CURIOSA e OCCULTA FILOSOFIA
Prima e Seconda parte delle Meraviglie della Natura
esaminate in varie questioni naturali
Lib IV
Sulla verità dei Mostri favolosi
Cap. V
Se esistono i Tritoni. Si raccontano storie notevoli
Anche la fama, che è più morbida
della cera per forgiare qualsiasi tipo di menzogna, ha bandito i tritoni come
uomini.
Qui dobbiamo esaminare i medesimi due punti, se esistono questi mostri e se sono
uomini: il primo è vero come il secondo è falso; sono mostri marini con una
forma umana, di cui l'oceano è popolato. E in verità ci
sono, e sono stati incontrati in tempi passati, così come nel presente.
In passato, in Portogallo, è stato visto un uomo saltare fuori dal mare toccando
una conchiglia con la bocca; e più recentemente.
Nell'anno millecinquecentoventitré,
a Roma, nella Riva Maggiore, fu ritrovato un uomo mezzo pesce, che presentava
gli aspetti descritti da Apollonio, nelle sue Argonautiche, nel determinare il Tritone.
Anche coloro che sono andati nelle Indie li hanno trovati, come scrivono Pedro
Martir e Francisco Ernando nei loro Manoscritti. Anche
Djaconeto Bonifacio afferma di averne visto uno in Spagna, che gli era stato
portato, conservato nel miele, dalla parte meridionale della Mauritania. Demonstrato scrive di averne visto un altro con i
suoi occhi. La stessa cosa testimonia Pausania parlando di uno trovato morto a Roma.
Tra gli altri testimoni oculari di questi mostri, Scaligero Sebastiano Garado, soldato di suo padre, Giorgio
Malacasa, Costantino Paleocapo e Valerio Tesira Valenciano.
Capitolo VI
Se ci sono Nereidi e Sirene. Riferirsi a cose strane
Lo stesso vale per le Nereidi, pesci con il corpo anteriore per metà femminile.
Al tempo di Augusto si vedevano in Francia e anche in Portogallo.
Eliano scrive che si trovano vicino a Trapobana, Massario testimonia che i
naviganti li hanno visti.
Nel fiume Cauma a Mozanbico si trova il pesce femmina, che ha metà del corpo
come una donna, e dà molto da fare ai portoghesi per impedire ai loro schiavi di
andare a copulare con questi pesci, quando si recano al fiume per questo scopo,
come se fosse una casa pubblica; ma su tutti questi è l'illustre testimonianza
di Alessandro Napoletano, che cita Teodoro Gaza, che le vide con i suoi occhi.
Non sono passati molti anni da quando ne fu trovata una in Frisia, era un mostro
marino, metà figura di fanciulla e metà pesce, che visse e andò in giro per
alcuni anni, come affermano Cardano, Bellonio, e il nostro Cornelio.
Benché alcuni la chiamassero Sirena, ingannati dall'opinione del volgo che le
Sirene siano considerate per metà pesci, esse sono solo per metà uccelli.
Teopompo, Itatio, Caleschro, Albrio e Bocato così le considerarono, i
grammatici greci e latini cospirarono contro questa affermazione, disputando
sull'accostamento con le Muse, di cui scrive Pausania, per averla supposta.
E così le nove sorelle furono in grado di tessere corone con le loro
piume, non c'è quasi nessun antico che le abbia considerate acquatiche.
Queste e altre menzogne il volgo le deve ai pittori.
Capitolo VII
Viene chiarito ciò che il profeta Isaia dice delle Sirene
Questo elimina lo scrupolo di alcuni sul perché il profeta Isaia li collochi nel deserto, e questo è il motivo,
perché come uccelli in forma umana, non solo nelle isole e sulle rive del mare,
potevano essere trovati lì, ma anche nell'entroterra. Di queste forme di
uccelli, con sembianze di donna fino al petto, quelle dotati di ali e capaci di
volare sono state viste da alcuni. Pedro Martir scrive di due che sono stati trovati nelle Indie.
E così la favola delle Sirene o delle Arpie non è tutta fondata sulla finzione e sugli uccelli che l'hanno causata.
Della musica delle Sirene non c'è nulla di credibile che io possa dire, la regola generale è che è più propria degli uccelli che dei pesci, se ciò che
dicono fosse vero, e lo stesso Pedro Martir racconta qualcosa di simile affermando che i Biscagliani udirono musica nel mare e che l'attribuirono a
uomini marini.
Gil Gonçalez trovò anche, a cento leghe da Panama, alcuni pesci grandi come delfini, che cantavano con un'armonia e una dolcezza tali da
provocare il sonno.
Ivan Eusevio Nieremberg
1699
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