Romano
Belladonna La leggenda di Colapesce dalla Sicilia alla Croazia
Colapesce, il fantastico uomo‑anfibio su cui si è andata via via
costruendo la più grande leggenda del mare continua a essere oggetto
di interesse da parte degli studiosi che tentano di spiegarne il
senso e le origini. Sul fantasioso personaggio di Colapesce, in questi ultimi anni, Sergio Palumbo ha compiuto approfonditi studi, specie sulle più antiche fonti medievali, allargando nel contempo gli orizzonti della ricerca alle ambientazioni o ai riferimenti internazionali anche in rapporto alla più recente narrativa (da Raffaele La Capria alla spagnola Carmen Riera) proprio per dimostrare la sorprendente notorietà storico‑letteraria e la vasta diffusione geografica della leggenda e come la facoltà mitopoietica del prodigioso palombaro continua a produrre i suoi effetti sul piano creativo andando a incrementare una letteratura già particolarmente consistente.
Ora il saggio di Palumbo L'autore in quest'ultimo saggio dedicato a Colapesce riprende suoi precedenti lavori sul medesimo tema e ribadisce un'ipotesi suggestiva, vale a dire che sulla base di segnalazioni documentarie anteriori al periodo normanno, come per esempio un bestiario bizantino, nella figura di Colapesce confluiscono diversi elementi culturali tali da aver reso nel tempo assai composita questa materia e non esclude che l'origine dell'uomo‑anfibio si possa associare al delfino, positivo simbolo equòreo nella classicità e attributo del dio del mare Poseidone, e che a monte della leggenda possa esserci un mito. «Più che a quello sirenaico ‑ scrive Palumbo - il mito di Colapesce si aggancia a quello poseidonico‑nettuniano, su cui poi furono modellate le novelle religiose cristiane e su cui si sviluppò la leggenda siciliana dell'uomo‑pesce narrata da Salimbene da Parma. I marinai sostituirono gli dèi pagani e i mitici numi marini con i santi cristiani. San Nicola da Bari, che spiegherebbe il nome dell'anfibio siciliano, era ritenuto nel medioevo un Nettuno cristiano, un vero e proprio successore di Poseidone».
Alle spalle di Colapesce, dunque, potrebbe esserci, per quanto
concerne l'elemento mitologico della leggenda, Glauco, un nume
marino che prese le sembianze del
Vecchio
del mare e il cui culto dalla Grecia si sarebbe poi irradiato
nel resto del Mediterraneo. «Il mito colaiano - sostiene Palumbo ‑ anche se ridotto nel tempo a semplice favola popolare, ha continuato a simboleggiare l'universale sfida tra l'uomo e il mare. Superare un limite considerato invalicabile può far mutare l'aspetto di un uomo in un mostro o portento. Colapesce, leggendario modello di lunga permanenza in mare o di resistenza umana sott'acqua in apnea, una sorta di Peter Pan sommozzatore, rappresenta il tuffatore par excellence».
Romano
Belladonna
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