Narra
una famosa leggenda che l'isola di Sicilia, una volta detta Trinacria,
sarebbe retta sui fondali marini da tre enormi colonne. Un brutto giorno
una di queste colonne, quella posta sotto la punta di Messina, diede segni
di cedimento per cui un certo re dell'epoca, non sapendo a che santo
votarsi, invocò l'aiuto di un pescatore di nome Colapesce. Costui, dotato
di forza possente e di polmoni capientissimi, con spirito di abnegazione e
totale sacrificio si tuffò in mare sostituendosi alla colonna incrinata,
cosicché da allora sorregge quel lato della Sicilia impedendo che
sprofondi nelle acque.
Ebbene, la commissione scientifico-filologica dell'Isola dei Cani,
studiando i vari testi di questa leggenda è oggi in grado di fornire una
diversa interpretazione della storia di Colapesce.
Intanto c'è da
precisare che la colonna a rischio non è mai stata quella peloritana bensì
quella collocata nella zona sud orientale della Sicilia, nel mare che
bagna la città di Siracusa, esattamente nel tratto che collega l'isolotto
di Ortigia alla terraferma. Per essere ancor più precisi, ai giorni
nostri la colonna sta al di sotto di quell'indegno manufatto umano
chiamato Ponte Umbertino.
Riepilogando, la colonna preesisteva dalla notte dei tempi e il successivo
intervento di Colapesce ha finora impedito l'inabissamento della Sicilia,
nessuno però aveva previsto che nella medesima zona, circa un secolo
addietro, venisse costruito inopportunamente un ponte di pietra gravando
così ulteriormente sui poderosi muscoli dell'eroico pescatore in perenne
apnea.
Colapesce ha comunque continuato nella sua eterna opera di sostegno
aiutandosi con le dita delle mani e dei piedi. Chiaramente, nel tempo lo
sforzo è aumentato con l'incremento della circolazione automobilistica,
col transito quotidiano di migliaia di macchine, camion, autobus, cui si
è aggiunto il non indifferente peso di centinaia di basole laviche poste
nell'ultimo decennio.
E lui, Colapesce, sempre la sotto, ha sopportato
ogni sovraccarico. Ma evidentemente c'è un limite a tutto, come viene da
pensare dinanzi a quello che, nella cronaca dei giorni nostri, è stato
definito "rischio di cedimento strutturale" cui sarebbe soggetto
il ponte.
Tutte minchiati comu e trona! La nostra commissione
scientifico-geologica di fama internazionale è infatti nelle condizioni
di spiegare quello che effettivamente è successo sotto il vecchio ponte
di accesso all'isola di Ortigia, avanzando due ipotesi, entrambe
plausibili.
La prima ipotesi è che anche un personaggio soprannaturale
come il nostro Colapesce, ogni tanto può subire improvvisi attacchi ri
manciaciume (per gli incolti "prurito"), per cui è ipotizzabile
che egli abbia sentito il bisogno di grattarsi in qualche parte del corpo.
Oppure, seconda ipotesi, stando da millenni a moddu a bagnomaria,
Colapesce è stato colto da crampi alle dita a sostegno delle strutture
del ponte.
Nell'uno o nell'altro caso, egli ha dovuto abbandonare per
qualche attimo la presa, provocando u scunsuntimentu del ponte. Va
ovviamente spiegato che "qualche attimo" nella logica dei tempi
di Colapesce può significare anni e persino decenni. Alla fine dei quali
il prode riprenderà la sua abituale posizione, rimettendo in sicurezza la
staticità del ponte Umbertino. S
iamo pertanto nelle mani di Colapesce
(della serie: "Gigante pensaci tu").
Il resto, sono soltanto e
come sempre chiacchiere e tempo perso.
Blues Brothers
Non più in
"Isola dei
cani"
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