Fish… eco della leggenda di Colapesce

L’oceano della coscienza e la nascita dell’opera d’arte

 

 

Di David Lynch, uno dei più geniali registri cinematografici, è stato pubblicato di recente in italiano il suo libro di meditazione e creatività In acque profonde.

In questo libro si parla dell’oceano della coscienza e del fatto che le idee sono simili a pesci.
"Se vuoi prendere un pesce piccolo, puoi restare nell’acqua bassa. Se vuoi prendere il pesce grosso, devi scendere in acque profonde. Laggiù i pesci sono più forti, più puri. Sono enormi e astratti. Davvero stupendi. …Più la tua coscienza -  la consapevolezza –  è dilatata, più scendi in profondità verso questa sorgente e più grosso è il pesce che puoi pescare."
Così scrive Lynch nel suo libro.

Forse la leggenda di Colapesce  fa riferimento anche a questo oceano della coscienza in cui  può capitarci di immergerci, con o senza un metodo di meditazione trascendentale, per semplice intuizione intellettuale o illuminazione spirituale o per puro caso accidentale, fortuito giacché la sua leggenda  sicuramente non va presa alla lettera ma meditata attraverso un’attenta riflessione.
L’acqua - si sa - è il principio della vita e a  motivo di ciò  è stato detto a ragione da filosofi antichi che dove non c’è acqua non c’è vita.
uffarsi in acque profonde - proprio come fa Colapesce – può avere anche un significato mistico, come nel battesimo, perché questo tuffo è un andare alla ricerca del principio originario della vita: è una regressione all’utero materno per una nuova emersione in superficie, per una rinascita spirituale.

In Fish …eco della leggenda di Colapesce, la mostra d’arte contemporanea a cura di Filli Cusenza, inauguratasi  sabato 8 novembre nei locali di Millenium – Cucine e dintorni, diversi artisti si sono confrontati con questa leggenda dal fascino dunque straordinario. Il risultato è una variegata esposizione di opere d’arte che dalla malia, dal  mistero, dalla mistica dell’acqua e del mare hanno  attinto la materia prima per la loro fantasia creatrice.
Da questa fonte rigeneratrice nascono dunque opere emblematiche come la ninfa di Totò Mineo, una scultura in legno dipinta ad olio e gli stupendi pesci di Giusto Sucato realizzati con legno, chiodi, latte, lamiere ossia con materiali tutti  riciclati.
La ninfa di Mineo - sarebbe meglio chiamarla un’ondina- ha gli occhi a forma di pesce e le braccia conserte in una posa ieratica che allude enigmaticamente a un mistero tutto racchiuso in se stesso mentre i pesci di Sucato sono sculture a tratti surreali che hanno qualcosa di lunare per via del colore argenteo  della latta che in parte li ricopre.
Davvero accattivanti poi i pesci in stoffa, realizzati da Valeria Troja, che non smentisce il suo estro creativo nell’utilizzazione di nuovi materiali per le sue coloratissime sculture mentre alquanto divertente nel suo impianto concettuale la borsa di Caterina Guttuso con diversi pesciolini agganciati al suo orlo  dal titolo “Le donne pescano”.
Di buona fattura pittorica ci sembrano poi le due opere di Giovanna Calabretta e Rosario Trapani, due pittori che lavorano a quattro mani,  il dipinto di Antonina D’Amato dagli impasti cromatici assai densi,  il dipinto di Naire Feo che per quanto illustrativo  della legenda di Colapesce nella sua leggerezza  risulta  assai fantasioso e surreale, infine il piccolo dipinto astratto di Agostino Tulumello che rinvia ad una rinnovata pittura del segno.
Di buona fattura anche le due opere pittoriche di Giuliana Guarrata che in esse sembra esprimere più che un sentimento di malinconia  una palese nostalgia per le acque del grembo materno, facendo assumere ad una delle sue figure una posizione fetale.  
Per concludere non ci rimane che ricordare le due grandi opere iperrealiste di Nicasio Pizzolato  realizzate con cretti di sabbia e parti essiccati di veri pesci, i siamesi cavallucci marini del Gruppo Sinestetico, la scultura a forma di lisca di pesce di Umberto Benanti, la lampada di Simona Cusenza che si ispira a quella della leggenda di Colapesce sul fondale marino e soprattutto i libri  di Marta Nieuwenhuijs che di questa stessa leggenda  illustra con i segni e i colori della fiaba gli episodi salienti del racconto.

Un discorso a parte meriterebbe  il cortometraggio di Claudia La Bianca con  soggetto e sceneggiatura di Paolo Pintacuda, Il cuore dentro il mare,  che ha appena vinto il Soluto Festival. Quella che racconta La Bianca è una storia di amore ambientata in un villaggio di pescatori, dove le scene migliori sono quelle che hanno per protagonista il mare, le cui acque assurgono a simbolo di una catarsi, di una purificazione dalle pene di una breve ma intensa passione.

 

Piero Montana

 

La mostra è stata tenuta nei locali di Millenium arredi

 

 

     

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