"La meravigliosa storia di Nicola" é il titolo di un diaporama nato da una antica leggenda siciliana, che
inizia con una strofa di G.Meli: Conosciutu è in Sicilia l’anticu nomu di Cola Pisci. Anfibbiu
natu sutta di lu secunnu Fidiricu, omu in sustanza ben
proporziunatu, pisci pri l’attributu singolari di stari a funnu cu
li pisci in mari. (Codici
Marinu)
La leggenda, che
risale già alla fine del Millecento, racconta dunque di Nicola,
detto Colapesce o homo aequoreus, mezzo uomo e mezzo pesce, un
giovane insomma famoso in tutto il regno per le sue doti di
apneista. La leggenda ha origine da fatti realmente accaduti forse
durante il regno di Federico II di Svevia (1194-1250): un uomo di
rara intelligenza, dotato di insaziabile desiderio di conoscenza,
precursore dei tempi moderni. Tuttavia il periodo è incerto, e il re
di quel momento avrebbe potuto essere anche Guglielmo il Buono o
Ruggero II. Sta di fatto che questo re volle capire o forse solo
sperimentare le capacità di apneista del giovane Colapesce che, dopo
vari tentativi non tornò più a galla. Ne scrisse per primo l’inglese
Gualtiero Map, per aver sentito il racconto da chi ne aveva avuto
conoscenza diretta. Molti altri ne scrissero in seguito,
intrecciando la storia con la fantasia popolare.
Il mondo subacqueo, un ambiente colmo di vita,
di stranezze e mistero, esercita sin dall’antichità un grande
fascino su noi tutti, un fascino che va oltre la realtà e ci
trasporta nella sfera dell’immaginario. Questi mondi ignoti venivano
allora immaginati come “spaventevoli profondità”.
La storia raccontata nel diaporama mostra quindi
la realtà che noi conosciamo, ma dà vita anche ad alcune creature
mitiche del mare: le bellissime sirene dal fascino
inquietante.
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La meravigliosa storia di Nicola
In un mare poco
frequentato, chiamato Mare dei Sogni, incontrammo Telete, l’unica
tra le sirene ad avere il dono della parola. Essa, con una voce
soave, che assomigliava al mormorio del vento e delle onde
raccontò: “In un tempo lontano,
su un’isola sperduta, viveva un bel giovane, dalle qualità
eccezionali, che amava il mare e tutte le sue creature più di ogni
cosa: si chiamava Nicola.
Figlio di un pescatore, affiancava il
padre nel suo lavoro, ma più volentieri rimaneva per ore sugli
scogli a contemplare l’immensa distesa d’acqua. Inutile dire che
tutti lo consideravano a dir poco singolare.
Il giovane possedeva
infatti una qualità straordinaria: sapeva muoversi velocemente anche
nelle profondità dei mari, dove rimaneva – narra Telete – per lunghe
ore e a volte per giorni interi, vagando nell’armonia silenziosa,
tra creature straordinarie e stupefacenti. I naviganti lo incontravano sulle loro rotte e
qualcuno gli affidava messaggi da portare in altre isole. Nicola si
rendeva utile anche ricuperando catene, àncore e altri oggetti
affondati con le navi. Seguendo
i branchi di pesci si spingeva talvolta più lontano del solito e
allora scopriva antiche città sommerse, vaste praterie e splendide
foreste sottomarine.
La notizia
della sua prodigiosa abilità si era diffusa anche tra gli abitanti
del mare. Fu così che, curiose, le sirene accorsero, dalla loro
solitudine antica, attraverso gli Oceani, per conoscerlo. Questo
evento fu per Nicola sconvolgente, ne rimase letteralmente
incantato!
Da allora, per la disperazione dei suoi genitori, Nicola
sembrava vivere in un’altra dimensione, e si rifugiava ancora più
spesso sulle scogliere, sognando ad occhi aperti.
La sua fama aveva intanto varcato i confini
dell’isola e giunse all’orecchio del re che volle mettere alla prova
l’abilità di Nicola.
Da una rupe, dove il mare è più profondo, il re
gettò la sua coppa d’oro: le onde se ne impadronirono e la
trascinarono via.
Il sovrano chiese a Nicola di riportargli il
calice, cosa che il giovane fece con facilità. Poi raccontò al re
quello che aveva visto: innumerevoli pesci dai mille colori, grandi
branchi di pesci argentei, piccole creature come le chioccioline e
grandi animali marini come le balene e gli squali, e divertenti come
le foche.
In seguito il sovrano lo condusse al largo con la sua
nave, ributtò in acqua il calice e chiese a Nicola di scendere
ancora più in profondità per ricuperarlo.
Quando il giovane
riemerse, raccontò di aver incontrato nuovamente miriadi di pesci di
ogni colore e dimensione, ma di aver visto, sul fondo, anche una
grande caverna dove il fuoco di un vulcano rosseggiava e faceva
ribollire il mare.
Il re, tra scetticismo e insaziabile curiosità,
disse di non potergli credere e volle una testimonianza dell’immensa
fiamma descritta da Nicola. Il
giovane, consapevole del rischio che stava per correre, prese con sé
un ramo e disse al re:
- Se non dovessi tornare, questo ramo,
bruciato, verrà comunque a galla.
Là dove l’abisso sfida anche i più audaci, il giovane si
lanciò nei flutti, elegante e veloce come un delfino. Colti da una
grande ansia, il re e la sua corte attesero a lungo tra timori e
speranze.
Dopo un tempo che parve loro infinito, sulla superficie
apparve il ramo: era un tizzone ardente. E Nicola? concluse Telete:
il suo sogno di
appartenere al mare era diventato finalmente realtà! Quando l’onda
brilla della sua luce più bella, Nicola vagabonda felice negli
Oceani: anche voi lo potreste incontrare!
La sirena sembrò sorridere… e scomparve
nell’azzurro delle profondità.
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