Erotica pathemata
XIV

 Anteo di Alicarnasso

 

 

Da Aristotele e dagli scrittori della Storia Milesiana

Un giovane di nome Anteo, di sangue reale, era stato inviato come ostaggio da Alicarnasso alla corte di Fobio, uno della stirpe di Neleo, che a quel tempo governava Mileto.
Cleoboea, moglie di Phobius (altre autorità la chiamano Philaechme), si innamorò di lui e usò tutti i mezzi possibili per conquistare il suo affetto.
Lui, però, respingeva le sue avances: a volte dichiarava di tremare al pensiero di essere scoperto, altre volte si appellava a Zeus come dio dell'ospitalità e agli obblighi imposti dalla tavola del re a cui entrambi sedevano.

La passione di Cleoboea prese una piega malvagia; lo definì privo di pietà e orgoglioso e decise di vendicarsi di lui; così, col passare del tempo, finse di essersi liberata del suo amore e un giorno inseguì una pernice addomesticata in un pozzo profondo e chiese ad Anteo di scendere a riprenderla.
Lui acconsentì prontamente, non sospettando nulla di male; ma quando fu sceso, lei gli spinse addosso un'enorme pietra e lui spirò all'istante. Allora la donna si rese conto del terribile crimine commesso e, ancora accesa da una passione smisurata per il ragazzo, si impiccò; ma Fobio si considerò maledetto a causa di questi eventi e cedette la sua regalità a Frigio.

Altre autorità affermano che non fu una pernice, ma una coppa d'oro a essere gettata nel pozzo.
Questa è la storia riportata da Alessandro Etolo nel suo Apollo:

Poi inizia la storia di Fobio, il vero figlio della nobile stirpe di Neleo.
Questo figlio di Ippocle si aggiudicherà una sposa, giovane, e si accontenterà di stare a casa a filare. Ma ecco che Assio manda in ostaggio un ragazzo reale,
Anteo , più della prima gioia della primavera.
Un ragazzo molto bello, non così bello come colui Melisso portò a Pirene (quella fonte feconda), che la gioiosa Corinto liberò, per gli audaci Bacchiadi fu una vera rovina.
Anteo è caro a Ermes, ma la giovane moglie prova per lui un amore colpevole.
Stringendogli le ginocchia, lo prega di acconsentire; ma lui rifiuta, temendo la punizione, se Giove, il dio dell'ospitalità, e il pane e il sale dell'ospite saranno oltraggiati; non disonorerà la fiducia di Fobio, ma getterà in mare e nel torrente il pensiero della lussuria.
Rifiutata da Antheo, ella escogiterà uno stratagemma diabolico.
Queste sono le sue bugie:

- Tirando la mia coppa d'oro dal pozzo poco fa, il cordone si è spezzato e la coppa è caduta. Vuoi scendere e - è facile, dicono - salvare quella che altrimenti sarebbe la preda della fanciulla dell'acqua? Così otterrai i miei ringraziamenti.

Così parla la regina: lui, senza vergogna, si toglie la tunica (che era stata fatta da sua madre) e si mette in ginocchio per piacere sua madre, Hellamene, tra i Lelegi), e scende: la donna malvagia fa rotolare sul suo petto una potente macina.
Può l'ospite o l'ostaggio fare una fine più triste? Il pozzo sarà la sua tomba.
Mentre lei dovrà subito stringere il suo collo in un cappio, e la morte e le ombre dell'Inferno con lui dovranno scegliere.

 

 

Parthenius of Nicaea
sec. I a.C.
 

Parthenius, Love Romances. - Tradotto Edmonds, J M and Gaselee, S. Loeb
Classical Library Volume 69. - Cambridge, MA. Harvard University Press. - 1916.

 


 

Erotika Pathémata
XIV

 

Ἐκ δὲ Ἁλικαρνασσοῦ παῖς Ἀνθεὺς ἐκ βασιλείου γένους ὡμήρευσε παρὰ Φοβίῳ, ἑνὶ τῶν Νειλειδῶν, τότε κρατοῦντι Μιλησίων. Τούτου Κλεόβοια, ἥν τινες Φιλαίχμην ἐκάλεσαν, τοῦ Φοβίου γυνή, ἐρασθεῖσα πολλὰ ἐμηχανᾶτο εἰς τὸ προσαγαγέσθαι τὸν παῖδα: ὡς δὲ ἐκεῖνος ἀπεωθεῖτο, ποτὲ μὲν φάσκων ὀρρωδεῖν μὴ κατάδηλος γένοιτο, ποτὲ δὲ Δία Ξένιον καὶ κοινὴν τράπεζαν προϊσχόμενος, ἡ Κλεόβοια κακῶς φερομένη ἐν νῷ εἶχε τίσασθαι αὐτόν, ἀνηλεῆ τε καὶ ὑπέραυχον ἀποκαλουμένη.

Ἔνθα δὴ χρόνου προϊόντος τοῦ μὲν ἔρωτος ἀπηλλάχθαι προσεποιήθη, πέρδικα δὲ τιθασὸν εἰς βαθὺ φρέαρ κατασοβήσασα ἐδεῖτο τοῦ Ἀνθέως ὅπως κατελθὼν ἀνέλοιτο αὐτόν. τοῦ δὲ ἑτοίμως ὑπακούσαντος διὰ τὸ μηδὲν ὑφορᾶσθαι, ἡ Κλεόβοια ἐπισείει στιβαρὸν αὐτῷ πέτρον: καὶ ὁ μὲν παραχρῆμα ἐτεθνήκει, ἡ δὲ ἄρα ἐννοηθεῖσα ὡς δεινὸν ἔργον δεδράκοι, καὶ ἄλλως δὲ καομένη σφοδρῷ ἔργον τοῦ παιδός, ἀναρτᾷ ἑαυτήν.

Φοβίος μέντοι διὰ ταύτην τὴν αἰτίαν ὡς ἐναγὴς παρεχώρησε Φρυγίῳ τῆς ἀρχῆς. Ἔφασαν δέ τινες οὐ πέρδικα, σκεῦος δὲ χρυσοῦν εἰς τὸ φρέαρ βεβλῆσθαι, ὡς καὶ Ἀλέξανδρος ὁ Αἰτωλὸς μέμνηται ἐν τοῖσδε ἐν Ἀπόλλωνι:


παῖς Ἱπποκλῆος Φοβίος Νειληιάδαο
ἔσται ἰθαιγενέων γνήσιος ἐκ πατέρων:
τῷ δ̓ ἄλοχος μνηστὴ δόμον ἵξεται, ἧς ἔτι νύμφης
ἠλάκατ̓ ἐν θαλάμοις καλὸν ἑλισσομένης
Ἀσσησοῦ βασιλῆος ἐλεύσεται ἔκγονος Ἀνθεύς,
ὅρκἰ ὁμηρείης πίστ̓ ἐπιβωσάμενος,
πρωθήβης, ἔαρος θαλερώτερος ῾οὐδὲ Μελίσσῳ
Πειρήνης τοιόνδ̓ ἀλφεσίβοιον ὕδωρ
θηλήσει μέγαν υἱόν, ἀφ̓ οὗ μέγα χάρμα Κορίνθῳ
ἔσται καὶ βριαροῖς ἄλγεα Βακχιάδαις᾿,
Ἀνθεὺς Ἑρμείῃ ταχινῷ φίλος, ᾧ ἔπι νύμφη
μαινὰς ἄφαρ σχήσει τὸν λιθόλευστον ἔρων:
καί ἑ καθαψαμένη γούνων ἀθέμιστα τελέσσαι
πείσει: ὁ δὲ Ζῆνα Ξείνιον αἰδόμενος
σπονδάς τ̓ ἐν Φοβίου καὶ ἅλα ξυνεῶνα θαλείης
κρήναις καὶ ποταμοῖς νίψετ̓ ἀεικὲς ἔπος:
ἡ δ̓ ὅταν ἀρνῆται μελεὸν γάμον ἀγλαὸς Ἀνθεύς,
δὴ τότε οἱ τεύξει μητιόεντα δόλον,
μύθοις ἐξαπαφοῦσα: λόγος δέ οἱ ἔσσεται οὗτος:
‘γαυλός μοι χρύσεος: φρείατος ἐκ μυχάτου
νῦν ὅ γ̓ ἀνελκόμενος διὰ μὲν κακὸν ἤρικεν οὖσον,
αὐτὸς δ̓ ἐς Νύμφας ᾤχετ̓ ἐφυδριάδας:
πρὸς σὲ θεῶν, ἀλλ̓ εἴ μοι, ἐπεὶ καὶ πᾶσιν ἀκούω
ῥηιδίην οἶμον τοῦδ̓ ἔμεναι στομίου,
ἰθύσας ἀνέλοιο, τότ̓ ἂν μέγα φίλτατος εἴης.’
ὧδε μὲν ἡ Φοβίου Νειλιάδαο δάμαρ
φθέγξεθ̓: ὁ δ̓ οὐ φρασθεὶς ἀπὸ μὲν Λελεγήιον εἷμα
μητρὸς ἑῆς ἔργον θήσεται Ἑλλαμενῆς:
αὐτὸς δὲ σπεύδων κοῖλον καταβήσεται ἄγκος
φρείατος: ἡ δ̓ ἐπί οἱ λιρὰ νοεῦσα γυνὴ
ἀμφοτέραις χείρεσσι μυλακρίδα λᾶαν ἐνήσει:
καὶ τόθ̓ ὁ μὲν ξείνων πολλὸν ἀποτμότατος
ἠρίον ὀγκώσει τὸ μεμορμένον, ἡ δ̓ ὑπὸ δειρὴν
ἁψαμένη σὺν τῷ βήσεται εἰς Ἀΐδην.



 

Parthenius of Nicaea
sec. I a.C.
 

 


Si tratta quindi di una storia tragica: l'esito generalmente fatale della leggenda di Cola Pesce, anch'egli costretto a obbedire a un ordine regio abusivo, sembra calzare a pennello nella tradizione illustrata da questo antico aneddoto.
Il contenuto erotico e il carattere femminile di quest'ultimo sono però assenti dalla narrativa siciliana, ma  si ritrovano nelle ballate moderne del ciclo relativo alla "pesca dell'anello", in cui l’eroe si getta in acqua per compiacere una ragazza che ha perduto l’anello.
Anche le versioni greche moderne di questo tipo di canzone ricordano indirettamente la storia antica, in quanto la ragazza vi è spesso presentata come una entità distruttiva, persino mostruosa, a volte una Lamia, che usa lo stratagemma dell'anello presumibilmente perduto solo per portare il giovane tuffatore alla sua rovina

 

Voir Politis
1903


 

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