La storia di Colapesce è una leggenda che lega Napoli alla Sicilia e, più in generale, al Mediterraneo intero.
Quest’uomo è conosciuto in tutte le città delle coste mediterranee e tutte le storie hanno punti assai simili e sono ambientate nel medioevo, ai tempi di Federico II. In Catalogna ed in Croazia si tramandano versioni identiche del mito e la sua figura è citata anche da Jules Verne in “Ventimila leghe sotto i mari”.
Colapesce arriva a Napoli
Nella leggenda Napoletana è un ragazzo amante del mare, adottato da una povera donna
che viveva nel luogo che adesso ospita l’Università a Mezzocannone.
Non tradisce il suo amore per le immersioni, tanto da scatenare le ire della donna che, furiosa per la sua inoperosità, lo
maledì e gli augurò di sparire in acqua per sempre.
Dopo la maledizione, Nicola iniziò ad assumere sembianze sempre più simili a quelle di un pesce, fino a quando, disperato, rubò un coltello e
fuggì di nuovo in mare. Una volta in acqua, fu inghiottito da un pesce gigantesco e da allora, secondo i napoletani, Colapesce si fa ancora oggi
inghiottire dai pesci più grandi del mare e, una volta arrivato vicino ad una costa, apre il loro stomaco con il suo pugnale e torna sulla terraferma per brevi periodi.
Sarà sempre Colapesce che sta ancora cercando la soluzione per salvare la sua Sicilia?
Rituali magici che ancora oggi rimangono nel mistero: i sacerdoti delle antiche
città mesopotamiche si vestivano da pesci per svolgere misteriose celebrazioni
Una storia esoterica
In realtà, Colapesce è un personaggio dalla storia antichissima, che si perde nella notte dei tempi. Sembra, infatti, che la prima volta in cui apparì fu ben quattromila anni fa, nella mesopotamia e si trattava addirittura di un dio-pesce.
Lo chiamavano Dagon ed è addirittura citato nella Bibbia: il suo culto continuò in gran segreto per migliaia di anni e, secondo le leggende, i suoi sacerdoti erano i depositari delle più arcane e segrete conoscenze: stando alle pochissime testimonianze giunte fino ai giorni nostri, sembra che questi uomini conoscessero la formula magica per alterare la materia e lo scorrere del tempo.
Alcuni erano pronti a scommettere che fossero stregoni, tant’è vero che, ancora oggi,
il Dio Dagon appare spesso in criptici linguaggi occulti, non comprensibili ai più.
Pierre Aronnax e il Capitano Nemo quando incontrano Colapesce,
durante le esplorazioni dei mari con il Nautilus.
I Romani poi “riciclarono” i miti antichi nel culto di Orione che, sembra, fosse particolarmente amato a Napoli, tanto da suscitare numerosi grattacapi nell’antica Chiesa Cristiana.
Anche la leggenda di Colapesce in versione siciliana è ricca di simboli: corona, coppa ed anello sono anche simbolicamente tre
semi delle carte (coppe, denari e spade) e, soprattutto, indicano il potere, la ricchezza e l’amore. E l’uomo che si trasforma in pesce è un po’ un paradosso: i pesci, da cui discendiamo tutti noi, diventano in questa storia l’evoluzione di un uomo, come se fossero cancellati con un colpo di spugna milioni di anni di evoluzione.
Questa storia è un viaggio profondissimo nell’anima e nei sentimenti.
E Colapesce diventa un legame non solo fra Sicilia e Mediterraneo, ma anche con l’essere umano e la sua natura.
La costellazione di Orione sul bassorilievo di Colapesce