Martedì 15 agosto 2000
SPECIALE
Messina è una
città ricca di leggende e folclore, generati dal tratto di
mare sul quale si affaccia e dalla sua natura
sismica
Dalle onde dello
Stretto sorge la fata Morgana
Tra le storie
fantastiche anche quelle di Colapesce,
dei Giganti e della
Madonna della Lettera
Lo Stretto di Messina ha sempre racchiuso un mare
estremamente pericoloso: qui sono avvenuti i fatidici
terremoti e maremoti che hanno annientato più volte la
città, sulle sue acque soffiano venti procellosi, sorgono
miraggi e si susseguono strani prodigi. Miti e leggende
legati al mare sono di casa a Messina, fin dalle sue
origini.
(...)
Nella novellistica locale vi è un racconto che
richiama vecchie favole orientali, quello di Colapesce, a cui
si intitola una delle banchine del porto.
All’inizio del
Novecento Giuseppe Pitré, il grande studioso di tradizioni
popolari siciliane, raccolse in un’ampia monografia più di
quaranta versioni di questa leggenda.
Colapesce era un
pescatore abilissimo che viveva presso Capo Peloro. Egli
disincagliava le reti dei pescatori e li informava se stava
per sopraggiungere una tempesta; conosceva talmente bene i
fondali marini da essere considerato mezzo uomo e mezzo pesce.
La sua fama era giunta fino all’imperatore Federico II, che,
trovandosi a Messina, volle incontrarlo. Una versione racconta
che l’imperatore mise alla prova l’abilità di Colapesce
promettendogli in premio la mano della figlia.
Costei gettò
uno dei suoi anelli in mezzo allo Stretto e Colapesce lo
recuperò per ben due volte, ma alla terza, aumentata la
profondità, non riemerse più, probabilmente perché preferì
cercare moglie tra le sirene.
La variante forse più
affascinante narra invece che il re chiese un giorno a Colapesce di controllare su cosa poggiasse Messina.
Dopo
essersi tuffato, Colapesce risalì riferendo che la città era
poggiata su uno scoglio ed era sorretta da tre colonne: una
intatta, una scheggiata e una rotta.
Per evitare che la sua
amata Messina si inabissasse, Colapesce si rituffò e si
sostituì alla colonna rotta e ancora oggi sorregge questa
parte della Sicilia.
Appare evidente il riferimento alla
sismicità del luogo, già nota in età medievale.
La dura vita
marinara e la preoccupazione costante dei terremoti hanno
fatto dei messinesi un popolo di devoti.
(...)
Nica Fiori
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