(Replicata da Articoli e saggi)

Progetto Socrates



La cultura dell'acqua e lo sviluppo sostenibile
L'ACQUA NELLA LETTERATURA
 LA LEGGENDA E L'ACQUA

IL PESCE NICOLÒ E  'E FIGLIE 'E NITTUNO

VII ITISSempre legata al mare è la leggenda del pesce Nicoló nota da sempre ai napoletani fin dai primi anni di questo secolo.
 La leggenda, citata anche da Benedetto Croce in Storie e leggende napoletane si riferisce ad un bassorilievo di epoca classica, rappresentante Orione, venuto alla luce durante gli scavi per le fondazioni del Sedile di Porto e murato nel settecento.
Il bassorilievo rappresenta un uomo coperto da quello che sembra un vello con un coltello in mano.
Detto Cola Pesce o pesce Nicoló è il nome del protagonista di una leggenda che parla di un ragazzo maledetto dalla madre.
Questi, cercando rifugio nel mare, finí col prendere le caratteristiche di un vero e proprio pesce usando, per lunghi spostamenti il corpo di grossi pesci (si faceva inghiottire, per uscire all'arrivo tagliando il ventre del malcapitato trasportatore.
Fin qui la leggenda. Ma una ben piú interessante verità si è celata per secoli nella memoria del"pesce Nicoló l'incredibile confraternita di sommozzatori che venivano iniziati ad un punto marino sotterraneo del dio delle acque Poseidone: 'e figlie'e Nittuno (i figli di Nettuno).

VII ITISDi ordine tardo - pagano, questo culto esclusivamente napoletano, che aveva come scopo il possesso delle "ricchezze" marine esistenti nelle grotte piú profonde del golfo, conosceva il segreto per resistere in apnea per tempi giudicati impossibili dalla scienza ufficiale. Alcune alghe particolarmente, trattate, rallentavano il ritmo respiratorio (come gli esercizi di "volontà" di alcuni culti indiani) fino ad un tempo impossibile ad ottenersi con le bombole.
Questi uomini pesce potevano operare tranquillamente recuperi con segreti rituali, dedicati alla sirena Partenope, che prevedevano anche l'accompagnamento con rarissimi sirenoidi poi scomparsi dal golfo di Napoli (forse una varietà della "foca monaca").
Raffaele Viviani nel 1936 dedicó dei versi a questo"personaggio" della mitologia mariana:

Sta scorza
ca ll'acqua nun spogna
ch'è pelle squamata?
si figlio a nu pesce?
'Sta forza
ca' o friddo m'arrogna
chi mago t'ha data?
'stu sciato 'a dó t'esce?

Questo involucro
che l'acqua non infradicia
che cosa è? Pelle con squame?
Sei figlio di un pesce?
Questa forza
che il freddo dell'acqua non aggrinzisce
quale Mago te l'ha data?
e questo fiato da dove lo tiri fuori?


VII ITIS NAPOLI
Istituto Tecnico Industriale Statale
Ipertesto realizzato dagli studenti delle classi 1E-1F-1Ast
anno sc. 1995-96
48° Distretto Scolastico

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