Orione o Colapesce?
Descrizione della Città di Napoli e suoi borghi
Tomo II
S. CATERINA DE' TRINETTARI e segg.
Più innanzi si giunge ad un quadrivio e da esso si vede
l’Antico Sedile di Porto, che poi n1l1732 si è trasportato alla strada di San
Giuseppe. Come diremo.
Fu quello quivi edificato a tempi di Carli I d’Angiò: nel cavare le fondamenta
fu trovato un marmo colla figura di Dio Orione tutelare dei naviganti, ed i
Nobili del Sedile lo vollero per loro stemma.
Questo basso rilievo si vede fabbricato nel muro a sinistra
ce??? del sedile.
E sotto vi si legge la seguente iscrizione appostavi in detto anno 1742
Cura Nobilium de Portu
Hic ubi olim Navium statio fuerat
Fundata
Inventoque in effoffionibus Orionis signo
Distincta
Nunc fede in elegantiorem Urbis Regionem
Translata
Ne converso in privatos usus loco
Longeva vetustate facti fama abolentur
Aeternum apud seros nepotes testem
Hunc lapidem esse
voluit
Anno Aere Christ. MDCCXLII
Prese questo Sedile la denominazione di Porto dall'essere stato quivi anticamente il porto della Città. Il mare batteva
fino al luogo dove ora sono i scaglioni di S. Gio. Maggiore verso la mano destra e quivi vedevasi l'antico Fanale del Molo, che circa il 1680 fu sfabbricato per
costruirvi il suntuoso Refettorio degli Espulsi, restandone qualche avvanzo ne' sotterranei delle loro cantine.
Il ritrovamento del Simulacro di Orione ha dato luogo a credere, che quivi gli
fosse stato eretto da naviganti e Piloti un qualche Tempio; il volgo per lo contrario crede, che questa sia immagine e ritratto di
un tal Niccolò Pesce Napoletano celeberrimo nuotatore, e marinajo.
Questa falsa idea del basso popolo ha il suo fondamento,
dall'esservi stato effettivamente a tempi di Federico di Aragona in Sicilia un
tal Niccolò, che per la sua grandissima
perizia del nuotare gli fu dato il sopranome di Uomo pesce.
Si vuole che costui per mare nuotando recasse le lettere di Sicilia in Calabria,
e di Calabria in Sicilia; che si trattenesse per mare fino a quattro e cinque
giorni mangiando de' pesci crudi, ostriche, ed erbe marine, e che nessuno timore
prendesse di fiere tempeste che mai sopragiugnessero.
Federico stando in Messina fè buttare tra le acque di Cariddi una patena d'oro,
perchè Niccolò la prendesse: egli la prese dopo essere stato per tre ore nel
fondo; ed informò il Re degli orribili scogli, e delle
sterminate correnti che ivi erano: volendo poscia il Re saperne qualche cosa di più preciso, fè
buttarvi un sacchetto di monete d'oro con altra patena d'oro di maggior valore;
ma il povero Pesce non tornò mai più fuori del mare, e rimase cibo de' pesci.
Il P. Kircherio nel fuo mondo fotterraneo al Capo 15. del libro 11 riferisce un tal fatto
Fermati dunque in questo luogo, vi sono tre strade che si possono intraprendere.
La prima a sinistra conduce alla strada de’ Lanzieri per uno strettissimo
vicoletto, che dicesi la Strettoia di S. Pietro Martire, o di Porto
[…]
Giuseppe Sigismondo Napoletano
Napoli
Fratelli Terres
1788
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