Quel mare scuro anche di
notte
Ma che paura
che ci fa quel mare scuro, che si muove
anche di notte e non sta fermo mai: in
Genova per noi Paolo Conte esprime la
diffidenza e perfino l'angoscia che a volte
proviamo per il mare. Del resto un' ottava
raccolta dal Vigo oltre un secolo fa termina
così: nuddu sicuro
sta, cui va pri mari!.
Ma se nessuno va sicuro per mare (infatti
la barca tornò
sola, mare crudele!) a qualcuno
sarà capitato di canticchiare romanticamente
con Fidenco: ti
voglio cullare posandoti su un' onda del
mare.
Le canzoni riflettono l'ambivalenza dei
nostri sentimenti per l' elemento marino,
secondo l'antico adagio loda il mare e
tienti alla terra.
E con le canzoni (in particolare quelle
napoletane) in questo libro vengono
ampiamente raccolti e ordinati per argomento
(i porti, le sirene, i naufragi e così via)
canti, stornelli, proverbi, indovinelli,
ballate, leggende di tema marino.
Ne risulta un testo che smentisce che nella
nostra penisola non si sia sviluppata una
cultura relativa al mare. Certo noi non
conosciamo le grandi mitologie marine dei
popoli nordici: e se abbiamo un
Cola Pesce
il più importante e forse unico mito marino
della nostra tradizione (Cola è un essere
anfibio, un classico Tritone: lo studiò
anche Benedetto Croce) abbiamo anche una
quantità di poesie e di canti in cui il mare
è appena un pretesto o una leziosa metafora.
Ma, a parte gli archetipi universali di cui
parlano gli autori, la cultura del mare
conosce un' impressionante capacità di
travasi e di circolazione: il mare non ha
frontiere; e miti e leggende viaggiano sulla
scia delle navi.
Così il Cola Pesce meridionale finisce col
somigliare al nordico pesce
Nicole
(un' anima in pena, o lo stesso diavolo).
Lorenzo Greco