Exibart
Sezione: Napoli
Oreste Zevola
– Flussi Napoli, Castel Nuovo
Niccolò Pesce
“Se scampo tornerò su io; ma se vedete venire a
galla le lenticchie è segno che non torno più.” Dopo qualche giorno le
lenticchie vennero a galla ma di Cola si aspetta ancora il
ritorno...
Nella sala Carlo V di Castel Nuovo, una
delle tappe più importanti del percorso museale di Napoli, espone Oreste Zevola
con una personale dal titolo Flussi. L’artista è nato a Napoli nel 1954,
vive e lavora tra la città campana e Parigi; insieme alla pittura e alla
scultura da alcuni anni si produce anche nel disegno, attività svolta
soprattutto per l’estero: Francia e Stati Uniti.
L’istallazione di Castel Nuovo
consiste in una grande quantità di pittogrammi serigrafati e sagomati che
prendono spunto dall’antica leggenda di Niccolò Pesce.
Tanti semi neri in un
campo bianco. Un viaggio fantastico in una leggenda. Un flusso di personaggi
scorre su una parete bianca, che ad un certo punto si incurva e con un gioco
ottico di prospettiva dà un senso di movimento a queste creature, dirette verso
nuovi luoghi, proprio come racconta l’antica leggenda. Cola passava le sue
giornate in mare e da quella occupazione non servivano a dissuaderlo i continui
richiami della madre che, disperata, un giorno lo maledì: Che tu possa diventare
un pesce!.
La maledizione andò a segno ed il corpo di Cola si trasformò per metà
in pesce. Della fiaba esistono varie versioni. Tutte le leggende o le fiabe
hanno una base incerta, si arricchiscono, si mischiano, viaggiano, si
contaminano, addirittura Pitrè ne ha pubblicato diciassette varianti popolari
siciliane.
La versione messinese, per esempio, racconta del re che invita
Niccolò a tuffarsi per recuperare la sua corona, mentre quella napoletana
racconta di Cola alla ricerca di una palla di cannone.
Nella prima si può
leggere una macabra incoronazione del mare; in entrambe l’uomo pesce non vince
il mondo della natura, ma diventa il suo nuovo mondo.
I disegni di Zevola
raccontano Cola che vive la sua nuova condizione: alla ricerca della palla di
cannone, del ritrovamento della corona, ingoiato da un pesce, o mentre gli
squarcia il ventre per uscirne. E’ raccontata la possibilità dell’uomo di
espandersi in un mondo non suo.
E’ il mare elemento centrale del racconto, visto
come un luogo profondo e oscuro, ma anche come la madre da cui non ci si può
staccare, ma anche l’invito a elaborare un’altra dimensione, sempre possibile
con la fantasia.
Carolina
Guadagni
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