Il Primo palombaro
Un racconto popolare in tutto il Mediterraneo, ma in
particolar modo in Sicilia, racconta di un ragazzo, Cola, capace di
respirare acqua anziché aria.
Si dice che Cola visse ai tempi di Federico II, il grande imperatore. Questa è la sua leggenda:
Una volta a Messina c'era una madre che aveva un figlio a
nome Cola, che se ne stava a bagno nel mare mattina e sera. La madre a
chiamarlo dalla riva: - Cola! Cola! Vieni a terra, che fai? Non sei
mica un pesce? E lui, a nuotare sempre più lontano. Alla povera madre
veniva il torcibudella, a furia di gridare. Un giorno, la fece gridare
tanto che la poveretta, quando non ne poté più di gridare, gli mandò una
maledizione: - Cola! Che tu possa diventare un pesce! Si vede che
quel giorno le porte del Cielo erano aperte, e la maledizione della madre
andò a segno: in un momento, Cola diventò mezzo uomo mezzo pesce, con le
dita palmate come un'anatra e la gola da rana. In terra Cola non ci tornò
più e la madre se ne disperò tanto che dopo poco tempo morì. La voce
che nel mare di Messina c'era uno mezzo uomo e mezzo pesce arrivò fino al
Re; e il Re ordinò a tutti i marinai che chi vedeva Cola Pesce gli dicesse
che il Re gli voleva parlare. Un giorno, un marinaio, andando in barca al
largo, se lo vide passare vicino nuotando. - Cola! - gli disse. - C'è
il Re di Messina che ti vuole parlare! E Cola Pesce subito nuotò verso
il palazzo del Re. Il Re, al vederlo, gli fece buon viso. - Cola
Pesce, - gli disse, - tu che sei così bravo nuotatore, dovresti fare un
giro tutt'intorno alla Sicilia, e sapermi dire dov'è il mare più fondo e
cosa ci si vede! Cola Pesce ubbidì e si mise a nuotare tutt'intorno
alla Sicilia. Dopo un poco di tempo fu di ritorno. Raccontò che in fondo
al mare aveva visto montagne, valli, caverne e pesci di tutte le specie,
ma aveva avuto paura solo passando dal Faro, perché lì non era riuscito a
trovare il fondo. - E allora Messina su cos'è fabbricata? - chiese il
Re. - Devi scendere giù a vedere dove poggia. Cola si tuffò e stette
sott'acqua un giorno intero. Poi ritornò a galla e disse al Re: Messina
è fabbricata su uno scoglio, e questo scoglio poggia su tre colonne: una
sana, una scheggiata e una rotta…
A questo punto sul racconto si innestano molte
diverse versioni. La più interessante, raccontata in Liguria, vuole che
Pesce Cola si rituffò in acqua, per sorreggere sulle spalle la colonna
rotta. E se Messina, e la Sicilia, ora, sono ancora fuori dal mare, è
grazie a Pesce Cola che ne sostiene il peso sulle spalle.
Cola Pesce è la rappresentazione di uno dei grandi
sogni dell'uomo: dominare il mondo sommerso. Le pescatrici di perle
giapponesi sono passati alla storia per le loro incredibili doti di
immersione in apnea: fino al secolo scorso, la loro "casta" era
considerata importante almeno quanto quella dei Samurai. Ma anche nel
Mediterraneo c'erano uomini capaci di muoversi, e a lungo, sott'acqua, fin
dall'antichità: ci sono tramandate imprese degli Spartani che si
rifornirono di cibo durante un assedio grazie a sommozzatori, nel 425
a.C..
Durante la battaglia di Salamina, sommozzatori greci tagliano gli
ancoraggi delle navi persiane, disperdendone un gran numero. E, fin
dall'antico Egitto, si conoscevano e si pescavano a grande profondità le
spugne di mare. In tutti i casi, si tratta sempre e solo di "polmoni" e
capacità fisiche fuori dal comune.
Per avere i primi strumenti utili ai sommozzatori
bisogna aspettare un bel po' di secoli: è nel 1700 che si ha l'idea di
costruire una campana di metallo, collegata ad una pompa, capace di far
respirare a lungo una persona sotto al mare. L'idea fu copiata da una
leggenda, quella della campana di vetro con cui Alessandro Magno si
immerse fino in fondo al mare. Due fratelli, gli inglesi Deane, nel 1823
sperimentarono un elmo da utilizzare sott'acqua, per recuperare i tesori
dei vascelli depositati in fondo al mare. Il loro brevetto fu perfezionato
da August Siebe, che, nel 1837, inventò la prima tuta completa per
palombari.
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