La leggenda di “Colapesce” secondo Iavazzo
L’8 agosto nel cortile del Maschio Angioino per “NapoliCittàViva
Un uomo gentile a metà tra la terra e il mare, e
un re avido e meschino. “Colapesce, cunto e leggenda di Nicolamm(a)ore” è il
nuovo progetto di Antonio Iavazzo (suoi l’adattamento e la regia) che andrà in
scena l’8 agosto alle 20.30 nel cortile del Maschio Angioino per
“NapoliCittàViva”.
Una leggenda lontana e la storia di un eroe semplice che la
co-produzione Il Colibrì, Il Pendolo e Itinerarte affida a un cast di tredici
attori e due danzatori con Giovanni Arciprete, Cecilia Arzano, Elvira Del
Monaco, Angelica De Simone, Domenico Frontoso, Raffaele Iavazzo, Rosanna
Pezzella, Luigi Rende, Francesca Saladino, Denise Schlipfinger, Marianita
Josepha Vardaro, Anna Zaccariello, Carmine Losanno, Mina Fiore e Luigi
Rende.
Quella di Colapesce è una storia lontana che
nasce nella tradizione siciliana del XIV secolo per essere tradotta anche in
napoletano. E’ un’antica leggenda che vuole il re Federico II affascinato dalle
potenzialità di sfruttamento della condizione di uomo-pesce e cerca di farne il
suo servitore utilizzandolo come avamposto affidabile del mondo marino. Per
farlo, tenta la strada della seduzione riconoscendogli titoli nobiliari e lo
nomina messaggero per far pagare le tasse agli abitanti del mare. Alla fine, il
re dichiarerà guerra al mare gettandovi una palla di cannone che Colapesce
cercherà di fermare sacrificando la sua vita e salvando il mare (mondo).
Su questo humus si innestano canti e balli
(tarantella del Gargano, tammurriate, classici del ‘700 e atmosfere
contemporanee), soluzioni scenografiche e video installazioni di Edoardo Di
Sarno, ma anche la proiezione de “Lo Guarracino” di Michelangelo Fornaro,
stop-motion film finalista ai David di Donatello nel 2005.
Per Antonio Iavazzo, “tra il grottesco, la
commedia, la farsa e il dramma, l’opera buffa e la tragedia contemporanea, tra
danze, ritmi e canti travolgenti, Colapesce incarna la figura eroica ed eterna
del mito rigeneratore e salvifico. Una favola anche delicatamente “ecologica”,
in armonia con la leggerezza della vita e la sacralità di destini segnati
ineluttabilmente dalla malattia della bellezza e della poesia”.
Lapilli
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