Un incursore nelle leggende di Sicilia
Ebbene sì. Nelle leggende siciliane è presente un mitologico
incursore
Era chiamato Colapesce.
La leggenda nasce nella città di Messina.
C’era una volta a Messina una donna, il cui figlio di nome Cola,
dalla mattina alla sera nuotava nel mare.
La madre soleva
chiamarlo dalla riva:
- Cola! Cola! Esci dall’acqua! Non sei un
pesce!
Ma, col passare dei giorni, il figlio nuotava allontanandosi
sempre più. Una volta Cola la costrinse a gridare così forte da farle
perdere la pazienza e a farla arrivare al punta da esclamare
nell’ira:
- Che possa diventare pesce!
Evidentemente le porte
del Cielo quel giorno erano spalancate, perchè la maledizione della madre
fu ascoltata e il ragazzo immediatamente divenne metà uomo, metà pesce:
Tra le sue dita crebbero le palme come quelle di un’oca ed il suo collo
divenne come
quello di una rana.
[...]
Ora un pò di
storia.
Narra una famosa leggenda che l'isola di Sicilia, una volta
detta Trinacria, sarebbe retta sui fondali marini da tre enormi colonne.
Un brutto giorno una di queste colonne, quella posta sotto la punta di
Messina, diede segni di cedimento per cui un certo re dell'epoca, non
sapendo a che santo votarsi, invocò l'aiuto di un pescatore di nome
Colapesce.
Costui, dotato di forza possente e di polmoni capientissimi,
con spirito di abnegazione e totale sacrificio si tuffò in mare
sostituendosi alla colonna incrinata, cosicché da allora sorregge quel
lato della Sicilia impedendo che sprofondi nelle acque.
Ebbene, la
commissione scientifico-filologica dell'Isola dei Cani, studiando i vari
testi di questa leggenda è oggi in grado di fornire una diversa
interpretazione della storia di Colapesce.
Intanto c'è da precisare che la
colonna a rischio non è mai stata quella peloritana bensì quella collocata
nella zona sud orientale della Sicilia, nel mare che bagna la città di
Siracusa, esattamente nel tratto che collega l'isolotto di Ortigia alla
terraferma.
Per essere ancor più precisi, ai giorni nostri la colonna sta
al di sotto di quell'indegno manufatto umano chiamato Ponte
Umbertino.
Riepilogando, la colonna preesisteva dalla notte dei tempi e
il successivo intervento di Colapesce ha finora impedito l'inabissamento
della Sicilia, nessuno però aveva previsto che nella medesima zona, circa
un secolo addietro, venisse costruito inopportunamente un ponte di pietra
gravando così ulteriormente sui poderosi muscoli dell'eroico pescatore in
perenne apnea.
Colapesce ha comunque continuato nella sua eterna opera di
sostegno aiutandosi con le dita delle mani e dei piedi. Chiaramente, nel
tempo lo sforzo è aumentato con l'incremento della circolazione
automobilistica, col transito quotidiano di migliaia di macchine, camion,
autobus, cui si è aggiunto il non indifferente peso di centinaia di basole
laviche poste nell'ultimo decennio.
E lui, Colapesce, sempre la sotto, ha
sopportato ogni sovraccarico.
Ma evidentemente c'è un limite a tutto, come
viene da pensare dinanzi a quello che, nella cronaca dei giorni nostri, è
stato definito "rischio di cedimento strutturale" cui sarebbe soggetto il
ponte. Tutte minchiati comu 'e trona!
La nostra commissione
scientifico-geologica di fama internazionale è infatti nelle condizioni di
spiegare quello che effettivamente è successo sotto il vecchio ponte di
accesso all'isola di Ortigia, avanzando due ipotesi, entrambe plausibili.
La prima ipotesi è che anche un personaggio soprannaturale come il nostro
Colapesce, ogni tanto può subire improvvisi attacchi ri manciaciume (per
gli incolti "prurito"), per cui è ipotizzabile che egli abbia sentito il
bisogno di grattarsi in qualche parte del corpo.
Oppure, seconda ipotesi,
stando da millenni a moddu a bagnomaria, Colapesce è stato colto da crampi
alle dita a sostegno delle strutture del ponte.
Nell'uno o nell'altro
caso, egli ha dovuto abbandonare per qualche attimo la presa, provocando u scunsuntimentu del ponte. Va ovviamente spiegato che "qualche attimo"
nella logica dei tempi di Colapesce può significare anni e persino
decenni. Alla fine dei quali il prode riprenderà la sua abituale
posizione, rimettendo in sicurezza la staticità del ponte Umbertino.
Siamo
pertanto nelle mani di Colapesce (della serie: "Gigante pensaci tu").
Il
resto, sono soltanto e come sempre chiacchiere e tempo perso.
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