C'è un uomo-pesce nel Mar Caspio
Una creatura marina dall'aspetto umanoide avvistata sulle coste di Azerbaijan e Iran.
Nel corso degli ultimi due anni, i residenti di alcune zone costiere
dell'Iran e dell'Azerbaijan, nel sud-ovest del Mar Caspio, avrebbero
segnalato la presenza di una creatura anfibia il cui aspetto viene
descritto come somigliante a quello di un essere umano.
Nel marzo di quest'anno il resoconto di alcuni testimoni oculari, membri
dell'equipaggio del motopeschereccio azero Baku, è stato
pubblicato in Iran dal quotidiano Zindagi. La notizia è stata
quindi ripresa sulle pagine russe della Pravda, che cita i
contenuti dell'articolo.
- Quella creatura nuotava accanto alla nave, seguendone da parecchio
tempo la rotta, - dichiara il capitano Gafar Gasanof -
All'inizio pensavamo fosse un grosso pesce, poi abbiamo notato dei
capelli sulla testa del mostro, e le pinne parevano davvero strane... la
parte anteriore del suo corpo era munita di braccia!
Al rientro in Azerbaijan, nessuno prese sul serio il comandante del
peschereccio. Il suo racconto suonava troppo ridicolo, specie a chi
pensava che l'uomo potesse aver alzato un po' il gomito mentre si
trovava a bordo.
Subito dopo la pubblicazione dell'intervista, invece, gli uffici del
giornale iraniano si sono ritrovati sommersi dalla posta dei lettori, i
quali sostenevano la storia come un'ennesima dimostrazione
dell'esistenza del cosiddetto "uomo del mare".
Le numerose lettere
precisavano che molti pescatori avevano ripetutamente visto la
sconosciuta creatura, sia in mare che a riva, dopo che i vulcani
sottomarini nella zona di Babolsera erano tornati in attività a
febbraio, e a seguito dell'intensificarsi delle estrazioni di petrolio
in mare aperto.
Ogni diretto testimone sembrava fornire una simile descrizione del
presunto umanoide marino. Fra i 165 e i 168 cm. di altezza, corporatura
robusta, stomaco prominente e squamato a pettine. Braccia e gambe che
appaiono più tozze e pesanti di quelle d'una persona di media
costituzione; le estremità pinnate, con quattro dita nelle mani palmate,
munite di artigli. La pelle di un pallore lunare, con dei capelli di
colore nero e verdastro. La figura avrebbe poi grandi occhi tondi, spine
su una protuberanza a becco che ricorda il muso dei delfini, e una
bocca piuttosto larga, sporgente nella parte superiore delle fauci,
mentre il labbro inferiore degrada direttamente sul collo, in assenza
del mento.
Gli iraniani chiamano questo essere Runan-shah,
"il padrone del
mare e dei fiumi". Alcune storie lo descrivono mentre si accompagna a
enormi banchi di pesce, altre narrano che le acque in cui nuota
diventano cristalline, restando così limpide per giorni.
Secondo qualche
pescatore, i pesci presi nella rete possono sentirlo mentre risale dal
profondo del mare, e producono suoni gorgoglianti al suo approssimarsi,
appena percettibili, come in risposta al simile e gutturale richiamo
emesso dalla creatura.
Sempre a quanto riporta la Pravda, ancora nel maggio scorso il
misterioso uomo marino era stato visto da diversi pescatori azeri, che
vivono nei villaggi fra le città di Astara e Lenkoran.
Chissà, forse c'è ancora in giro una colonia di abitatori del
profondo, scampati alla rovina della lovecraftiana Innsmouth
per rifugiarsi in un mare più remoto e tranquillo.
O meglio, lasciandoci
avvincere dalla suggestione del tutto, potremmo sognare che a
prosperare nel Caspio sia il povero gill-man de Il mostro
della laguna nera, dal film di Jack Arnold del
1954.
Lontano dalle natie dolci acque amazzoniche, ma finalmente al
sicuro dai sequel cinematografici, dalle follie di Hollywood e di
un mondo che ama tenere in gabbia i suoi mostri.
Ritornando alla realtà, occorre constatare come le condizioni della
flora e della fauna del Mar Caspio siano andate deteriorandosi nel
tempo.
I pescatori dell'Astrakan lamentano un drastico calo di presenza
dello storione, e la totale scomparsa di altre specie ittiche nell'area.
L'industria della pesca appare in crisi, e l'equilibrio ecologico
risulta turbato, sia dal crescente sfruttamento petrolifero che da
fattori ambientali quali le recenti attività vulcaniche.
Forse la missione dell'uomo-pesce Runan-shah è proprio quella di
prendersi cura del proprio ambiente: una leggenda del mare che torna a
incarnarsi come ammonimento, per una modernità che perde sempre più
contatto con l'elemento naturale.
Andrea Bonazzi
30 marzo 2005
Non più sul web
(Fonte english.pravda.ru)
Collegamenti mitici
Paleoseti: Oannes. i primi dei scesi sulla Terra
Da dove provenivano e chi erano i misteriosi dei spaziali che lasciarono la propria
indelebile impronta nell’Oriente antico? Da Gerusalemme a Sumer al Mali
le antiche cronache riportano dell’arrivo degli straordinari Oannes.
Era comparso dal Mare Eritreo. Diceva di chiamarsi Oannes ed era un
animale dotato di raziocinio; tutto il suo corpo era come quello di un pesce; aveva sotto la testa di pesce un’altra testa, e dei piedi umani,
aggiunti alla coda di pesce. Anche la sua voce ed il linguaggio erano umani e articolati. E ancora oggi si venera
la sua immagine.
OANNES, IL DIO PESCE
Con queste parole lo storico babilonese Berosso descriveva, nel 275 a.C., una misteriosa
creatura apparsa improvvisamente in Mesopotamia, uscita dalle acque per
"istruire ed instradare" il barbaro genere umano.
"Questo essere", raccontava Berosso, "non si nutriva mai ma parlava con l’uomo tutto il giorno; insegnava le lettere, le
scienze, le arti. Aveva insegnato a costruire le case e a fondare i
templi, a compilare le leggi, a distinguere i semi della terra e a
raccogliere i frutti; aveva spiegato i principi della geometria e, in
breve, aveva insegnato tutto quello che serviva a dare dei modi garbati e
a rendere più umana la gente. I suoi insegnamenti erano così universali
che, dopo allora, non fu aggiunto nulla per migliorarli.
Quando
tramontava il sole, l’essere si tuffava in mare ed attendeva tutta la
notte nelle profondità marine, in quanto anfibio. Dopo di lui apparvero
altri animali simili ad Oannes".
VISITATORI COSMICI
Chi o cosa era veramente il misterioso essere descritto da Berosso più di duemila anni
fa? Una creatura fantastica e leggendaria cui attribuire l’improvvisa
evoluzione della società umana, o, come affermano molti ufologi, un
visitatore spaziale in missione sulla Terra? Di quest’ultima idea è lo
studioso tedesco Ulrich Dopatka, che non fatica a vedere nel "corpo di pesce" il ricordo deformato di una tuta
spaziale anfibia.
"Oannes", racconta Dopatka, "è un nome che in siriano
antico significa "lo straniero". Questo straniero comparve
simultaneamente nel Golfo Persico e nel Mar Rosso. L’Oannes babilonese
fu solo il primo di dieci, comparsi nel Mare Eritreo, il tratto di mare
comprendente il Golfo Persico, il Mar Rosso e l’Oceano Indiano.
Berosso
chiamava questi esseri "Annedotoi", "i ripugnanti", e l’orrore che
questi esseri suscitavano nella gente del luogo è un indizio della
veridicità di quanto è stato tramandato. La nostra reazione alla visita
di un extraterrestre non sarebbe forse uguale?". "Gli Oannes", prosegue
Dopatka, "avevano ognuno un nome specifico, come Odakon, Euedokos,
Eneugamoo, Eneuboulos e Anementos. Dal filologo egizio Elladio sappiamo
che Oannes era "sbarcato da un uovo luminoso precipitato in mare", molto
simile ad un disco volante. Nella mitologia sumera egli era spesso
identificato con il dio Eridu, il signore delle onde, e a lui era
dedicata la stella Canopo, da cui si diceva provenisse".
IL CULTO DEL
DIO ANFIBIO
A conferma della realtà di questi eventi occorre
sottolineare che il culto dell’uomo pesce dei sumeri era anticamente diffuso in
tutto il Medioriente.
Oannes era venerato presso i filistei con il nome
di Dagon, mentre i Dogon del Mali, nell’Africa Nera, lo chiamavano "il
Nommo", il dio anfibio.
Il ricordo delle sue imprese sopravvisse persino
nella cultura monoteista ebraica al punto che, secondo il vangelo
apocrifo "Atti di Pilato", quando Gesù entrò in Gerusalemme come inviato
divino, il popolo lo acclamò come "Oannes che vieni dall’alto dei
cieli" (frase passata alla storia, per un errore di traduzione
dall’ebraico, nella versione distorta "Osanna nell’alto del cieli").
Di quest’ultima interpretazione si dice convinto, oltre all’ignoto
compilatore del vangelo sopra citato, anche lo studioso ebraico
contemporaneo Hayym ben Yehoshua, secondo cui Gesù, il ‘pesce’ secondo l’iconografia cristiana, e molti
grandi mistici del passato sarebbero stati degli Oannes "avatar", cioè
degli inviati divini mandati a salvare l’umanità. Senza arrivare a
questi estremi, è curioso notare come nei vangeli apocrifi, cioè in quei
testi ebraici e mediorientali a sfondo biblico non riconosciuti dalla
Chiesa, si accenni ripetutamente agli Oannes.
OSANNINI E VIGILANTI
Il
primo a parlarne è il patriarca biblico Enoch, "rapito in cielo da un
vento impetuoso e portato in una Grande Casa di cristallo, alla presenza
dei Figli dei Santi", gli Osannes o Osannini. Ecco come è descritto
quello straordinario incontro antidiluviano, nella versione etiope del
"Libro di Enoch" (II-I sec. a.C.).
"I loro abiti erano bianchi e i loro
volti trasparenti come cristallo", scrive Enoch. "Essi mi dissero che
l’universo è abitato e ricco di pianeti, sorvegliati da angeli detti
Veglianti o Vigilanti; e mi fecero vedere i Capitani e i Capi degli
Ordini delle Stelle. Mi indicarono duecento angeli che hanno autorità
sulle stelle e sui servizi del cielo; essi volano con le loro ali e
vanno intorno ai pianeti".
Dai misteriosi "Figli dei Santi" Enoch
apprende che lo spazio è controllato da due specie di angeli. I primi
sono creature tipicamente bibliche, esseri di luce superiori all’uomo per natura e per saggezza, in diretto
contatto con l’Altissimo; sono chiamati Cherubini, Serafini e Osannini e
sono soliti fornire messaggi rapendo in cielo le persone o, come
precisa una versione slava del Libro, "penetrando in camera da letto".
I
secondi, detti Veglianti o Vigilanti, sono una razza decaduta che il
"Libro di Enoch" definisce "un tempo santi, puri spiriti, viventi di
vita eterna, contaminatisi con il sangue delle donne", padri di una
stirpe di "giganti, esseri perversi chiamati spiriti maligni",
sterminati dal diluvio. Circa questi ultimi non si può fare a meno di
notare come il loro nome, Veglianti o Vigilanti, risulti identico ai
"Watchers", i rapitori Grigi che penetrano in camera da letto.
CONOSCENZE PERDUTE
Gli Osannes dimostrano di conoscere molti grandi
segreti dell’universo, specie per quanto riguarda la cartografia
stellare. "Mi mostrarono le stelle del cielo", scrive il patriarca.
"Vidi come venivano pesate a seconda della loro luminosità, della loro
lontananza nello spazio e del giorno della loro comparsa", quindi con i
medesimi sistemi della moderna astronomia. Della validità delle
cognizioni astronomiche degli Oannes si sono detti convinti, nel libro
"Vita intelligente nell’universo" (Feltrinelli, 1980) anche gli
astronomi J. Shklovskij e Carl Sagan (quest’ultimo è in seguito
diventato uno scettico d’ufficio, per comodo).
"Perché escludere la
possibilità di un evangelismo extraterrestre?", scrivono di due.
"C’è un
sigillo cilindrico sumero che mostra il nostro sole con attorno nove
pianeti. Da dove avevano attinto quest’informazione i sumeri, se non
dagli Oannes? Leggende di questo tipo meritano uno studio critico molto
approfondito, e la possibilità di un contatto diretto con una civiltà
extraterrestre deve essere tenuta presente come una fra le molte
interpretazioni alternative".
Conoscenze altrettanto straordinarie fanno
parte del patrimonio religioso dei Dogon, una tribù del Mali negli anni
Trenta ferma all’età della pietra. Avvicinati dall’etnologo francese
Marcel Griaule più di sessant’anni fa, i Dogon, una volta superata la
diffidenza, svelarono di custodire profondi segreti scientifici,
rivelati nella notte dei tempi da otto "Nommo" scesi sulla Terra.
Secondo quanto rivelato a Griaule dallo stregone Ogotemmeli, i Nommo
erano delle creature acquatiche mandate sul nostro pianeta dal dio Amma
per istruire gli uomini. Sbarcati da una strana macchina fragorosa, gli
dei avevano detto di provenire da "Potolo, una stella fatta della
materia più pesante dell’universo".
Durante il loro viaggio i Nommo
avevano incrociato un pianeta con molti anelli (Saturno), uno con molte
lune (Giove) ed uno, satellite della Terra, morto e disseccato. Dai
Nommo i primitivissimi Dogon impararono a costruire dei santuari cosmici
orientati verso Venere e ad intrecciare canestri che, una volta
srotolati, risultano essere delle mappe stellari della Via Lattea.
Marcel Griaule apprese che i Dogon conoscevano la rotazione della stella
Sirio, da cui provenivano i Nommo, e della sua compagna Sirio B.
Quest’ultimo dato ha stupito molto i ricercatori, in quanto negli anni
Trenta i moderni telescopi non avevano ancora scoperto la "compagna
invisibile" di Sirio, una nana bianca pesantissima ("fatta della materia
più pesante dell’universo"), invisibile ad occhio nudo.
Un’informazione, quest’ultima, che una cultura ferma all’età della
pietra non poteva assolutamente conoscere. A meno di averlo saputo dagli
dei.
Contesto originale: http://www.notizieufo.com/oann.htm
Oannes: un'interpretazione allegorica del mito
OANNES
(Bab.) - Musarus Oannes,
l'Annedotus, noto attraverso le "leggende" Caldee trasmesse da Beroso e
da altri scrittori antichi, come Dag o Dagon, "l'uomo
pesce". Era una divinità Babilonese alla
quale veniva attribuito il primo incivilimento dell'Assiria e della
Babilonia : era un istruttore ed un riformatore.
Arrivando dal mare di
Eritrea, uscito dall'uovo primitivo sotto forma di mezzo uomo e mezzo pesce,
portò loro la civiltà, le lettere e le scienze, il diritto,
l'astronomia e la religione, insegnò ad essi l'agricoltura, la geometria
e le arti in generale. Dopo di lui vi furono altri cinque Annedoti
(poiché la nostra razza è la quinta) - "tutti simili ad Oannes nella
forma esteriore, tutti insegnando la stessa cosa".
Ma Musarus Oannes fu
il primo ad apparire e lo fece durante il regno di Ammenon, il terzo dei
dieci Re antidiluviani la cui dinastia terminò con Xisuthrus, il Noè
Caldeo. (Vedi "Xisuthrus"). Oannes era "un animale dotato di ragione ...
il cui corpo era quello di un pesce, ma
che aveva una testa umana sotto quella di pesce,
ed anche dei piedi simili a quelli di un uomo,
congiunti alla coda del pesce, e la cui
voce ed anche il linguaggio erano articolati ed umani. (Polistore e
Apollodoro).
Questo dà la chiave dell'allegoria. Ci mostra Oannes come
un uomo e come un "sacerdote", vale a
dire un Iniziato. Layard dimostrò molto tempo fa (Vedi Niniveh) che la
testa di pesce era semplicemente un
copricapo, la mitra portata dai sacerdoti e dagli dei, tagliato con la
forma di una testa di pesce, così come,
senza molte modifiche, la vediamo ancor oggi sulla testa dei grandi Lama
e dai Vescovi di Roma.
Osiride portava una mitra identica. La coda di pesce è semplicemente lo strascico di un lungo
rigido mantello, come dipinto in alcune statuette Assire, la cui forma
si può vedere riprodotta nell'ornamento di panno dorato portato durante
il servizio dai sacerdoti Greci moderni.
Questa allegoria di Oannes,
l'Annedotus, ci fa pensare al "Drago" ed ai "Re-serpenti"; i Naga che
nelle leggende Buddhiste istruiscono il popolo nella saggezza, sui laghi
e sui fiumi, e che finiscono per convertirsi alla Buona Legge e
diventare degli Arhat. Il significato è evidente. Il "pesce" è un simbolo antico e molto suggestivo
nel linguaggio dei Misteri, come d'altronde lo è l'"acqua".
Ea o Hea era
il dio del mare e della Saggezza ed il serpente di mare è uno dei suoi
emblemi, essendo i suoi sacerdoti "serpenti", ossia Iniziati. Si può
così comprendere perchè l'Occultismo ponga Oannes e gli altri Annedoti
nel gruppo di quegli antichi "adepti" che furono chiamati "draghi
marini" o "draghi d'acqua" - Naga.
L'acqua tipicizza la loro origine
umana (e come tale è un simbolo della terra e della materia, ed anche di
purificazione), a differenza dei "Naga del Fuoco" o immateriali, Esseri
Spirituali, Bodhisattva o Dhyani Planetari, considerati anche come gli
istruttori dell'umanità. Il significato nascosto diventa chiaro
all'Occultista una volta che gli vien detto che "quest'essere (Oannes)
era solito passare il giorno fra gli uomini, istruendoli, e che quando
il Sole era tramontato, si ritirava di nuovo nel mare, trascorrendo la
notte negli abissi", perchè egli "era anfibio", cioè apparteneva a due
piani: quello spirituale e quello fisico. Difatti la parola Greca
amphibios significa semplicemente "vita su due piani", da amphi "su due
lati" e bios "vita".
La parola era spesso applicata nell'antichità a
quegli uomini che , sebbene conservassero ancora una forma umana, si
erano resi quasi divini attraverso la conoscenza che possedevano, e che
vivevano sia nelle regioni spirituali supersensorie, che sulla terra.
Oannes è fievolmente riflesso in Giona ed anche in Giovanni, il
Precursore, entrambi collegati al Pesce
ed all'Acqua. Il Dio della Saggezza e della Profondità che, secondo
Hibbert, si identificava con il Babilonese Ea, colui che insegnò ai
Babilonesi l'arte della scrittura. È simile a Matsya, che per gli Indù è
il pesce Avatara di Vishnu.
Una interpretazione della figura del Nommo nella Cultura
Africana
La cultura africana è
permeata ancora oggi dalla figura primordiale dei Nommo che
rappresentano delle entità superiori che vengono invocate come noi
invochiamo i nostri Dei. Queste figure o entità si ritrovano soprattutto
in zone interne dell’Africa ancora non raggiunte dalle conversioni
monoteiste islamiche o cristiane. S
pesso anche persone che professano
pubblicamente tali religioni monoteiste quando hanno veramente bisogno
di un aiuto soprannaturale si rivolgono ancora al Santone o Sacerdote
del Villaggio per invocare i Nommo, signori dell’Universo, dispensatori
di ogni bene. Tali manifestazioni non sono pubblicamente confessate,
dato che le religioni monoteiste sono diventate ormai da 40 anni
religioni di stato imposte.
Il Nommo può essere anche una figura singola o astratta e considerato
custode dei valori spirituali di ogni creatura vivente e donatore di
vita. Il Nommo, nell'area del Rwanda non è stato materializzato in un
oggetto di culto (animale o vegetale o inerte) ma conserva la sua
potenza creatrice, che viene data in esercizio al solo Muntu, vero
artefice di tutto. Il Nommo può essere considerato l'essenza divina
riversata nell'uomo.
Mentre il Dio
supremo esiste ed è considerato irraggiungibile, ci sono una serie di
divinità minori, di spiriti, gli stessi antenati, e anche viventi
visibilmente dotati di poteri non comuni (stregoni, guaritori, saggi),
che vengono elevati a ranghi superiori ed hanno la capacità di
infondere, in modo particolareggiato, il Nommo all'uomo.
Il culto dei Nommo si è propagato per millenni mantenendo intatti i suoi
valori originari poiché la cultura africana ha usato l’oralità come
mezzo di trasmissione dei suoi valori fondamentali. Ogni Sacerdote del
villaggio ha trasmesso al Sacerdote che lo avrebbe sostituito alla sua
morte solo oralmente le sue conoscenze, mascherate nei riti religiosi.
In questo modo è stata preservata la verità originaria anche dopo
millenni. In altre parole la trasmissione tramite la scrittura può
essere manomessa da eventuali istituzioni per proprio tornaconto
alterando i concetti originari come è successo per la nostra cultura
cosiddetta occidentale.
In Africa permangono invece, per ora, ancora
antichissime tradizioni o riti che si ricollegano forse ad avvenimenti
avvenuti diverse migliaia di anni fa e che ci possono ricondurre alla
prima civilizzazione dell’umanità.
Per questo motivo penso sia interessante conoscere più a fondo il
significato nascosto della figura dei Nommo , le sue rappresentazioni e
prerogative.
Una possibile spiegazione è quella riportata nel libro di R. Temple Il
Mistero di Sirio ed PIEMME. In questo libro vengono riportate le
straordinarie conoscenze astronomiche che la popolazione dei Dogon, nel
Mali, ha tramandato da millenni.
Essi conoscono che il sistema stellare
di Sirio è formato in effetti da tre stelle: Sirio A, Sirio B, e Sirio C
. La prima visibile ad occhio nudo, la seconda, poco visibile e solo
con un potente telescopio e la terza, Sirio C completamente invisibile e
scoperta solo recentemente nel 1995 da astronomi francesi Benest e
Duvent mediante studi sulle perturbazioni stellari. Quindi questi studi
hanno confermato le conoscenze dei Dogon riportate da Temple nel 1976, e
accolte allora da diversi "accademici" con molto scetticismo.
Questa
clamorosa conferma ha reso anche verosimile tutte le altre conoscenze
astronomiche che i Dogon conoscono. Ma la cosa più sorprendente è la
spiegazione che i Dogon danno alle loro avanzate conoscenze astronomiche
dicendo semplicemente che sono state rivelate a loro dai Nommo che sono
discesi sulla Terra per civilizzarla. Questi Nommo provenivano dal
sistema Siro e sono descritti dai Dogon come esseri anfibi e
rappresentati come Pesci. Questa rappresentazione di antiche divinità
come esseri anfibi le ritroviamo in tutte le antiche civiltà del
mediterraneo e anche in Asia.
Cronologicamente la più antica descrizione
di entità superiori mezzo uomo e mezzo pesce appare nella civiltà Babilonese e
descritta da Berosso, noto storico del Tempo di Alessandro Magno, che
definiva questi esseri anfibi Annedoti (che significa ripugnanti) e che
avevano portato le prime conoscenze per sviluppare una civiltà. Il
supremo rappresentante di questi esseri anfibi si chiamava Oannes,
raffigurato in numerosi monumenti tuttora conservati in vari musei.
Ricordiamoci che anche i Filistei adoravano una divinità chiamata Dagon e
rappresentata come un Pesce. Anche i
primi cristiani rappresentavano il loro Dio con il simbolo del Pesce.
Quindi si può dedurre che i Dogon e
anche le altre popolazioni africane menzionate provenivano da queste
antiche culture del Mediterraneo e che hanno mantenuto finora conoscenze
che nelle altre civiltà sono scomparse probabilmente cancellate da
istituzioni che preferivano non conservare queste vere origini.
Ma le
rappresentazioni dei Nommo come Pesci si ritrovano anche in altre zone
dell’Africa. Si ritrovano in villaggi all’interno del Ghana ed in queste
zone queste entità anfibie sono descritte come entità femminili e
rappresentate come Sirene.
Ritroviamo queste rappresentazioni anche in
alcuni villaggi all'interno del Ruanda che si trova molto distante dal
Ghana e dal Mali per cui si può supporre che anche le conoscenze
collegate ai Nommo si possono ritrovare in tutte quelle zone dell’Africa
dove la cultura occidentale non ha manomesso ancora le culture locali
basate sulla tradizione orale.
Molto probabilmente solo i Santoni o Sacerdoti di sperduti villaggi
mantengono segrete queste loro conoscenze occultate nei loro riti e
tramandati solo ai loro adepti più fidati per osservare il dovere della
segretezza e probabilmente non immaginando quanto possa essere
importante per molti di noi conoscere le Vere nostre origini e buttare
tutte le falsità che ci hanno volutamente fatto credere.
Penso che una più attenta analisi di queste culture possa aiutarci a
svelare il mistero della nostra esistenza e prepararci ad una nuova era
di Verità.
G. Baccolini
Dicembre 01
Fonti
http://members.xoom.it/enrico_p/introduzione.htm
http://www.oannes.com/
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