La piazza universale di
tutte le professioni del mondo
De' notatori
Discorso
CXII
Colano
Quello, che é naturale, e proprio de' pesci, e
a molti altri anmali, come all'Anetre, all'Ocche, alle
Folice commune, é con grandissima fatica, e arte acquistato dall'uomo, cioé il
notar nell'acqua, essendo egli tanto misero, che da piccoli animali in molte
attioni d'importanza è superato, e vinto. Nondimeno si sono ritrovati alcuni,
che hanno fatto cotal profitto in questo essercitio, che sono apparsi al mondo
veramente eccellenti, et meravigliosi.
Fra' quali scrivono il Pontano Oratore, e poeta
egregio, e Alessandro d'Alessandro Giuriconsulto chiarissimo ne' suoi Giorni
Geniali enumerarsi quello che fu chiamato
Colano, huomo nato in Catania nel Regno di Sicilia, il qual da
picciolo fanciullo allevato nelle acque marine al noto, crebbe col tempo in
cotesto essercitio, che qualche volta, anco per fiera tempesta, notò senza mai
riposarsi cinquecento stadij, che sarebbono sedeci, o dicisette leghe di Spagna;
e tal volta a guisa d'un pesce da una ripa all'altra del mare scorse notando
con maraviglia de' marinari, che l'incontrarono in mare, e con stupore di quei
di terra, che riceveron da lui certissime nuove de' legni, e de' navigli, che
s'erano dal porto dipartiti; e questo felicemente gli successe fin a quel
giorno, che il Re Alfonso di Napoli, in una festa, che fece in Messina porto di
mare notabile in Cicilia, per provar il notar di quest'huomo, e d'altri, che si
persuadevano molto in questa professione, gettando una coppa d' oro di gran
valore in acqua, esso con gli altri lasciatosi andar al fondo, ritenuto forse in
qualche luogo concavo, ch'era nel fondo, là dentro si sommerse.
E il medesimo Alessandro nell'istesso libro, e nell'istesso
capitolo narra d'haver conosciuto un nocchiero così gran notatore, che in un
giorno andava, e tornava notando da un'isola, ch'é a vista di Napoli chiamata
Enaria fino a Prochita luogo in terra ferma, ch'é la distanza di cinquanta
stadij, che fanno più di una lega, e mezza: e di più, un battello un giorno uscì
fuor nell'istesso tempo con lui, dove alcuni huomini con buoni remi vogavano, e
con tutto ciò non puotero tenergli dietro col loro remare.
De gl'Indi occidentali parimenti raccontano gli
Historici cosa meravigliosa, che dove si cavano le perle, essi si gettano in
mare, e vanno al fondo, dove vi stanno per tanto spazio di tempo, che
qualcheduno penserebbe talhora, che mai più tornassero di sopra, e nondimeno con
le perle vengono su con infinito stupore di chi gli vede.
Si narra pur anco d'un certo Delio, il quale fu in questa professione tanto esperto, che passò per proverbio
Delio natatore.
Di questo essercitio fecero tanto stima gli antichi Romani, che (come scrive
Vegetio) le Reclute loro, ch'erano la gente nuova di guerra, erano sforzati ad
imparar di notare, e per simile effetto era un certo sito nella ripa del Tevere
appresso a Campo Marzio, dove facevano tutti esercitarsi, giudicando essi il
notare cosa giovevole, e necessaria per tanti casi, e disgrazie, che sogliono
avvenire nella guerra, nel passaggio di fiumi, o laghi, o fortune di mare così
acerbe, e pericolose.
A' tempi nostri in Italia, e Vinitiani, e Genovesi portano la palma del notare,
benché per tutti i liti marittimi, e presso a' fiumi ancora vi siano molte altre
genti, che fanno professione d'uguagliar cotesti.
Dicono gli astrologi a questo proposito, che colui, che havrà il segno del pesce
in ascendente sarà grandissimo notatore, benché di questo loro parere si possi
far quella istessa consideratione, che de' pescatori di Getulia dice Gregorio
Santo in una sua Homelia. Un'altra cosa dicono i Filosofi naturali, cioé, che l'huomo,
che havrà molto picciolo il braccio, sarà molto agile, e destro nel notare: il
che non è punto irragionevole, e inconveniente, essendo, che con maggior
facilità, et agevolezza può allargarlo, e raccoglierà a sé, come è bisogno in
questo essercitio notevole, e alla vita humana poco meno, che necessario.
S'impara communemente da' putti, e col longo essercitio si possede, cominciando
con le zucche, o con certi cesti, o barili, che sostengono fuor di modo sopra
l'acqua, fin che la prattica habbi giovato tanto, che senza questi impedimenti
si possa andar notando come il pesce per il mare.
In questa professione altra magagna non si trova, se non alcuna volta si fanno
tombole tali né gorghi maritimi, che si diventa esca de' pesci senza mai più
tornare adietro.
Ma perché a sufficienza habbiamo ragionato di costoro, parliamo alquanto ancora
de gli altri professori.
Thomaso Garzoni da Bagnacavallo
1585
(Ristampa 1605 - pag 794-795)
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