Se Colapesce si fosse disamorato?
Capo d'Orlando. E' finita a... il gioco delle figurine.
Quanto al prosieguo
dello sport orlandino “giochiamo a figurine di eventi storici”, non è
concesso che nella storia tutto fa brodo e che una figurina può
sostituirne un’altra o valere più o meno di un’altra, a seconda della
necessità: questo lo si poteva fare ai tempi della schiavitù e dell’
analfabetismo, eppure c’era sempre il grosso rischio che “ai posteri
l’ardua sentenza” e “la verità viene sempre a galla” e via dicendo. Meglio
rimettere tutto a posto com’era, prima che i morti si ribellino dalle
tombe, che è sempre possibile, infatti se Colapesce si stancasse, si
salvi chi può!
Sarebbe più onesto giocare a figurine di calciatori o di
ciclisti lasciando al loro posto stradario e bandiere.
- Gramsci, nei Quaderni dal carcere, diceva che i
nomi dei grandi uomini servivano ai popoli del sud a fantasticare per
non affondare nell’incapacità di reagire concretamente, visto che si
scoprivano incapaci di superare con le proprie forze la situazione di
decadenza in cui si trovavano da tempo.
Dunque ci volete togliere un
eroe concreto come Garibaldi che ha riunito l’Italia, per rimpiazzarci
l’appiglio del sogno con un altro non migliore, un re come Federico III, tutto siciliano perché impossibilitato a ripristinare il suo
diritto? Ma di quale complesso psichiatrico siamo affetti?
A questo
punto è più conveniente fare quella scelta dei veri pazzi quando
soddisfano la propria debolezza a reagire dichiarandosi tout court
“Napoleone”, uno che almeno di vittorie e di territori ne aveva
raccolti un bel po’ (dal Manzanarre al Reno al Volga…), o “ Giulio
Cesare” o “Stalin” e simili personaggi di garantita gloria.
- Perché la bandiera italiana è scomparsa dal pennone del Municipio?
Si dice che l’idea di Stato si accoppi a quella di urbanistica.
Si tratta di una chiave di lettura interpretativa ad hoc.
Vale a dire che quanto più sono stati interiorizzati il concetto di nazione,
quello di società e di regole/leggi e di riti organizzativi, tanto più
si sa comprendere e gestire l’organizzazione della città, dell’area
comunale e dello stanziamento abitativo, della bandiera e anche dello
stradario. Cioè non si gioca a figurine. Cioè chi si disinteressa dello
Stato ha dei comportamenti conseguenti di disinteressamento anche nei
confronti dei concittadini e del loro legame con i nomi del territorio
e con l’intreccio che essi hanno con le loro storie sociali e
personali. Cioè chi si fa i fatti suoi e scompiglia le menti
scompigliando l’ambiente sociologico.
C’è un altro motivo per cui Federico III non è
sbandierabile da un sindaco che ha giurato lealtà alla Costituzione, ed
è il fatto che questa è notoriamente repubblicana e non ammette
regressioni verso la monarchia, a meno che non si voglia mirare nella
realtà a una situazione fotografata da Fellini nella Gradisca, che
prese il nome dalla sua(di se stessa) offerta al re.
E’ tradimento sia riportare in auge un re della fine del 1200
(sono passati ben 800 anni ed è sepolto nella storia senza ripescabilità) che è impossibile reinsediare e non ha nulla
in comune con i Savoia, che inneggiare a un regno separato che non vide mai la luce.
Dunque si vuole con un re normanno/tedesco
rimettere in scena una scaltrezza simile alla trovata mussoliniana
della Lupa con tutta la retorica della grandezza, mentre la Sicilia si
dibatte da secoli nel malgoverno, nella disoccupazione, nella malasanità, nella burocrazia corrotta, negli abusivismi, nella
mafiosità, nel disfacimento delle infrastrutture e forse pure nello
sbriciolamento del territorio geologicamente inteso?
E’ il ritorno a un
fascismo vietato dalla Costituzione?
Come per la corruzione, il
tradimento avviene sempre nella mente prima che nel portafogli e nel
comportamento. Siamo seri e responsabili:
Che ci azzecca questo
perdente Federico III al posto di Garibaldi? La sindacatura dà diritto
di saccheggiare la storia comune per i propri arzigogoli?
Dobbiamo a
tutti i costi riuscire a raccontarci ancora la favola bella di
Colapesce, il giovinetto tuffatore che raggiunge per amore le
profondità minacciose dello stretto per sorreggere la Sicilia e sta nel
buio acquoso come seconda colonna mediterranea dirimpetto ad Ercole;
dobbiamo ricondurre alla nostra responsabilità la fragilità di questo
territorio e riconoscere la bontà di qualche divinità che infonde la
forza alla cariatide Colapesce.
Non dimentichiamo la non sfidabilità
degli antichi dei e dei principi comuni alle religioni monoteiste
mediterranee. Contro ogni lupa e lupacchiotti, per risentire questo
afflato di bellezza e di dedizione incantata basta riguardare il
Colapesce dipinto da Guttuso sulla volta centrale del teatro Vittorio
Emanuele di Messina.
Testata Giornalistica registrata al
Tribunale di Patti (ME)
Direttore Responsabile: Luigi Ialuna Editore: Associazione di
Volontariato COMUNITAINFORMA - © 2007-2010
Non più sul web
|