Acquariologia di Mirko
Rizzi
La leggenda di Colapesce
che non
volle sposare la figlia di Fede
Messina, tra pescespada e leggende popolari Grifone rinuncia
per amore di Mata ad una vita avventurosa e fonda la città di
Messina
L’attività principale che si svolge a Messina è
la pesca. Fra Capo Faro e Ganzirri, nonché fra Scilla e Cariddi, è
abbondantissima la pesca del pescespada, di una qualità e bontà
rinomate in tutta l’Italia.
Qui si raccontano parecchie leggende
marinare. La città ha addirittura un monumento dedicato al dio
Nettuno, dio dei mari e delle acque, che riproduce Poseidone
nell’atto di placare due furibonde ninfe: Scilla e Cariddi. Questo
monumento è l’idolo di molti messinesi che vedono in esso il loro
protettore.
Una leggenda messinese è quella di
Colapesce, cui
s’intitola una delle banchine del porto.
Una volta, racconta il
popolo, viveva a Messina un abilissimo pescatore che trascorreva
gran parte della giornata in mezzo al mare. La madre spesso gli
rimproverava il suo amore per le acque: anzi, un giorno finì con
l’imprecare contro di lui: che diventasse un pesce!
E Cola, tale era
il nome del pescatore, divenne per magia mezzo uomo e mezzo pesce e
non gli fu più possibile abitare sulla terra. Ma se Cola divenne un
pesce non per questo non tornò a farsi vedere dagli altri pescatori,
ai quali spesso raccontava tutte le meraviglie del mare.
La fama di Colapesce, divenuto consigliere dei pescatori messinesi, crebbe
sempre più, cosicché Federico II volle conoscerlo. Un giorno col suo
seguito si recò sulla spiaggia ed ebbe un colloquio con questo
fantastico personaggio marino.
Colapesce raccontò tutto quello che
aveva conosciuto del mare. Allora Federico II che stentava a
credere, decise di provare la sincerità del suo interlocutore.
Toltasi la spada dal fianco la gettò in mare.
Colapesce scese in
fondo al mare e raccolta la spada la riconsegnò al suo padrone.
Allora l’imperatore, non contento, gli disse che avrebbe buttato un
anello e gli promise in premio la figlia in sposa.
Ma Colapesce non
tornò più in superficie, non perché non avesse ritrovato l’anello,
ma perché preferì trovare la moglie fra le sirene! Quello oramai era
il suo mondo.
Tra i tanti suggestivi momenti che offre la città,
quello del ferragosto: una festa dalle antiche origini. Centinaia di
persone del posto, il 15 agosto per la festa dell’Assunta,
trasportano per le vie di Messina la famosa "Vara", una gigantesca
struttura a forma di piramide alta circa 20 metri, sulla quale
troneggiano personaggi sacri che si muovono grazie a sofisticati
meccanismi. La macchina porta in cima Cristo che stringe tra le mani
la statua della Madonna, mentre alla base una bara vuota viene
riempita lungo il percorso di doni votivi da parte di fedeli
riconoscenti per aver ricevuto grazie particolari.
Alla processione religiosa si contrappone quella
pagana: la festa dei Giganti. Per la città sfilano due statue
gigantesche rappresentanti Grifone, sanguinario guerriero moro, e
Mata sua sposa, per amore della quale il saraceno rinunciò alla sua
avventurosa vita di conquistatore e fondò la città di Messina.
I giganti e la processione della Vara rimangono
ancora oggi fra le più curiose attrattive che fanno di questa città
una tappa imperdibile per gli amanti del folklore.
Acquariologia di Mirko Rizzi
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