22 settembre 1990   pagina 18  
sezione: MERCURIO - SCAFFALE

 

Quel mare scuro anche di notte

 

 

Ma che paura che ci fa quel mare scuro, che si muove anche di notte e non sta fermo mai: in Genova per noi Paolo Conte esprime la diffidenza e perfino l'angoscia che a volte proviamo per il mare. Del resto un' ottava raccolta dal Vigo oltre un secolo fa termina così: nuddu sicuro sta, cui va pri mari!.
Ma se nessuno va sicuro per mare (infatti la barca tornò sola, mare crudele!) a qualcuno sarà capitato di canticchiare romanticamente con Fidenco: ti voglio cullare posandoti su un' onda del mare.
Le canzoni riflettono l'ambivalenza dei nostri sentimenti per l' elemento marino, secondo l'antico adagio loda il mare e tienti alla terra.
E con le canzoni (in particolare quelle napoletane) in questo libro vengono ampiamente raccolti e ordinati per argomento (i porti, le sirene, i naufragi e così via) canti, stornelli, proverbi, indovinelli, ballate, leggende di tema marino.
Ne risulta un testo che smentisce che nella nostra penisola non si sia sviluppata una cultura relativa al mare. Certo noi non conosciamo le grandi mitologie marine dei popoli nordici: e se abbiamo un Cola Pesce il più importante e forse unico mito marino della nostra tradizione (Cola è un essere anfibio, un classico Tritone: lo studiò anche Benedetto Croce) abbiamo anche una quantità di poesie e di canti in cui il mare è appena un pretesto o una leziosa metafora.
Ma, a parte gli archetipi universali di cui parlano gli autori, la cultura del mare conosce un' impressionante capacità di travasi e di circolazione: il mare non ha frontiere; e miti e leggende viaggiano sulla scia delle navi.
Così il Cola Pesce meridionale finisce col somigliare al nordico pesce Nicole (un' anima in pena, o lo stesso diavolo).

 

 

Lorenzo Greco
 


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