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6 giugno 2006, 22:02 - (Estratto dal file originale, con lievi modifiche grafiche)


Un incursore nelle leggende di Sicilia
 


Ebbene sì. Nelle leggende siciliane è presente un mitologico incursore

Era chiamato Colapesce.
La leggenda nasce nella città di Messina.

C’era una volta a Messina una donna, il cui figlio di nome Cola, dalla mattina alla sera nuotava nel mare.
La madre soleva chiamarlo dalla riva:
- Cola! Cola! Esci dall’acqua! Non sei un pesce!
Ma, col passare dei giorni, il figlio nuotava allontanandosi sempre più. Una volta Cola la costrinse a gridare così forte da farle perdere la pazienza e a farla arrivare al punta da esclamare nell’ira:
- Che possa diventare pesce!
Evidentemente le porte del Cielo quel giorno erano spalancate, perchè la maledizione della madre fu ascoltata e il ragazzo immediatamente divenne metà uomo, metà pesce: Tra le sue dita crebbero le palme come quelle di un’oca ed il suo collo divenne come
quello di una rana.

[...]

Ora un pò di storia.
Narra una famosa leggenda che l'isola di Sicilia, una volta detta Trinacria, sarebbe retta sui fondali marini da tre enormi colonne.
Un brutto giorno una di queste colonne, quella posta sotto la punta di Messina, diede segni di cedimento per cui un certo re dell'epoca, non sapendo a che santo votarsi, invocò l'aiuto di un pescatore di nome Colapesce.
Costui, dotato di forza possente e di polmoni capientissimi, con spirito di abnegazione e totale sacrificio si tuffò in mare sostituendosi alla colonna incrinata, cosicché da allora sorregge quel lato della Sicilia impedendo che sprofondi nelle acque.

Ebbene, la commissione scientifico-filologica dell'Isola dei Cani, studiando i vari testi di questa leggenda è oggi in grado di fornire una diversa interpretazione della storia di Colapesce.
Intanto c'è da precisare che la colonna a rischio non è mai stata quella peloritana bensì quella collocata nella zona sud orientale della Sicilia, nel mare che bagna la città di Siracusa, esattamente nel tratto che collega l'isolotto di Ortigia alla terraferma.
Per essere ancor più precisi, ai giorni nostri la colonna sta al di sotto di quell'indegno manufatto umano chiamato Ponte Umbertino.
Riepilogando, la colonna preesisteva dalla notte dei tempi e il successivo intervento di Colapesce ha finora impedito l'inabissamento della Sicilia, nessuno però aveva previsto che nella medesima zona, circa un secolo addietro, venisse costruito inopportunamente un ponte di pietra gravando così ulteriormente sui poderosi muscoli dell'eroico pescatore in perenne apnea.
Colapesce ha comunque continuato nella sua eterna opera di sostegno aiutandosi con le dita delle mani e dei piedi. Chiaramente, nel tempo lo sforzo è aumentato con l'incremento della circolazione automobilistica, col transito quotidiano di migliaia di macchine, camion, autobus, cui si è aggiunto il non indifferente peso di centinaia di basole laviche poste nell'ultimo decennio.
E lui, Colapesce, sempre la sotto, ha sopportato ogni sovraccarico.
Ma evidentemente c'è un limite a tutto, come viene da pensare dinanzi a quello che, nella cronaca dei giorni nostri, è stato definito "rischio di cedimento strutturale" cui sarebbe soggetto il ponte. Tutte minchiati comu 'e trona!
La nostra commissione scientifico-geologica di fama internazionale è infatti nelle condizioni di spiegare quello che effettivamente è successo sotto il vecchio ponte di accesso all'isola di Ortigia, avanzando due ipotesi, entrambe plausibili.
La prima ipotesi è che anche un personaggio soprannaturale come il nostro Colapesce, ogni tanto può subire improvvisi attacchi ri manciaciume (per gli incolti "prurito"), per cui è ipotizzabile che egli abbia sentito il bisogno di grattarsi in qualche parte del corpo.
Oppure, seconda ipotesi, stando da millenni a moddu a bagnomaria, Colapesce è stato colto da crampi alle dita a sostegno delle strutture del ponte.
Nell'uno o nell'altro caso, egli ha dovuto abbandonare per qualche attimo la presa, provocando u scunsuntimentu del ponte. Va ovviamente spiegato che "qualche attimo" nella logica dei tempi di Colapesce può significare anni e persino decenni. Alla fine dei quali il prode riprenderà la sua abituale posizione, rimettendo in sicurezza la staticità del ponte Umbertino.
Siamo pertanto nelle mani di Colapesce (della serie: "Gigante pensaci tu").
Il resto, sono soltanto e come sempre chiacchiere e tempo perso.
 


C.te Marcuzzo

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