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Scienza - Computer
Dicembre 2000

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Chiacchierone come un pesce

E’ una specie di orribile creatura metà uomo e metà triglia che vive in un acquario virtuale. Si chiama Seaman ed è il gioco per la piattaforma Dreamcast della Sega più venduto in Giappone. Cosa fa? Parla. E tanto. Soprattutto fa un sacco di domande anche intime, impara 10mila risposte e interagisce con il suo padrone. Ma sa essere dispettoso e imbarazzante. E come il tamagotchi va curato e accudito. Stavolta però muore lo stesso. Ma se gli avete voluto bene lascerà in eredità i suoi figli.

 

Dimenticate il tamagotchi, quella specie di uccellino virtuale scatenato sul mercato dai giapponesi che andava seguito e curato altrimenti moriva. Ora c’è Seaman (significa "marinaio", anche se non c’entra granché), gioco (gioco?) della Sega per la nuova piattaforma Dreamcast. Protagonisti sono orribili creature in 3D metà uomo e metà pesce, in realtà solo un tantino dispettose, che vivono in un acquario (virtuale, cioè il monitor). Tutto qui: non sparano, non vanno fiocinate, non scappano, non saltano, non devono superare ostacoli. Ma parlano, quanto parlano: rispondono alle domande del "padrone" (che usa un microfono), soprattutto fanno domande e imparano tutto di te (sono molto curiose). Fino a diventare imbarazzanti.

Insomma alla domanda del pesce-mostriciattolo "hai la ragazza?" mai rispondergli "si, ma mi piace di più Marisa, la fidanzata del mio amico Piero". Perché la prima volta che entrano Marisa, Piero e la vostra ragazza potreste sentir uscire dal vostro monitor-acquario un agghiacciante "e allora, con quella bonazza di Marisa, si fa qualcosa o no?".
In realtà il rapporto con la propria creatura-pesce dovrebbe essere più tranquillo. Lui-lei, insomma la strana cosa, come il tamagotchi vuole avere un po’ di attenzione ogni giorno. Va nutrito, curato, scaldato se serve. E qualche bella chiacchierata. Impara fino a 10 mila risposte, il mostriciattolo. A volte ci prende e ti lascia di stucco, qualche volta la risposta "programmata" è un po’ senza senso. Ma con le domande ci sa fare. Così bene che in Giappone è il gioco (gioco?) della Dreamcast più venduto.

E’ un impiccione, Seaman. Del suo padrone vuole sapere tutto, anche quelli che non sono proprio affari suoi. Può essere terribilmente inquietante, il video-pesce intelligente: dà consigli magari non richiesti e quando sente che la voce del padrone è triste, ti puoi sentir dire "cosa c’è che non va?".
 

 

Sembra simpatico. Ma è un’illusione: sei solo come un cane a capodanno, hai voglia di una voce amica e Seaman-la-carogna ti stende con un seccato "oggi non mi va di parlarti…". E se insisti lui insiste con un "MMMmmmm…", come fanno i bambini scocciati. Vien voglia di staccare la spina con un bel "tiè, brutto rospo elettronico". Ma a volte è lui che si sente solo, e di colpo nel silenzio lo si sente chiedere "c’è qualcuno qui?". Odio-amore, come in tutti i rapporti sentimentali che si rispettano.

Comunque Seaman va accudito, perché deve evolversi e anche riprodursi. Solo che stavolta i programmatori hanno dato un tipico tocco sadico-giapponese al gioco (gioco?): a differenza del tamagotchi che poteva essere eterno, Seaman deve comunque morire. Anche se super viziato e coccolato. Ma, consolazione, ci lascerà la sua prole. In Giappone (pazienza orientale) il ciclo vitale del pesce-uomo dura sei mesi, negli Usa (impazienza occidentale) pensano già di ridurre il tutto a sei settimane. Nelle prime due va seguito quasi ogni giorno: se ne salti uno diventa irritabile, se ti dimentichi ancora è un pesce fritto. Cioè muore e per punizione niente eredi. Ma perché tanti problemi, come non ne avessimo abbastanza nella vita reale? Yoot Saito, il creatore di Seaman, non si è scomposto: "Non volevo che avesse un carattere carino. Volevo che fosse fastidioso".


a.m.

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