastanza abile e audace per l'impresa?
Per molto tempo l'ho amata in silenzio, ma credevo che Lucilie avesse dato il suo cuore all'avventuriero del mondo. In seguito, naturalmente, mi sono ricreduto - che ne dice, cara mamma?

Mutter. Questo lo staremo a vedere

Esling. E tu, cara Lucilie?

Lucilie. Vedremo cosa accadrà

Professore. E tutto si risolverà da sé, compreso il fatto che questa storia di famiglia si svilupperà di nuovo in una specie di novella.

 

 

Ludwig  Tieck
1835

 

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