Colapesce: una leggenda antica come il mare eppure
incredibilmente attuale. La sopraffazione dei deboli, la miopia del
potere gretto e concentrato solo sulle ricchezze da moltiplicare e
monopolizzare, l’intolleranza, l’inutilità e la drammaticità della
guerra sono piaghe della società che purtroppo non vanno mai fuori moda.
L’antico e il moderno si confondono, quindi, in un’atemporalità favolistica dove la
regina e il cortigiano potrebbero essere considerati, senza tema di smentita,
“metafore” del nostro tempo. Una favola delicata e insieme una denuncia dura e amara.
E amaro sarcasmo detta la costruzione dei personaggi, caratterizzati come maschere.
Il testo:
Il lavoro, ispirato alla leggenda mediterranea di Colapesce,
fa rivivere, attraverso un suggestivo percorso - a metà tra l’affabulazione e
l’interpretazione dialogata - la tradizione del teatro favolistico
popolare, fortemente ancorata alla suggestione del mare, che assurge a vero
e proprio protagonista. Ed è cornice allo spirito libero e ribelle di
Colapesce che, appunto, diventa una sorta di cittadino del mare, che non si
lascia assoggettare dalla protervia della regina.
Quella regina che tenta di utilizzarlo per raccogliere informazioni sulle ricchezze
celate dagli abissi, al fine di sfruttarle a proprio esclusivo interesse.
Con qualche aggiustamento di specie e di luogo, possiamo intravedere segni evidenti di
circostanze attualissime.
Alla fine, alla provocazione della regina, che lancia una palla di ferro nelle profondità
dichiarando una guerra insensata, Cola si inabissa pur sapendo che, nell’impresa, rischierà la vita.
La favola ripropone un eroe dallo spirito libero: figura umana e marina insieme che, nella
duplice identificazione, si esalta maggiormente sublimando uno spirito
assoluto, più vero e più forte, e scegliendo la libertà, anche a rischio della vita.
R.R.
Lo spettacolo:
Voci, suoni e corpi in movimento: quattro attori e poco più
per dar vita ad una favola dal sapore antico, come quattro cantastorie in una
piazza del “c’era una volta”.
A portarci nella magia degli abissi è una “donna di mare”, che al mare deve la sua
vita e al mare l’ha donata; che del mare conosce il sapore, l’odore, i segreti.
Una donna che si nutre dell’energia del mare e a questo ha dato un figlio,
forse, e, forse (chissà?) lo stesso Colapesce.
“L’abbisso ‘e ll’abbisso! Lla ‘nfunne s’annasconne ‘o mistero ‘e chistu granne miracule ca è ‘a vita d’’o
mare”.
E il mistero fa gola a tutti, soprattutto ad una ingorda buffa regina
e al suo ambiguo cortigiano che cercano di accaparrarsi tutte le ricchezze del
mare che infinite sperano essere come infinito è il mare.
Allora si parte per la conquista dei fondali, e quale
migliore condottiero di un ragazzo-pesce innamorato del mare, buono, leggero come
solo sa essere la bellezza di uno sguardo puro e facilmente raggirabile
come solo sa essere l’ingenuità infantile?
Tre splendidi personaggi sembrano uscire da un libro delle
favole, o meglio, nascere dalle parole della narratrice e dar vita ad una
favola commovente e ironicamente amara, che a tratti diverte e a tratti invita a
riflessioni profonde sul nostro mondo che, forse, non cambia mai pur quando dovrebbe.
A.C.
Informazioni tecniche:
Lo spettacolo ha una durata di circa 50 minuti.
Lo spazio minimo necessario è di m 4 x 3. Unica scenografia è un fondale su tela
che si può facilmente fissare alle quinte laterali o appendere alle
americane posteriori oppure fermare con delle cantinelle.
Il disegno luci studiato comprende 5 proiettori, 3 sagomatori, una gelatina viola, una
azzurra e una ambra.
Non ci sono musiche.