Storia di Colapesce, a Napoli e nel Mediterraneo la leggenda di un antichissimo dio orientale

    

Storie di Napoli

Ottobre 2020

Storia di Colapesce, a Napoli e nel Mediterraneo la leggenda di un antichissimo dio orientale

La storia di Colapesce è una leggenda che lega Napoli alla Sicilia e, più in generale, al Mediterraneo intero.

Quest’uomo è conosciuto in tutte le città delle coste mediterranee e tutte le storie hanno punti assai simili e sono ambientate nel medioevo, ai tempi di Federico II. In Catalogna ed in Croazia si tramandano versioni identiche del mito e la sua figura è citata anche da Jules Verne in “Ventimila leghe sotto i mari”.

Storia di Colapesce, a Napoli e nel Mediterraneo la leggenda di un antichissimo dio orientale

Uomo e donna pesce nella mitologia slava
 

Si chiamava Nicola Pesce, figlio di pescatori: la sua origine è contesa fra tutte le città delle coste siciliane, in special modo fra Catania e Messina. Anzi, in realtà è anche la Puglia, precisamente con Bari, a farsi avanti nelle pretese di paternità.
Abilissimo nelle immersioni, spesso si recava in fondo al mare per trovare tesori e ricchezze.
Diventò allora così famoso da impressionare addirittura Federico II, che decise di metterlo alla prova: gettò una coppa d’oro da una nave e lo sfidò a prenderla. Nicola la prese.
Allora gettò la corona in un luogo ancora più profondo. Nicola la recuperò.
Non ancora convinto, chiamò la ragazza più bella della Sicilia, e gettò un anello di lei nel punto più profondo del Mar Tirreno.  Nicola, senza alcuna paura, si tuffò e lo riportò alla bellissima fanciulla che lo guardò con occhi innamorati.
Affascinato dalle abilità incredibili di questo ragazzo, Federico II, curioso di conoscere i segreti del mare, gli ordinò di nuotare sotto la Sicilia.
Colapesce, dopo la prima immersione, scoprì che l’intera isola è retta da tre immense colonne, ma una di queste era piena di crepe e lesionata dal tempo.
Federico era divorato dalla curiosità e dalla preoccupazione: gli chiese allora di capire i segreti dei fondali dei mari, di scoprire dov’era nascosta la lava dell’Etna, di riparare la colonna distrutta, perché la Sicilia non poteva affondare.
Colapesce obbedì. Decise di girare tutti i mari per salvare la Sicilia, ma, dopo la seconda immersione, nessuno l’ha più visto. (tant’è vero che a Catania si crede che sia morto dopo aver scoperto il luogo in cui è nascosta la lava dell’Etna)

Colapesce a Via Mezzocannone


Colapesce arriva a Napoli

Nella leggenda Napoletana è un ragazzo amante del mare, adottato da una povera donna che viveva nel luogo che adesso ospita l’Università a Mezzocannone.
Non tradisce il suo amore per le immersioni, tanto da scatenare le ire della donna che, furiosa per la sua inoperosità, lo maledì e gli augurò di sparire in acqua per sempre.
Dopo la maledizione, Nicola iniziò ad assumere sembianze sempre più simili a quelle di un pesce, fino a quando, disperato, rubò un coltello e fuggì di nuovo in mare.
Una volta in acqua, fu inghiottito da un pesce gigantesco e da allora, secondo i napoletani, Colapesce si fa ancora oggi inghiottire dai pesci più grandi del mare e, una volta arrivato vicino ad una costa, apre il loro stomaco con il suo pugnale e torna sulla terraferma per brevi periodi.
Sarà sempre Colapesce che sta ancora cercando la soluzione per salvare la sua Sicilia?

Colapesce, Oannes di Berosso
 Rituali magici che ancora oggi rimangono nel mistero: i sacerdoti delle antiche
città mesopotamiche si vestivano da pesci per svolgere misteriose celebrazioni

Una storia esoterica

In realtà, Colapesce è un personaggio dalla storia antichissima, che si perde nella notte dei tempi. 
Sembra, infatti, che la prima volta in cui apparì fu ben quattromila anni fa, nella mesopotamia e si trattava addirittura di un dio-pesce.
Lo chiamavano Dagon ed è addirittura citato nella Bibbia: il suo culto continuò in gran segreto per migliaia di anni e, secondo le leggende, i suoi sacerdoti erano i depositari delle più arcane e segrete conoscenze: stando alle pochissime testimonianze giunte fino ai giorni nostri, sembra che questi uomini conoscessero la formula magica per alterare la materia e lo scorrere del tempo.
Alcuni erano pronti a scommettere che fossero stregoni, tant’è vero che, ancora oggi,
il Dio Dagon appare spesso in criptici linguaggi occulti, non comprensibili ai più.


Pierre Aronnax e il Capitano Nemo quando incontrano Colapesce,
durante le esplorazioni dei mari con il Nautilus.

I Romani poi “riciclarono” i miti antichi nel culto di Orione che, sembra, fosse particolarmente amato a Napoli, tanto da suscitare numerosi grattacapi nell’antica Chiesa Cristiana.
Anche la leggenda di Colapesce in versione siciliana è ricca di simboli: corona, coppa ed anello sono anche simbolicamente tre semi delle carte (coppe, denari e spade) e, soprattutto, indicano il potere, la ricchezza e l’amore. E l’uomo che si trasforma in pesce è un po’ un paradosso: i pesci, da cui discendiamo tutti noi, diventano in questa storia l’evoluzione di un uomo, come se fossero cancellati con un colpo di spugna milioni di anni di evoluzione.
Questa storia è un viaggio profondissimo nell’anima e nei sentimenti.
E Colapesce diventa un legame non solo fra Sicilia e Mediterraneo, ma anche con l’essere umano e la sua natura. 

Colapesce costellazione orione


La costellazione di Orione sul bassorilievo di Colapesce

Federico Quagliuolo

     

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