L'Unione Sarda.it

giornale del 17/03/2009

Cultura

La fiaba del bambino-sirena raccontata da Raffaele La Capria:
un libretto magistrale scritto col garbo di chi ama l'Italiano e la Verità

 

Colapesce, c'era una volta l'infanzia

 

«C'era una volta... una bella giornata: col cielo tutto azzurro, il mare tutto calmo, l'aria luminosa e tiepida, e bianche vele lontano, come gabbiani docili all'onda. (...) L'acqua era trasparente, si vedevano gli scogli sommersi, le alghe, la sabbia ondulata del fondo, e i pesci che nuotavano snelli tra le maglie di sole smaglianti».

Comincia così Colapesce, il nuovo libro di Raffaele La Capria pubblicato in una veste grafica elegantissima dall'Editore Drago di Bagheria (www.dragoedizioni.it) e illustrato da Giosetta Fioroni. Una favola, dunque. Una favola antica e un po' anacronistica, oggi, in un mondo in cui la menzogna troneggia, e la verità, invece, è diventata una forma d'intrattenimento e di spettacolo.
Diciamolo subito: Raffaele La Capria è uno scrittore straordinario capace di modellare la parola con una maestria talmente rara che le sue frasi, pur nella semplicità della loro struttura, riescono a evocare alla mente qualunque immagine, qualunque emozione. Anche in questo libro ci riesce molto bene: e noi veniamo rapiti dalla storia di Colapesce, un bambino talmente amante del mare che un giorno il suo corpo cominciò ad assumere le sembianze dei pesci:
«A furia di nuotare, le mani e i piedi gli erano diventati più larghi, quasi fossero delle pinne, e tra le dita gli era spuntata una leggera membrana».
Nella Sicilia di un tempo, Colapesce diviene talmente mitico che perfino il re di Messina, desiderando conoscerlo, va in mare aperto, con la sua nave, e cerca di rintracciarlo. Il re è un uomo autoritario e prepotente, circondato da cortigiani e opportunisti che non osano mai contraddirlo:
«Il Re di Messina s'era svegliato male quella mattina. Quando era di cattivo umore la corona che aveva in testa gli scivolava da un lato e lui con un gesto nervoso se la rimetteva a posto. Era avvolto in un mantello di velluto rosso con bellissimi ricami, ma siccome era molto trasandato, addosso a lui pareva una vestaglia».
Anche quando Colapesce finalmente gli si manifesta, apparendo dalle profondità marine con in bocca un pesciolino ancora vivo, il Re di Messina non riesce a credere che egli sia per metà pesce e per metà essere umano. Dunque lo sottopone a una prova.
Fa lanciare in mare aperto una palla di cannone e, subito dopo, ordina al bambino di andare a ripescarla. È una prova molto difficile, ma Colapesce non si lascia intimorire:
«Colapesce con una capriola s'immerse sott'acqua e cominciò a nuotare verso il punto dov'era caduta la palla di cannone. I suoi occhi erano abituati, come quelli dei pesci, a guardare il mondo sottomarino, e così riusciva a guardare ogni cosa come attraverso un vetro. Vedeva i contorni degli scogli, la sabbia ondulata, i tappeti di alghe verdi e marrone, e gli piaceva questo paesaggio silenzioso che si stendeva sotto di lui. Gli pareva di volare».
La palla di cannone viene recuperata impeccabilmente con grande sorpresa da parte del re e del suo equipaggio. Colapesce è veramente un portento, e tutti se ne compiacciono. A lui viene affidata perfino una difficile missione di stato: capire su cosa la Sicilia poggi e perché la città di Messina è spesso tormentata dai terremoti.
È una missione difficilissima che portarà Colapesce a circumnavigare la sua isola in un lungo e stancantissimo viaggio. Fortuna che gli altri pesci lo aiutano sempre un po'.
Di pagina in pagina, con una maestria ormai perduta, fatta di poche parole (ma sempre esatte, e belle) Raffaele La Capria ci aiuta a ritornare bambini: a scrollarci di dosso il peso di una volgarità sempre più imperante ed esasperata.
Ecco perché, alla fine, questo suo nuovo piccolo libro (conta solo 52 pagine) può essere donato con altrettanto successo sia da una madre al proprio figlio, sia da un figlio alla propria madre. Perché, in fondo, questa novella, con la sua dolcezza e con la sua delicatezza, parla proprio a tutti: e tutti sa emozionare, allo stesso modo. È misterioso che esistano libri del genere. Eppure, grazie a Dio, per fortuna è così.


NICOLA LECCA

 

   

www.colapisci.it