Il mistero di Cola Pesce
Daniela Iride Murgia
"Nettuno ti prenda e come pesce ti faccia schiavo!
Le sue parole si fecero realtà, ma solo a metà.
Cola diventò metà uomo e metà pesce.
Un essere unico al mondo,
un mammifero con le branchie.
La madre vide il figlio scivolar dalle mani
e pianse e si contorse fino a strapparsi le viscere.
Si chiuse a riccio e morì."
Così ha inizio la leggenda tragica di Cola Pesce. Nasce con un anatema sconsiderato di una madre che non può
sopportare che suo figlio sia sempre tra le onde a nuotare meglio dei pesci.
E così Cola, metà uomo metà pesce, un ibrido, un sireno, diventò così tanto famoso
che il re in persona volle conoscerlo. Ma purtroppo, si sa, i re sono
insaziabili e insaziabile fu la curiosità del sovrano della
Sicilia.
Da Cola voleva sapere che sorprese riservasse il mare sotto l'isola e così,
immersione dopo immersione, Cola ogni volta riemergeva con notizie sempre più
allarmanti: sotto il faro dell'isola il mare non ha fondo, il mare laggiù è nero
e terribile. L'isola appoggia su tre puntelli che non sono solidi e a loro volta
essi non poggiano su nulla...
E ogni volta Cola si ributtava nel mare profondo per il re che non era mai
soddisfatto e sempre di più bramava di sapere. Ma ciò che l'uomo pesce vedeva
era solo fumo denso e scuro e pesci dai denti terribili.
Fino a che, divorato dal terrore, Cola disse al re che per nulla al mondo si sarebbe
rituffato. Ma il sovrano sapeva come costringerlo. E per questo gettò la sua
Corona nel mare profondo. A Cola non restò che lanciarsi in acqua per
recuperarla. Ma prima chiese delle fave da portare con sé; se il re le avesse
viste tornare galla avrebbe capito che per Cola era
finita...
Le fave riemersero dopo anni e c'è chi crede che Cola le abbia lasciate andare tra le dita per non essere più schiavo
del re e poter finalmente nuotare negli abissi come aveva sempre desiderato. Ma
c'è qualcun altro -e sono i più- che crede che Cola nel mare di Sicilia abbia
trovato la morte. Ma forse Cola non è morto e non è scappato ma è invece ancora
lì a sorreggere l'isola...
Una delle più suggestive leggende italiane che io conosca. Nelle sue molte
declinazioni, la storia di Cola Pesce compare in tutto il suo splendore a buon
diritto anche nella parte dedicata alla tradizione di Sicilia delle Fiabe
italiane, curate da Italo Calvino. Ed è quella la versione che ho amato di
più.
In
questa, ideata da Daniela Iride Murgia, le singole varianti compaiono in
sinergia a comporre un testo complesso ed articolato.
Come
complessi sono anche i disegni, frutto di un elaborato gioco di collage tra
forme e mezzi differenti. Al delicato e sfumato disegno a matita che compone il
Cola Pesce fanno da sfondo stampe antiche, cupe e dense di inchiostro oppure
ritagli di vecchi indici di libri, oppure ancora elementi fotografati e
ritoccati a pennello quel tanto da farli sembrare altro.
Utilizzati
solo due colori base: il colore della sabbia e un azzurro grigio che preannuncia
il finale tragico della leggenda.
Sottili ironie qua e là: nell'alludere
al nome del protagonista che cavalca la bottiglietta simbolo dell'omonima
bevanda, oppure nel cappello da cuoco che affonda al posto di un più regale
copricapo...
Daniela
Iride Murgia è ogni
giorno più matura nel suo modo di illustrare, o forse dovrei dire meglio, di
concepire libri. Se metto a confronto questo
Cola con le sue opere più recenti, mi pari salti
agli occhi un percorso fatto, durante il quale si è consolidato lo stile e la cifra.
Ma già in Cola mi paiono insoliti,
colti, raffinati anche se non sempre riusciti al meglio (devo essere sincera,
non mi convince la tavola con la disperazione della madre di Cola Pesce), i
disegni di Daniela Iride Murgia ci restituiscono tutta la drammaticità della
storia antica e struggente di una creatura che fu sempre due
cose...
Noterella al margine: un bel refuso in ultima pagina, che sembra essere uno scherzo della
sorte, in questa storia di 'trasformazione'...
Comprate il libro, leggetelo perché merita, e poi, a tempo perso, provate a trovare
l'errore e sorrideteci sopra.
carla ghisalberti
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