Nicola Pesce l'immortale
Nicola Pesce è signore di tutto il mare, e per di
più è immortale.
Percorre il mare intero in una sola notte, come anche il lupo,
quando ha bisogno di cibo e non ne trova, nel giro di una sola notte vaga per
quattrocento miglia [: in tre ore cento miglia, in tutto quattrocento]. Così
anche Nicola Pesce. Fra le dìstese dell'oceano si trova un'isola splendida, che
si chiama Gabalarada: in quest'isola si era ritirato Pesce, a quanto raccontano,
con le sue figlie.
Esse sono bellissime di natura, aggraziate, bianche più della neve e bionde,
poiché sono nate nell'acqua. Sono donne dai bei seni, di animo grande, dotate di
tutti gli attributi della donna oltre alla nostra lingua, e parlano insieme fra
loro. Le loro pelli sono di forma affusolata, come quelle dei pesci, ma hanno in
più una candida lucentezza, e sono ritenute indumenti umani.
Quando il mare è
agitato, se ne stanno in ozio; quando il sole si leva e segue dritto il suo
corso sul mare calmo, escono per sedersi sulle rive e, compiacendosi dei loro
riccioli, brillano dello stesso splendore del sole.
Alcuni naviganti, spinti dalla lussuria, incantati dalla loro bellezza ed
eccitati dal desiderio, scesi dalla nave e nascosti nella sabbia, le catturano
con astuzia e per quaranta giorni si intrattengono con loro nella nave per
appagare il desiderio della carne: esse infatti non si
nutrono di pane, poiché non lo conoscono, ma mangiano pesci crudi, [...)
soddisfacendo con esse [...] i bisogni delle donne.
Trascorsi i quaranta giorni, sono da essi lasciate andare e si tuffano nel mare,
rallegrandosi con il loro padre di ciò che hanno appreso; se invece passano i
quaranta giorni e non sono lasciate andare, muoiono, poiché non sono avvezze a
vivere sulla terra.
Pur in questa condizione, molte furono inviate in pegno ai lontani principi
della Francia, ma, passati i quaranta giorni, successivamente morirono.
Se non si crede a questo racconto, non si dovrebbe credere neppure alla
bestialità e ad altre azioni empie ed incestuose.
E questa è la storia di Nicola Pesce.
Laurenziano PI. 59, 13 (fol. 104v), del sec. XVXVI
Traduzione di Giuseppe Russo
dottore di ricerca in filologia greca e latina
Francesco
Sbordone: Un'eco bizantina della
Leggenda di Colapesce - Rivista Indo.Greco-Latina di
Filologia - Lingua - Antichità, XXI, 1937, 3-4 pp 163-168
Testo riportato in
Bronzini: Colapesce e il Tuffatore - Dalla
leggenda moderna al mito antico, Il Cola -
Pesce napoletano di Croce - Lari, vol. 66 n. 3
www.colapisci.it
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