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Esistono, fra orali e scritte, molte versioni antiche della leggenda di Colapesce. Secondo la tradizione, Colapesce è un uomo che, per le sue predisposizioni subacquee dovute a particolari mutazioni (tutti i testimoni citano le dita palmate, alcuni la dotazione di branchie e di una pelle squamosa), è in grado di vivere nel fondo del mare come se fosse un pesce. Già dalle prime informazioni che si hanno di lui, risulta che sia mezzo uomo e mezzo pesce e nel tempo che viveva a Messina, presso Capo Peloro, sfruttasse le sue capacità per disincagliare le reti dei pescatori, recuperare attrezzi di mestiere, passare da una sponda all'altra dello Stretto portando messaggi.
Molte
versioni della leggenda raccontano che la nomea di Colapesce fosse giunta fino
all'imperatore Federico II (ma alcuni considerazioni storiche
farebbero pensare a Ruggero II o secondo alcuni
scrittori potrebbe essere Alfonso), che in un viaggio a Messina
(primavera 1221) volle
conoscerlo o per mettere alla prova il pescatore con una gara, con in palio il matrimonio
con la propria figlia o per saggiare la sua bravura o per soddisfare la curiosità di
conoscere l'ignoto delle profondità.
In tutte
le versioni della leggenda, comunque, Colapesce pone fine alle sue immersioni da uomo, non
riemergendo più. Di conseguenza, si aprono su questa fine svariate ipotesi:
la
più affascinante è quella che vuole Colapesce vivo e impegnato a sorreggere una colonna
rotta, delle tre su cui appoggia la Sicilia, al fine di impedire l'inabissamento della
città di Messina.
AB
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